Se contempli l’attimo presente scopri che è vuoto di ognuno degli attributi che gli conferisci: è vuoto di te, è spazio vasto, è privo di senso, è esistenza, è essenza, è unità, è vita generatrice in potenza e in atto.
Il Cristo del Cerchio Firenze 77/84: le gerarchie
Vi siete anche chiesti per quale motivo il Cristo è Signore della Terra, altri Maestri possono essere Signori di altri pianeti o della evoluzione. Cos’è che determina questo dirigere una missione, la missione del Maestro, in un campo piuttosto che in un altro?
I fotogrammi, di cui parla il Cerchio Firenze, sono reali o simbolici? [CF77-Fr17]
Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77. Quella dei fotogrammi è una verità «vera». Certamente non esiste il fotogramma cosi come ve Io stiamo dicendo e dipingendo.
Dogen, Busshō: commento (4) di Jiso Forzani a Bussho 2 [busshō2.4]
Ciò non vuol dire che qualunque cosa, nella condizione in cui è, sia l’essere, per cui tutto va sempre bene così*. Questo è il gran dubbio che viene ogni qual volta il discorso religioso arriva a questo punto. Se l’essere è il tutto che è, se non c’è nulla fuori dal sé, tutto è già a posto, lasciamoci andare all’impulso del momento.
Il Cristo del Cerchio Firenze 77/83: la trasfigurazione
Vi siete chiesti anche dell’episodio della Trasfigurazione (Mt. 17,1-8; Mc. 9,2-8 e Lc. 9,28-36). Anche qua, leggendo, vengono alla mente certe domande. I discepoli vedono il Cristo che parla con Elia e con Mosè. Ma, come era possibile che essi riconoscessero Elia e Mosè, che mai avevano conosciuto di persona?
Come avviene uno sdoppiamento (due corpi) [CF77-Fr16]
Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77. Come il corpo fisico di uno stesso individuo, che può vivere una variante, possa essere rappresentato in più situazioni contemporaneamente.
Dogen, Busshō: commento (3) di Jiso Forzani a Bussho 2 [busshō2.3]
Gli interventi successivi del curatore non intendono commentare o integrare quanto affermato da J.F.: sono inserti che sorgono dai temi proposti ed esprimono la visione e la tensione che attraversa il curatore e, immagino, ogni monaco del Sentiero. Se le parole di Jiso sono il suono della campana, le nostre sono il suo riverbero in noi: una situazione contemplativa, dunque.