Non c’è possibilità di superamento del limite consapevolmente se non c’è chiarezza sulla sua origine. D’altra parte, la vita non è altro che superamento del limite; di conseguenza, che noi si sia consapevoli o inconsapevoli, comunque oltre il limite andremo.
comprensione
Perché i limiti sono diversi da persona a persona? [sentiero22]
I limiti ci sono per tutti, chiaro, i veicoli sono contemporaneamente possibilità di manifestazione della coscienza e limite, ma in ognuno in grado diverso? Come si spiega o è fortuna? Si può fare qualcosa per l’altro da sé?
È evidente che la fortuna è una piccola invenzione della mente che non avendo una spiegazione per tante cose della vita ricorre a questo espediente; allo stesso modo parla del caso, delle avversità e di tutto un considerevole “sciocchezzaio” non potendo ammettere che semplicemente non sa. Ha bisogno di logica e costruisce ponti di paglia pur di dare consequenzialità alle sue ipotesi.
La possibilità di gestire le proprie dinamiche interiori, mentali ed emotive, è relativa ai processi del sentire, all’ampiezza di questo ma anche a ciò che deve comprendere. Fino a una certa età mi sono dovuto confrontare con una lettura di me sostanzialmente fondata sull’abbandono: ero l’abbandonato, una tipologia umana piuttosto comune e diffusa.
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Nella mia mente girava quel programma al punto che mi impediva di vivere una vita di relazione normale. Il disagio che provavo era enorme e questo mi ha condotto a fare di tutto per superarne l’origine. L’ostacolo era nella mente e su quello ho lavorato essenzialmente attraverso la disconnessione e la consapevolezza che in me esisteva altro, sepolto sotto quel condizionamento.
Ti faccio questo esempio per chiarire la questione: qui non conta tanto l’ampiezza del sentire, conta il processo di apprendimento che la coscienza ha in atto. Che cosa deve imparare la coscienza attraverso il senso dell’abbandono che domina il funzionamento dei suoi veicoli, e la loro risultante, l’identità? Il non condizionamento, ad esempio. La libertà dal condizionamento, da tutti i condizionamenti che giungano dalla mente o dall’emozione, dall’identità nel suo insieme.
Quando la coscienza si troverà a lavorare sul non condizionamento? Quando avrà un sentire che si pone il problema, che avverte l’esigenza di fluire senza impedimento. Non credo che la questione del condizionamento sia una delle prime cose che una coscienza affronta, allo stesso modo di come non inizia dall’impermanenza ma dalla permanenza, e solo dopo aver sperimentato quest’ultima in sé nasce la comprensione che forse ciò che coglie come permanente in realtà ha ben poca consistenza e durevolezza.
Vedi come nel fondo c’è sempre il sentire, i suoi processi e, più in superficie, c’è l’avvilupparsi dell’identità il quale parla di qualcosa di non chiaro nella comprensione, nel sentire; è questa una condizione per fare chiarezza, per approfondire e indagare ulteriormente.
Perché i limiti sono diversi da persona a persona? Perché ogni persona ha un suo grado di sentire. Alla luce di questo le persone affrontano processi molto simili anche se attraverso scene differenti e in tempi differenti.
Tutti andiamo da ego ad amore; tutti affrontiamo prima le questioni di fondo, ad esempio il non uccidere, e poi man mano quelle più sottili fino a porre alla nostra attenzione le sfumature, i dettagli che in altre epoche del sentire ci sarebbero parsi irrilevanti.
Se ti guardi attorno tutti quelli che vedi stanno sperimentando diversi gradi di sentire e lo fanno affrontando le difficoltà, le sfide, le opportunità della loro vita.
Che cosa sono le difficoltà? Ciò che la coscienza non ha compreso. Tutto il soffrire, i conflitti, le disarmonie, le tempeste personali e sociali non sono altro che il riflesso del non compreso. Tutte le stupidaggini che la mente racconta sulla vita e la morte non sono altro che la conseguenza del non compreso, non dalla mente, dalla coscienza!
Chiedi se tutti facciamo le stesse esperienze? Le stesse esperienze no, ma gli stessi apprendimenti si. Tutti affrontiamo scene che ci conducono ad apprendere le cose che vanno apprese e queste sono comuni, universali. Ci sono passaggi obbligati: pensa all’articolazione del “noi”.
Prima il noi è la tua famiglia, poi il tuo paese, poi la tua nazione e, infine il pianeta. Comprendiamo attraverso scene differenti gli stessi principi e tutti conducono dall’io al noi, dall’ego all’amore, dal particolare all’universale.
Si può fare qualcosa per superare le barriere, gli ostacoli che la mente/identità crea?
Si può fare molto. Dal libro L’Essenziale.
Tutti i post ‘Le basi del Sentiero contemplativo’
NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
L’origine della paura [sentiero20]
Vorrei ora parlare dei fattori limitanti introdotti dall’identità più nello specifico: la paura, i desideri, dove i due sono evidentemente legati ma qui ci serve, didatticamente, separarli. Che cos’è la paura e da dove trae origine?
Imparare lungo la via da ego ad amore [sentiero17]
La mente non è il male, è solo uno strumento: pura tecnologia, ed è quel che è; come tutte le tecnologie, dipende dall’uso che la coscienza ne fa.
La vita ci mette il necessario sotto gli occhi [sentiero15]
Imparare per me ha corrisposto a uno stemperarsi delle emozioni che, spesso, nella fase di definizione dell’identità, sono state sovrastanti. E il processo è stato ripetere e ripetere, sperimentare e sperimentare, osservare e osservare, sentire e sentire. Però il momento in cui si impara sembra quasi invisibile.
La differenza tra conoscere e comprendere [sentiero12]
Più in dettaglio, il processo dell’imparare così procede:
– un’intenzione attiva il corpo mentale, le sue strutture di pensiero, la sua organizzazione, le sue materie;
– la risultante attraversa il corpo astrale e si riveste di emozione, affetto, sensazione;
– il corpo fisico viene attivato e realizza l’intenzione.
Il processo dell’imparare e del comprendere [sentiero11]
Da quanto detto fino a qui, considerando la vita come “luogo” di rappresentazione della coscienza tutto assume l’aspetto fluido di un dispiegarsi. Possiamo allora mettere a fuoco, in particolare, il processo dell’imparare? In che modo vengono “integrate” le esperienze acquisite col nostro incessante sperimentare? Cosa fa sì che si passi da una conoscenza razionale a un sentire consolidato, uno “stato d’essere” sedimentato?
Quando il sentire supera la necessità della manifestazione [sentiero9]
Quando la vita non è più condizionata dall’immenso stupidario della mente, appare come accadere di cui i nostri veicoli, e l’intenzione che ci muove, sono pienamente parte: questo significa “lasciarsi trasportare dalla corrente del fiume”.