Una voce: L’uomo vive immerso in un continuo intersecarsi di pensieri, di emozioni e di sentimenti, di azioni e di intenzioni di azioni, di giudizi su azioni, di spinte all’azione e scommesse su azioni future.
Col passare del tempo si convince che sia necessario raccogliere dentro di sé esperienze, apprendimenti, abitudini e ricordi che possano aiutarlo a rapportarsi, soprattutto difendendosi e promuovendosi, con le sollecitazioni e gli imprevisti esterni a lui. E quindi costituisce la sua identità, che è il centro attorno al quale si raccolgono e si alimentano pensieri, emozioni e azioni, creando la continuità della sua storia, che dalla nascita si incrementa fino alla sua morte grazie al trascinamento e alla connessione di determinati ricordi.
Quello che l’uomo non riconosce, e nega poiché lo teme, è di essere un campo attraversato da onde che arrivano e vanno, non controllabili, non dominabili ed espressione del succedersi di pensieri, di emozioni e di comportamenti sollecitati da moti interni; mentre esternamente incontra le miriadi di sollecitazioni da parte della vita. Tutto questo lo etichettate come non-coerenza e caos da riportare a un ordine e a un’armonia costante.
E perciò voi tutti avete creato una struttura mentale utile a occultarvi che spesso può sopraggiungere un certo pensiero non coerente con quell’azione che state distrattamente o meccanicamente compiendo, e all’improvviso venite anche colti da un’emozione che giunge inaspettata e che è slegata sia dall’azione, che dai pensieri che intanto vanno e vengono. Poi, quella vostra struttura mentale ha anche il compito di difendervi dalle sollecitazioni che arrivano dall’esterno, che temete vi mettano in crisi e che sentite il bisogno di controllare.
Quindi, la vostra capacità di affrontare certe situazioni è in realtà un sistema di difesa da ciò che può impensierirvi e crearvi difficoltà. E poiché vi cibate delle passate esperienze, la vostra struttura mentale vi serve per mantenere vivo quello che nel passato avete sistematizzato come difesa e come promozione di voi, sia pure prevedendo modifiche e adattamenti per situazioni fuori dal già vissuto. Quella struttura è dotata di filtri per salvaguardare la vostra identità, per consolidarla e per sostenerla da possibili minacce.
Ed eccovi filtrare la vita, occultandovi che siete esseri semplicemente attraversati dal suo fluire secondo una regia che non è la vostra e secondo un ordine che non è quello imposto e predisposto da voi. Se osservate il susseguirsi dei pensieri, potete notare come siano un caotico succedersi di tanti flash, uno dopo l’altro; sono frammenti disconnessi che si presentano, rimbalzano via, sembrano presentarsi, si accavallano e il più delle volte non c’entrano nulla con l’azione che sta compiendosi; e anche le emozioni che si scatenano sono un accavallarsi di flash disconnessi.
Se poi proviamo a osservarvi mentre state compiendo una semplice azione quotidiana, è possibile notare che la vostra attenzione è disturbata dall’invadenza di un pensiero che preme, dicendovi che poi “dovete fare” un’altra cosa importante, e già siete lontani da quel semplice gesto nel suo svolgersi in quel momento. Siete disconnessi: l’azione è lì e il pensiero è altrove. Quello che rende tutto connesso ai vostri occhi è la rilettura che ne fate, sovrapponendo il vostro marchio di “appartenenza”, altrimenti non potreste che riconoscere che un pensiero sorge e tramonta secondo logiche che non conoscete. Ecco perché un’azione per voi è spesso noiosa, automatica, e perciò va da sola.
Ma, allora, – vi chiedete – come poter poi dare unità e consistenza a quell’“io” che si basa su connessioni e coerenza di intenti e di risultati? È proprio qui che può sorgere la domanda: “Ciò che mi attraversa internamente e mi stimola all’azione, a chi appartiene?”. Non a voi. Quindi, chi siete voi, senza tutto questo? Siete proprio un campo di attraversamento di stati che arrivano e vanno, sotto forma di pensieri, emozioni e stimoli all’azione.
Quindi, nel momento in cui incomincia a franare uno dei fondamenti della pretesa di consistenza della propria identità, che importanza può avere riconoscersi insufficienti e quanto conta il bisogno di sminuirsi per migliorarsi? Nulla di tutto questo ha più importanza nel processo di morire a se stessi; a quel punto, il campo di esplorazione diventa il piccolo quotidiano, cioè il succedersi non-ordinato e non-connesso di fatti dopo fatti, di pensieri e di emozioni.
Ma che individualità è possibile costruire su questa base, e che consistenza si può creare quando tutto questo accade secondo una logica non-governabile da voi? Ed ecco perché avete strutturato la mente per occultarvi la realtà e per costruirvi come centro di connessioni e di continuità di una storia fatta di informazioni e di esperienze collezionate nel passato.
Ora domandiamoci che cosa esiste oltre la vostra pretesa di consistenza. Oltre c’è l’impermanenza, oltre c’è l’incontro con l’effimero, oltre c’è il non-senso, che sono la profonda natura di ogni essere vivente. Perché la vita, oltre il mondo mentale, è un continuo nascere e morire di nuovi piccoli fatti, piccoli momenti e piccole presenze dentro e fuori di voi; sono frammenti che si manifestano e poi scompaiono, sono semplici sollecitazioni, ma vi provocano mentalmente perché, attribuendole a voi, vi riguardano. Tutto è indistintamente effimero, e vola via come il vento, ed effimeri sono anche pensieri ed emozioni. Tutto è gratuità. Ma l’uomo distingue e chiama in campo la gratuità proprio per compensare la propria insufficienza, per compensare il fatto che da solo non può farcela e per compensare il fatto che più va dentro la via interiore e più si scopre inadeguato; così aumentano sia le pretese su se stesso, sia le delusioni.
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Persino dentro la via della Conoscenza voi innalzate le pretese, perché non comprendete che il contro-processo nulla vi offre come ricetta alternativa per vivere meglio i vostri piccoli affanni o per farvi sentire migliori e più sereni. Non comprendete che nulla qui vi viene donato, ma tutto sottratto, squarciando il velo su quello che sperate di modificare, per mostrarvi quanto sia illusorio, esattamente come quello che continuate a costruire intorno al vostro “io”.
È la disconnessione la realtà concreta che inconsapevolmente vivete, ed è uno dei punti centrali della via della Conoscenza per minare alla radice la vostra identità di uomini “in cammino” verso un’evoluzione che distingua voi dagli altri, e per mettere in crisi anche quel desiderio di essere un qualcuno al quale la via della Conoscenza possa suggerire preziosi consigli e piccole pratiche per stare meglio, e così rafforzare quel vostro “io” che vuole distinguersi e separarsi dall’unione e dall’interrelazione di tutti gli esseri.
Ciclo gratuità della Via della conoscenza
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Grazie!
Testo completo e articolato, da rileggere e interiorizzare
Meraviglioso!
Nulla che possa fungere da gruccia o che possa confortare.
Molto chiaro e da interiorizzare
Molto chiaro stavolta il testo. O forse comincio a non creare opposizione.