Ne abbiamo già parlato in relazione all’alleggerire ma è necessario che noi si vada, per un attimo, ancora più a fondo.
libertà
Non è vero che l’uomo, quando sceglie, è libero [vdc17]
Le basi della Via della conoscenza. Si può arrivare ad ammettere che un uomo può cogliere degli elementi di libertà nel suo agire quotidiano, mentre non si può ammettere che il percorso evolutivo dell’uomo presenti delle libertà quando finalmente in lui si abdica alla mente.
Liberi dall’esigenza di attribuire una natura ai fatti
Non conosceremo mai il Reale
fino a quando considereremo
questo alto e quello basso,
questo evoluto e quello no.
La leggerezza e la libertà oltre la paura, oltre sé
Sabato scorso eravamo a Fonte Avellana per l’intensivo: nell’attesa di entrare per la sessione del pomeriggio, seduti al sole, discutevamo del futuro del Sentiero.
Una sorella diceva. “Tu ci chiedi di dare di più, ma se io non ne fossi capace, se non fossi all’altezza?” Parlavamo di piccole cose, di piccoli impegni e le ho risposto. “Tu vuoi vivere prigioniera delle tue impotenze? Con uno sguardo e un giudizio negativo su di te?”
Riporto questa discussione perché sintetizza bene una parte della funzione del Sentiero: condurci alla piena espressione della nostra umanità.
Sii quel che sei, qualunque cosa tu sia portala a splendore e poi dimenticala: questa la sostanza di tutto il nostro procedere.
Libertà dai condizionamenti
Libertà dal condizionamento. Dizionario del Cerchio Ifior
La vera libertà – ci insegnano le Guide – esiste soltanto all’interno dell’individuo, nel suo modo di vivere le esperienze, nella sua possibilità di esprimere il sentire raggiunto.
L’uomo veramente libero – aggiungono – non è quello che si sente libero di fare tutto ciò che vuole ma è quello che mette confini alla propria libertà di azione consapevolmente, per agire in accordo con il suo sentire e perché non accada che la sua libertà possa essere di danno ad un’altra creatura.
Messaggio esemplificativo (1)
Ogni essere umano, figli, allorché si trova immerso nella materia che deve sperimentare per portare avanti la propria evoluzione ha, tra i vari temi che lo spingono, la ricerca della libertà. Come tutti gli aspetti che riguardano l’individuo, anche la ricerca della libertà può essere osservata da vari punti di vista. Forse il modo migliore per comprendere questo anelito verso la libertà che un individuo possiede è quello di cercare per prima cosa di esaminare quale sia questa libertà. Moti
Eh già, creature, cos’è la libertà per voi? Io sono sicuro che se dovessi parlare singolarmente con ognuno di voi, nessuno di voi avrebbe le idee chiare in proposito. È facile, è semplice, è utile, fa colpo dire: «Sono alla ricerca della libertà» ma quale libertà? Se voi riusciste ad essere un attimo sinceri con voi stessi – e magari anche un po’ più di un attimo – e osservaste questa vostra ricerca della libertà nella vostra vita quotidiana, di tutti i giorni, vi accorgereste che la libertà che andate cercando è ben poca cosa. Osservatevi un attimo, pensate a voi stessi; pensate a voi stessi in una situazione in cui avete detto: «Io ho bisogno di essere libero, cerco di essere libero, devo essere libero» e, alla fin fine, dopo esservi osservati, esaminate quello che intendevate dire e vi renderete conto che il vostro voler essere liberi significava, quasi sempre, essere liberi da responsabilità, essere liberi di fare ciò che più vi aggrada, senza dover pensare se ciò che fate può disturbare gli altri, essere liberi insomma di comportarvi come più appaga il vostro Io. Lo so che può essere demoralizzante questo discorso, però rientra nella logica dell’evoluzione. Senza dubbio voi avete tutti, uno per uno, la spinta verso qualche cosa e questo senso di ricerca della libertà è più che altro un’espressione della vostra insoddisfazione interiore, che poi voi ricoprite di parole che, come sempre, sono limitative. Ricercare la vera libertà è qualche cosa di diverso, qualcosa che non può essere legato ai bisogni dell’Io, perché i bisogni dell’Io sono dei condizionamenti; sono dei condizionamenti che rispondono ai condizionamenti che vi vengono posti dall’esterno, ma rispondono anche – più che altro – ai condizionamenti che vi ponete voi stessi in quanto sono legati alle cose che non avete ancora compreso; e, poiché non avete ancora compreso, influenzano il vostro modo di comportarvi, danno un aspetto al vostro Io e alle sue reazioni, fanno sì da indirizzarvi verso le esperienze che vi mostreranno poi dove, quando, come e perché sbagliate. Siete d’accordo su questo?
E allora, dove può essere la libertà? Può essere «libertà», come è diventato di moda negli anni scorsi, lasciare… che so io… la famiglia, il proprio ambiente lavorativo, il proprio paese, e andare a cercare libertà in terre lontane? Ma la libertà e la verità, se esistono, sono vicine; non è necessario andare a cercarle lontano, altrimenti sarebbe sempre un continuo spostarsi da un paese all’altro e diventerebbe una gimcana senza senso in cui tutti voi vi perdereste in continuazione. Se fosse così, bisognerebbe davvero pensare a un Dio capriccioso – e anche abbastanza indisponente – che si diverte a mettere la possibilità di libertà soltanto per quelli che hanno i soldi per pagarsi un aereo e andare… che so io… in India; ma è troppo triste pensare all’idea di un Dio cosiffatto. Se davvero Dio ama allo stesso modo tutte le sue creature deve porre per le sue creature, allo stesso modo, la possibilità di comprendere la verità, di trovare la propria condizione di libertà, di arrivare a contatto con la Realtà, e quindi ognuno di voi, guardandosi attorno, restando nel posto dov’è, può – se vuole veramente, se veramente questo è il suo anelito più sentito, se veramente questo è ciò che desidera – trovare i modi per ottenere la propria libertà scoprendo la Verità.
È questo forse il punto importante da comprendere, creature: per essere liberi è necessario, prima di tutto, essere liberi da se stessi; per essere liberi da se stessi e dai condizionamenti che automaticamente l’individuo si pone è necessario che l’individuo riesca a scoprire la propria verità, a conoscere se stesso, a vedere se stesso come agisce, come reagisce, a comprendere i propri errori, a fare in modo da non commetterli più, altrimenti tutto quello che non è stato scoperto verrà portato con sé in qualunque posto si vada… e quale libertà può esserci quando le catene vengono trascinate in giro per il mondo e mai abbandonate in nessun posto? Nessuna, creature. Ne consegue, con un piccolo ragionamento logico, senza grosse difficoltà per chiunque, che la libertà non può essere altro che una condizione interiore, non può essere cercata all’esterno; può essere conquistata (questo sì), può essere avvicinata per gradi (questo anche), può essere afferrata (questo accadrà sempre e comunque) soltanto nel momento in cui l’individuo riuscirà a mettere da parte le barriere che frappone fra i propri desideri e la propria condizione interiore; soltanto nel momento, insomma, in cui egli riuscirà veramente a comprendere se stesso. Scifo
E nel momento in cui l’individuo sarà riuscito a porre attenzione a ciò che dice, a ciò che pensa e a ciò che fa, nel momento stesso in cui egli sarà riuscito a raggiungere i perché che motivano le sue azioni, i suoi pensieri e le sue parole, nel momento stesso in cui egli sarà riuscito a mettere mattone sopra mattone per dare il via alla costruzione del suo Io più vero, ecco: in quel momento l’individuo si sentirà libero sempre e comunque dovunque egli sia. Certamente l’esterno esisterà sempre; certamente le responsabilità (che poi, in fondo, appaiono come delle catene) esisteranno sempre, ma sarà «il modo» di vivere tutto questo che cambierà la situazione, perché l’individuo si sentirà libero anche mentre ottempererà alla sua responsabilità e saprà che, comunque sia, quella libertà che ha creato al suo interno non potrà mai essere fatta assopire da nulla che sia intorno a lui, poiché sempre lo accompagnerà nel corso del suo cammino. Rodolfo
E allora, figli, in quel momento, l’uomo vero che andava cercando la libertà si guarderà allo specchio e probabilmente non si riconoscerà più, perché dal suo viso saranno sparite le tensioni, dal suo viso saranno spariti i contrasti, nei suoi occhi non vi saranno più lampi di tristezza, di amarezza, di rabbia, di ira, di aggressività e quando volgerà gli sguardi attorno non vedrà più – nelle persone – altri esseri che in qualche modo limitano la sua libertà, ma altri esseri che potranno condividere con lui la sua stessa libertà oppure altri esseri che egli potrà aiutare a cercare di raggiungere la loro libertà perché non accade mai che le libertà raggiunte da due individui si scontrino l’una con l’altra; anche se apparentemente gli individui sono diversi, la libertà ottenibile è sempre e comunque la stessa. Moti
E allora, creature, proprio in quel momento, nel momento in cui i condizionamenti esterni non avranno più senso perché, pur esistendo, non influiranno più su di voi, nel momento in cui i condizionamenti «interni» non avranno più alcun senso perché voi li saprete riconoscere e sarete voi ad essere loro padroni e non loro padroni di voi, in quel momento persino i condizionamenti fisici (come dicevate) cesseranno di diventare delle catene per voi, e sarà giunto il momento, per voi, creature, di abbandonare la ruota delle nascite e delle morti. Certo, tutto questo cammino è faticoso, certamente percorrere questa strada non è cosa da poco e, se così non fosse, non diremmo che avete necessità di un centinaio di vite per riuscire a compiere tutto questo cammino. Certamente, fare queste cose comporta dei tormenti, delle rivoluzioni interiori, molto coraggio, molta buona volontà, molta forza di guardare in faccia la propria verità, ma viene sempre un momento nella vita di un individuo in cui ciò può e deve essere fatto e, questo, sapendo che porterà al superamento non tanto dell’Io – poiché questo avverrà in modo indolore – quanto della sofferenza che fino a quel momento vi aveva tormentato, e ciò che vi deve aiutare ad andare avanti con coraggio cercando di fare del vostro meglio per compiere tutti i passi dolorosi e difficili che dovete compiere nell’osservare voi stessi e andare incontro alla vostra libertà, in modo tale che quando girerete l’angolo e vi scontrerete con essa, essa vi riconoscerà, voi la riconoscerete, e sarete veramente un tutt’uno. Scifo
1 L’Uno e i molti, vol. XI, pag. 23 e segg.
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata
Il desiderio di libertà interiore
Se non avessimo un sano e radicato desiderio di libertà interiore, cosa ci sospingerebbe avanti, ci indurrebbe a ricercare, a metterci in discussione e a voler andare oltre noi stessi?
Molte possono essere le ragioni per desiderare la libertà interiore, qui ne indagherò una sola, l’ultima: la comprensione che fino a quando permane l’ingombro della propria egoità, la libertà è sempre condizionata.
L’immagine di sé e l’identificazione con essa, non si spazza via come le foglie dal marciapiede, è un processo fondato sulla conoscenza, sulla consapevolezza, sulla comprensione.
Il letamaio, il monachesimo nuovo
Le menti sono organismi che si adattano, se vivono in un letamaio alla fine non ne sentono più l’odore.
Vi racconto un fatto, vero e semplice: due bambini, fratelli, si stanno azzuffando per gioco. La nonna interviene per separarli, il più grande dice: “Nonna, lasciaci liberi!”. La nonna: “Da grandi sarete liberi!”. Allora interviene il più piccolo, 5 anni: “Bella libertà la vostra, lavorate sempre!”.
All’inizio della mia vita, quando ero un ragazzo, mi era chiaro che non volevo vivere in batteria, come un pollo, stretto nella morsa dei ritmi del lavoro e dei bisogni da ignorante e inconsapevole, costretto ad una normalità abbruttente fatta di valori che per me non significavano niente.
Appena dopo pochi anni comincia la militanza politica, non a caso nell’anarchismo che si era configurato ai miei occhi come il primo orizzonte non condizionato dai miti del lavoro, della famiglia, della normalità.
Alla fine verremo premiati?
Se avete tempo, leggete questo commento al vangelo del primo novembre (la comunione dei santi) di Enzo Bianchi.
Enzo analizza Mt 5,1-12a, le “beatitudini”, e dice cose importanti. Mi colpisce questo passo:
Nessuno dunque pensi alla beatitudine come a una gioia esente da prove e sofferenze, a uno “stare bene” mondano. No, la si deve comprendere come la possibilità di sperimentare che ciò che si è e si vive ha senso, fornisce una “convinzione”, dà una ragione per cui vale la pena vivere (corsivo mio). E certo questa felicità la si misura alla fine del percorso, della sequela, perché durante il cammino è presente, ma a volte può essere contraddetta dalle prove, dalle sofferenze, dalla passione.
Condivido con Enzo la convinzione che il procedere umano apre orizzonti di libertà interiore i cui frutti si coglieranno appieno quando il processo sarà maturo ed al suo culmine.
I cattolici, il mondo, la via della libertà
Confesso che provo un moto di fastidio quando i cattolici insistono sulle questioni economiche, sociali, etiche.
Sottolineo insistono, perché è certamente un loro diritto occuparsi di tali questioni.
L’ultima occasione ieri: il Papa a Torino, è entrato così nel dettaglio delle questioni sociali che a me è sembrato più un leader politico che una guida spirituale e religiosa.
Quando leggo i vangeli, non ne traggo l’impressione di un Gesù in continua tensione con il suo tempo: vedo un uomo che ha scelto di parlare alla gente del popolo, alle donne di cose che riguardavano la loro vita interiore, il loro sentire, i loro condizionamenti.
Non mi sembra che Gesù parlasse in continuazione dei mali del suo tempo: mi sembra che indicasse una via alla libertà, un cammino esistenziale e di conoscenza ai suoi interlocutori, a coloro che riponevano fiducia in lui.
Mi sembra che parlasse all’intimo delle persone e quello privilegiasse, consapevole che ogni cambiamento sociale ha bisogno di una conversione interiore e mi sembra in lui evidente la tensione al Regno, alla relazione con il Padre, al processo di unificazione interiore.
Non mi riesce sempre di vedere oggi, nelle persone che al suo insegnamento si riconducono, questa tensione interiore, quel vivere la vita accompagnati dalla guida dello Spirito, ad esso affidati: vedo gente che molto di frequente pressa il mondo per il suo limite e per le sue ingiustizie. Sembra che la realtà, per i cattolici, non sia creata dallo Spirito ma da quello che loro chiamano il male, e questo rimanda ad un problema mai risolto, la funzione del limite, dell’imperfetto, del contingente, del separato.
Come ho tante volte detto, per noi il mondo non è il luogo dell’ingiustizia immotivata, è lo specchio fedele dell’interiore dell’umano: abbiamo il mondo che creiamo e che, dato il nostro tasso di egoismo e di ignoranza, ci meritiamo.
Dunque non ci lamentiamo, né invitiamo alla protesta quasi fossimo vittime di quella ingiustizia: ci rimbocchiamo le maniche cambiando noi stessi e invitando gli altri a farlo, se possono e se vogliono: senza pressione, senza pressare alcuno perché si cambia solo quando si è pronti, non quando secondo qualcun altro sarebbe tempo.
Il mondo con tutti i suoi limiti, è per noi l’occasione, la possibilità della nostra trasformazione: la sua ingiustizia, il dolore che lo compenetra sono l’opportunità che ci induce a conoscerci, a divenire consapevoli, a comprendere; a camminare lungo il sentiero che da ego conduce ad amore.
Crediamo che sia così anche per i cattolici, ma poniamo accenti molto differenti: nella nostra irrilevanza, insistiamo sul cammino della conoscenza interiore, individuale e collettivo, poniamo al centro il processo interiore, su questo va la nostra insistenza, il nostro sforzo, la nostra dedizione.
Sappiamo che il resto, il cambiamento del mondo, la giustizia, sono conseguenza.
La libertà interiore, frutto della conoscenza, della consapevolezza, della comprensione, genera la giustizia.
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