Il processo del divenire è sentito, non tanto creato/percepito: è sentito nella fase di aggregazione della materia indifferenziata, a quel livello, innanzitutto. È per questo che nella contemplazione del presente si avverte una assenza di tempo.
sentire
Esiste solo ciò che sente e ciò che è sentito [CF77-Fr3]
Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77. Il rapporto tra il macrocosmo (che è composto dalle cose inanimate) e la coscienza cosmica (che contiene tutti i sentire individuali)”. Che significa: «Esiste solo ciò che seme e ciò che è sentito»?
Il sentire sente di essere limitato pur non essendolo [CF77-Fr1]
Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77. Quando fosse conseguita la coscienza cosmica, dice l’insegnamento, si passerebbe alla coscienza assoluta. Come potrebbe colui che avesse fatto l’esperienza di un solo cosmo (essendo ormai automaticamente e consapevolmente nell’Assoluto) avere in sé quelle di tutti gli altri cosmi, senza averle fatte?
Il presente immensità misteriosa [sentiero72]
Di fronte a quella vastità espressa dal e nel piccolo fatto che accade, dalla consapevolezza che tutto abbraccia, si presenta a me un limite di indagine: non sono adeguato, non ho gli strumenti, non ho lo sguardo sufficientemente profondo, non ho i sensi per indagare oltre un certo punto ciò che accade; questo mi induce a fermarmi e i passi che mi attendono, e che non posso percorrere, vengono avvolti nel mistero.
Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/17: il sentire conduce al Cristo
Dice il Maestro: “Chi è nato dalla carne è carne, e chi è nato dallo Spirito è Spirito (Gv.3,1-15, ndr). Io non vengo per fare la mia volontà, ma la volontà del Padre mio. Il Padre mi ha mandato acciocché chi crede in me sia salvo. Nessuno crede in me se non è il Padre che l’ha mandato”.
Il senso di colpa e d’inadeguatezza esistenziale [sentiero31]
La stessa funzione del senso di colpa come va interpretata? C’è un senso di colpa che si sviluppa nell’identità perché ciò che è stato operato, o pensato, o provato, non è conforme al modello di sé interiorizzato.
Per chi lo fai? Per te, per l’altro?
Ogni sapientone, me per primo, ha usato questa interrogazione nel tentativo di comprendere la radice del proprio/altrui egoismo e centralità. Ma se la domanda fosse sbagliata?
Il prevalere del sentire sull’identità [sentiero14]
È possibile che un sentire ampio dia luogo a una identità allineata, armonica con quel sentire e a una vita priva di tensioni?
Si, ma non sempre e non necessariamente. Non dobbiamo confondere: una identità in linea con il sentire e non in balia di fantasmi particolari, può comunque trovarsi ad affrontare scene complesse e apportatrici di dolore.
Quando il sentire supera la necessità della manifestazione [sentiero9]
Quando la vita non è più condizionata dall’immenso stupidario della mente, appare come accadere di cui i nostri veicoli, e l’intenzione che ci muove, sono pienamente parte: questo significa “lasciarsi trasportare dalla corrente del fiume”.