La contemplazione del Dio vivente e la conoscenza di sé

1- Appunti dopo la riflessione contenuta nel post Alcune parole su questo pontificato.
Dal vangelo di Tommaso (il testo integrale):
2. Gesù disse: Colui che cerca non cessi di cercare, finché non trova e quando troverà sarà commosso, e quando sarà stato commosso contemplerà e regnerà sul Tutto.
3. Gesù disse: Coloro che vi guidano vi dicono: “Ecco! Il Regno è nel cielo”, allora gli uccelli del cielo vi saranno prima di voi. Se essi dicono: “Il Regno è nel mare”, allora i pesci vi saranno prima di voi. Ma il Regno è dentro di voi ed è fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti e saprete che siete figli del Padre Vivente. Ma se non conoscerete voi stessi, allora sarete nella privazione e sarete voi stessi privazione. 
(Marcello Craveri, I vangeli apocrifi, Einaudi, pag. 484)

Altra traduzione di 2.
Gesù disse: Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato si stupirà. Quando si sarà stupito, si turberà e dominerà su tutto. (Luigi Moraldi, I vangeli gnostici, Adelphi, pag. 5)

La contemplazione implica la conoscenza e questa la ricerca: la contemplazione è il cambio di sguardo e di paradigma che sorge dalla comprensione.
Una volta compreso, tutta la realtà interna ed esterna a noi cambia e dalla ricerca, dalla protesta, dall’affanno, dall’opposizione, dal vittimismo passiamo all’abbandono, alla fiducia, al lasciarci condurre dai fatti che esprimono il nostro sentire e il suo procedere verso comprensioni ulteriori.
Nella traduzione più letterale, quella del Moraldi, la coppia stupore/turbamento va interpretata: la conoscenza conduce allo stupore/meraviglia per il dischiudersi della realtà di sé e della vita; questo processo produce un cambio radicale di sguardo, quindi un turbamento nell’ordine interiore, nella lettura consueta e familiare che fino ad allora è stata coltivata. Il turbamento è squilibrio e riequilibrio, superamento dell’ordine passato e affermazione di uno nuovo.
Cambio di sguardo che comporta il perdere le antiche fondamenta e l’aprirsi all’esperienza del Dio vivente, concreto, feriale, pulsante nei fatti e nel creato.
E’ possibile e verosimile che il vangelo di Tommaso attinga alla fonte Q, allo stesso modo dei vangeli sinottici di Matteo e Luca, e che abbia utilizzato quel materiale di base piegandolo all’ottica e alle sensibilità gnostiche: in filigrana emerge chiaro il sentire del Maestro.
Chiara è a relazione tra conoscenza-cambiamento-contemplazione-unione con Dio.

2- La contemplazione del Dio vivente: il ciò che è.
Il processo della conoscenza-consapevolezza-comprensione germoglia nell’esperienza della contemplazione del reale.
Contemplare non è bearsi, è l’essere permeati dalla consapevolezza del ciò che è.
L’essere fatti nuovi dal ciò che è, è esperienza dei sensi, dell’emozione, dell’intelletto, del sentire intrisa di neutralità.
Chi ha superato la fase didascalica dell’impatto del ciò che è sui corpi transitori, non ha reazioni enfatiche: nella ferialità del quotidiano vive l’attraversamento del vuoto di sé da parte del ciò che è.
Il vuoto di sé sta a definire una assenza di soggettività, la realtà di un centro di coscienza e di espressione (definizione coniata dal CF77) che registra i fatti ma non se li attribuisce.
Il ciò che è è l’esperienza del Dio vivente: oltre sensazione, emozione, affetto, pensiero si dischiude il Reale.
L’espressione “oltre sensazione, emozione, pensiero” non significa che essi negano o velano il Reale, significa che, se sono presenti senza identificazione, sono il Reale, aspetto di Esso. Sono fatti alla pari di mille altri che giungono al centro di coscienza e di espressione attraverso i sensi dei vari veicoli.
La contemplazione del Reale, del Dio vivente, dischiude la Sua conoscenza, la Sua consapevolezza, la Sua comprensione per quanto è dato all’umano e a seconda dell’ampiezza del sentire conseguito.
Il potere (regnerà/dominerà in Tommaso) che ne deriva è il potere dell’impotenza: nulla si può di fronte alla perfezione manifesta.
Il centro di coscienza e di espressione coinvolto in questa esperienza, vive la potenza della pienezza creativa del Reale e sa che essa opera il necessario a ciascuno: esso, il c.c.e., è interno a quell’operare, al sentire unitario che nel divenire si dispiega.
La contemplazione del Dio vivente è atto interno all’essere di Dio, aspetto della sua auto-consapevolezza in atto. OE,ID27.3


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3 commenti su “La contemplazione del Dio vivente e la conoscenza di sé”

  1. Grazie Roberto per puntualizzare così bene certi aspetti. Per me che non ho mai approfondito letture sul vangelo e salmi, i tuoi post mi aprono a conoscenze e con esse a consapevolezze nuove che aiutano il mio cammino verso una comprensione più ampia. Quando ho letto il post su Papa Francesco sono stata per alcuni minuti indecisa se scrivere o no qualcosa, rileggendo i commenti che sono stati fatti, mi rendo conto che hanno espresso con maggiore capacità lo stesso mio pensiero.

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  2. Si avverte una espansione del cuore, nel leggere le parole di Tommaso.
    Grazie Roberto per avercele fatte conoscere e per averle così bene declinate.

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