La vita monastica nel medioevo19: lo scriptorium e la biblioteca

Copiare (scribere) manoscritti sembra, all’immaginazione popolare di oggi, essere stata l’attività per eccellenza dei monaci. E benché, come abbiamo visto, essi non si siano limitati a questo solo genere di lavoro (tutt’altro!), bisogna riconoscere che questo lavoro ebbe sempre una grande importanza spirituale ai loro occhi.

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La vita monastica nel medioevo18: il lavoro

Mosso dalla sua volontà di vivere una vita di perfezione in tutto conforme al messaggio evangelico, spiegato dalla regola, il religioso intende impegnarsi in una vita che, per definizione, non può apportargli alcun guadagno materiale o sociale. Egli vive fuori dal secolo, che fugge.

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La vita monastica nel medioevo17: il morire

Se la condizione del malato si aggrava, l’infermiere avvertirà l’abate. Accompagnato da alcuni fratelli, il priore va a visitare il malato. Se il caso è disperato, i fratelli recitano tre orazioni: il malato sa a cosa va incontro. Egli pronuncia il Confiteor, se può ancora parlare, altrimenti l’abate lo recita per lui.

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La vita monastica nel medioevo16: la malattia

Un monaco non ha eccessiva cura di sé, né si lamenta mai: «i tuoi mali restino tra Dio e te». Se un fratello voleva prendere una medicina in assenza del padre abate, «medico delle anime» (c. 27,4 e 20,8-18), egli doveva ottenere previamente il permesso (venia) del capitolo e chiedere di pregare per lui.

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