Il karma: l’offerta di un’altra occasione [sentiero34]

Cosa significa giocare?
Partecipare, buttarsi, rendersi accessibili, essere disponibili a mostrarsi per quel che si è, stare in quel che avviene, trovarsi fuori dal giudizio, ridere di sé, essere sfacciatamente dentro l’accadere anziché al margine a commentare come una voce fuori campo.

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Sentire e responsabilità procedono assieme

Tratto qui di alcune perplessità espresse nei commenti al post L’umano non dà la vita, né la morte: l’appunto è che questo approccio potrebbe condurre ad una deresponsabilizzazione. Dal momento che è la coscienza che decide, io come identità posso sollevarmi dalla responsabilità del mio agire.
Questione antica, che a volte nella storia ha portato a non divulgare la conoscenza nel dubbio che questa avrebbe potuto condurre ad un uso distorto, o ad un abuso del conosciuto.
Questione che in questa nuova epoca deve essere affrontata in modo nuovo: oggi la conoscenza, anche quella più esoterica, è disponibile a chiunque, ma questo non significa che chiunque attinge ad essa.

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La comunità interiore e quella esteriore: una riflessione

Molti anni fa, quando iniziammo questa esperienza in campagna, prima di strutturarci come eremo, venivano spesso a cena persone, così spesso che, col tempo, divenne faticoso ospitarle.
Notammo, con Catia, che a fronte dei nostri inviti non corrispondevano mai, o quasi mai, inviti di altri rivolti a noi: non c’era reciprocità perché, in fondo, non c’era una condivisione di sentire sufficientemente ampia.
A fronte del nostro invito motivato da un sincero desiderio di stare con l’altro, con la conseguente assunzione di responsabilità che questo comportava, da parte dell’altro c’era certamente il desiderio di condividere la nostra presenza e magari il piacere di stare in un posto in campagna, ma non l’assunzione della responsabilità conseguente.
Dietro l’assenza di reciprocità stava dunque una differenza di sentire che riverberava in una differenza di coinvolgimento responsabile.

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La consapevolezza, e il prezzo, delle responsabilità personali

“La responsabilità di quello che facciamo è sempre nostra in tutti i casi e dobbiamo sempre tener presente che quanto facciamo ha sempre delle ricadute sugli altri, cosicché queste ricadute diventano, sì, anche un problema dell’altro che reagisce alle nostre azioni e quindi ha a sua volta delle responsabilità sulle scelte che metterà in atto per reagire, però la responsabilità dell’innesco della situazione resta comunque la nostra”. Dal Dizionario del Cerchio Ifior.
Parlavo, nel post di ieri, del tumore sociale che emerge come simbolo quando certi personaggi sono chiamati dalla collettività che li elegge a immense responsabilità.

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Il linguaggio e la reponsabilità

Linguaggio e responsabilità. Dizionario del Cerchio Ifior Il linguaggio e la sua espressione, la parola, – ci hanno insegnato le Guide – sono ritenute generalmente un grande dono di Dio, qualcosa che distingue l’uomo dall’animale, nobilitandolo e rendendolo più completo, tanto da far esclamare spesso, alla vista di un animale particolarmente intelligente: «Gli manca solo … continua..

La responsabilità personale

Responsabilità. Dizionario del Cerchio Ifior La responsabilità di quello che facciamo – ci ammoniscono le Guide – è sempre nostra in tutti i casi; e dobbiamo sempre tener presente che quanto facciamo ha sempre delle ricadute sugli altri, cosicché queste ricadute diventano, sì, anche un problema dell’altro che reagisce alle nostre azioni e quindi ha … continua..

La responsabilità delle proprie scelte e il karma

Le cronache parlano di una giovane donna che si è tolta la vita non reggendo il giudizio mediatico conseguente alla pubblicazione di materiale molto personale. Parlano anche, le cronache, dell’accanimento contro di lei sui social quando quel materiale uscì, un anno addietro.
E’ un dramma che ci ricorda l’importanza del discernimento e la responsabilità che sempre accompagna ogni nostra scelta.
Qualunque scelta io operi, ho la capacità e una struttura identitaria sufficientemente stabile da reggere le conseguenze che dalla mia scelta possono derivare?

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Le basi di un nuovo monachesimo. Quasi un manifesto

  • Al sentire guardiamo e non alla tradizione del monachesimo.
  • Al sentire e non alle religioni.
  • Al sentire affidiamo il nostro procedere, a quella comunione che celebra l’incontro di tutti coloro che vibrano all’unisono con il compreso comune.
  • Sul sentire confidiamo perché ci conduca in seno all’Assoluto.

Il sentire è ciò che costituisce il compreso delle coscienze: un nuovo monachesimo è pensabile solo nell’ottica della comunione dei sentire.

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