La Pratica dello zazen. Piena consapevolezza che ogni giornata appoggia sulla pratica: inizia dalla pratica, si sviluppa in virtù della pratica che in essa si innerva, si chiude come esperienza della pratica attuata a ogni respiro.
via del monaco
La disposizione di ogni giorno nella VDM (per la stampa A4)
Pratica dello zazen.
Presenza: consapevolezza, prontezza, sollecitudine, neutralità
Intelligenza del reale.
Coerenza.
Compassione.
Cosa diventiamo? Estranei? Insensibili?
Accade che le comprensioni e la pratica ci estraggano dalle consuetudini, dal mondo che abbiamo in comune con gli altri.
Uso il verbo estrarre perché, in effetti, è un’opera lunga e implacabile di progressiva estrazione da quanto in precedenza condiviso.
Mantenersi integri [vdm13]
Se sono sciatto in zazen,
sarò sciatto in molti aspetti
e in molti momenti
della mia vita.
Senza sgabello su cui appoggiare [vdm12]
La mente/identità appoggia sempre su qualcosa. La via spirituale è, frequentemente, un grande appoggio, sostegno, conforto.
Lo zazen, la presenza, la prontezza, la reattività nella Via del monaco [vdm11]
Il monaco è colui che risponde, non è colui che prende l’iniziativa, non almeno sulla questione più rilevante che lo coinvolge: il vivere l’adesso.
Qui non ci occupiamo di tutto l’ambito in cui è necessario prendere l’iniziativa, della vita pratica di tutti i giorni per evitare di rimanere senza pane, o senza carburante per l’auto.
UN MONACHESMO PER I SENZA RELIGIONE DEL TERZO MILLENNIO
È detto cuore grande, il cuore che è come la grande montagna, come il grande oceano, il cuore non parziale, non fazioso. Se porta in mano un ryō non lo considera leggero, se solleva un kin non lo pensa pesante. Avvolto dalle voci della primavera, non si sollazza negli stagni primaverili; anche se vede i colori dell’autunno, non per questo ha un cuore autunnale.
La competizione delle quattro stagioni è dentro un unico scenario, vede leggero e pesante con un unico colpo d’occhio. (E.Dogen, Tenzo Kyokun)
La coerenza esistenziale nella Via del monaco [vdm10]
Come più volte si è ribadito, è chiaro che la fase formazione nel Sentiero sia finita e che, dunque, ora si tratta di saper incarnare quanto elaborato fino a qui.
Ecco una forte discontinuità rispetto al passato: là si chiedeva di strutturare una certa visione della realtà e di sé, qui si tratta di mettere in pratica quanto appreso.
La Via del monaco non è un modello da imitare [vdm9]
La Via del monaco non è un modello da imitare è una condizione d’esistenza e un processo, uno stato d’Essere e di divenire.
Non si tratta di essere in un modo o in un altro, di essere coerenti con le scelte fatte e con quello che la Via del monaco chiede.
Lo sguardo simultaneo richiede prontezza, presenza, alta reattività
Lo sguardo simultaneo è la capacità di tenere assieme Essere e divenire nella esperienza e nella interpretazione dei fatti. Nell’Essere i fatti sono ciò-che-sono, sorgono e scompaiono; nel divenire hanno sovente una causa e un fine.