La continuità nella consapevolezza unitaria

Il processo di unificazione richiede una continuità, una ritmicità serrata della consapevolezza unitaria. Non è possibile una consapevolezza unitaria permanente, pertanto c’è un perderla e un ritrovarla, ma il ritmo deve essere serrato.

Quando spazi di non consapevolezza unitaria troppo vasti si intervallano a consapevolezze troppo brevi, il sentire unitario viene vanificato, impossibile sentirsi uno durevolmente.
Chi vive nel mondo ed è strattonato dalle molte attività e dai bisogni, e in essi si immerge, crea spazio di non consapevolezza vasti e deleteri.

Non è la vita nel mondo in sé che è deleteria, anche se certamente non aiuta, è la disposizione della persona che non è ben radicata nel suo sentire: se lo fosse, il mondo le provocherebbe dei problemi ma la consapevolezza unitaria conseguita sarebbe comunque relativamente continuativa e stabile.

L’identificazione interrompe la continuità e azzera la consapevolezza unitaria per tempi troppo lunghi: i pochi flash di unitarietà in una meditazione o in una contemplazione, rappresentano isole effimere e non sostanziali.

La perdita di continuità è dovuta dunque all’identificazione e questa a un deficit di maturità del sentire: in presenza di questo deficit c’è poco da fare – non certo obbedire a una disciplina – occorre comprendere, e per farlo, è necessario sperimentare la vita.
Solo in seguito sorgerà naturalmente quella continuità indispensabile nel ritmo della consapevolezza unitaria.

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5 commenti su “La continuità nella consapevolezza unitaria”

  1. Vivo nel mondo senza che questo comporti neghi ultimi tempi sollecitazioni tali da potermi identificare con esso e con gli strattonamenti di cui si parla. Una quiete di fondo è da tempo stabile.
    La mia solitudine sta nel fatto che non possa essere in grado di trasmettere questo stato ai miei compagni di cammino…

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  2. L’intenzione è il motore prima, condizione necessaria e non sufficiente per perseguire una via Unitaria. Serve anche la pratica e la costanza di tale pratica per creare quella circolarità di ritorno sull’intenzione.
    Il movimento è potenziante e amplifica quell’intenzione fino a renderla un cambiamento permanente.
    All’inizio è abitudine, poi diventa cambiamento.

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  3. La consapevolezza unitaria rende possibile la vita “strattonata”.
    È grazie a un costante silenzio di fondo, a un ampio sentire che l’immersione è possibile, che lo spettacolo circense può essere vissuto in neutralità.
    Il mondo chiede presenza.

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