Copiare (scribere) manoscritti sembra, all’immaginazione popolare di oggi, essere stata l’attività per eccellenza dei monaci. E benché, come abbiamo visto, essi non si siano limitati a questo solo genere di lavoro (tutt’altro!), bisogna riconoscere che questo lavoro ebbe sempre una grande importanza spirituale ai loro occhi.
monachesimo cristiano
La vita monastica nel medioevo18: il lavoro
Mosso dalla sua volontà di vivere una vita di perfezione in tutto conforme al messaggio evangelico, spiegato dalla regola, il religioso intende impegnarsi in una vita che, per definizione, non può apportargli alcun guadagno materiale o sociale. Egli vive fuori dal secolo, che fugge.
La vita monastica nel medioevo17: il morire
Se la condizione del malato si aggrava, l’infermiere avvertirà l’abate. Accompagnato da alcuni fratelli, il priore va a visitare il malato. Se il caso è disperato, i fratelli recitano tre orazioni: il malato sa a cosa va incontro. Egli pronuncia il Confiteor, se può ancora parlare, altrimenti l’abate lo recita per lui.
La vita monastica nel medioevo16: la malattia
Un monaco non ha eccessiva cura di sé, né si lamenta mai: «i tuoi mali restino tra Dio e te». Se un fratello voleva prendere una medicina in assenza del padre abate, «medico delle anime» (c. 27,4 e 20,8-18), egli doveva ottenere previamente il permesso (venia) del capitolo e chiedere di pregare per lui.
La vita monastica nel medioevo15: le ‘liturgie’ della tavola
L’uomo del Medioevo ignora l’intimità. Egli non ha alcuna possibilità d’isolarsi. Tutti entrano nell’intimità dell’altro. In principio i monaci non dovevano soffrire di questo stato di cose. Ma, bisogna ricordarlo, essi vivono costantemente in una comunità piccola e stabile e sono in permanenza sottomessi ai duri doveri dell’osservanza e della disciplina claustrale.
La vita monastica nel medioevo 14: le bevande
II vino è necessario alla celebrazione della messa: i monaci piantarono dunque le viti dovunque poterono sperare che i grappoli d’uva sarebbero maturati. Io ho già raccontato nella Vie quotidienne des religieux du Xe au XVe siecle (Hachette, 1978) di quanti meravigliosi vigneti noi siamo loro debitori.
La vita monastica nel medioevo13: il pasto
II monaco è un uomo che ama la vita. La nevrosi e le disperazioni romantiche non hanno posto nelle abbazie. Similmente egli ama la buona tavola altrimenti non si spiegano le minacciose proibizioni dei consuetudinari (e le infrazioni).
La vita monastica nel medioevo12: osservanza e regolarità
Una delle caratteristiche più straordinarie della vita monastica è la sua estrema regolarità. Tutto vi è regolato, controllato, minutamente organizzato, programmato, con una minuzia incredibile. I fatti della vita quotidiana—il pasto, le cure del corpo, il modo di salutare l’abate o di ricevere gli ospiti, di rompere il pane o di bere, i gesti di cortesia— sono descritti punto per punto nei consuetudinari. Per ogni giorno. Per tutti i giorni della vita.
La vita monastica nel medioevo11: preghiera in una vita di preghiera
Ancora oggi la giornata del monaco è interamente organizzata in vista della preghiera: «niente sia preposto all’opera di Dio» (operi Dei) dice il capitolo 43,5 della regola. Mattutino, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespri e Compieta si succedono da secoli.