L’esperienza della poesia coi ragazzi a scuola

C’è un momento in classe in cui i ragazzi rispondono in un certo modo, un modo inaspettato e inesplorato.
Succede quando, con davvero poco, li porti all’interno di sé, basta un respiro a volte.
E’ quello che mi è successo sempre come insegnante, toccare con mano la differenza tra il far lezione e lo stare invece insieme a rendere palpabile qualcosa di semplice e speciale.
E’ successo anche stamattina, in una prima media, dove abbiamo sperimentato un primo approccio alla poesia.
Abbiamo iniziato con alcuni minuti di silenzio scandito dal respiro, seduti correttamente sulla stessa seggiola dove di solito stanno stravaccati.
Era la prima volta. Hanno collaborato, nessuno ha riso o si è mosso.
Subito dopo hanno osservato come l’ambiente fosse impregnato di silenzio e di calma.
A metà lezione l’esperienza si è ripetuta per ritrovare il giusto ritmo tra il fare e lo stare.
Così i ragazzi hanno definito il silenzio:
calma
pace
tranquillità
vuoto
concentrazione
positività
libertà
respiro.
Il silenzio è innocuo,
sereno,
prezioso,
libera la mente.
Dopo aver letto il seguente Haiku abbiamo provato insieme a trasporlo

Vedendo la luna                                                    Osservando la luna
riflessa sul mare                                                   rispecchiata sul mare
dalla sacra montagna                                           dall’alta collina
le isole sembrano buchi                                      gli scogli sembrano ombre
in una distesa di ghiaccio                                   sopra una distesa argentata.
Saigyo                                                                                                 I ragazzi

Abbiamo poi provato con l’esperienza che i ragazzi avevano della luna, e dalla frase di uno di loro è stato elaborato insieme il seguente testo:

Tuffandomi nel mare
di sera
ho notato 
onde di luna
cavalcare l’acqua

E’ stato solo un primo approccio, ma significativo, su come sia possibile portare i ragazzi a porre l’attenzione su cose semplici che possono, però, diventare straordinarie: basta saper creare il giusto clima per insegnare a guardarle e scoprire parole adatte per raccontarle.

Immagine tratta da: http://goo.gl/d6d830


 

L’ultimo giorno dell’anno nell’eremo

L’ultimo giorno dell’anno
diradi la siepe di olmi
e fai spazio alle querce giovani.
Il freddo pungente del mattino
le foglie su cui cammini
la presenza silenziosa degli uccelli.
Nella mente senza pensieri
scorrono le immagini mute
delle persone amiche
le cui difficoltà conosci.

La foto è di Luciana Bartolini

 

Fino in fondo

L’ultimo libro di Roberto Saviano riporta questa citazione iniziale:

Erba

Nessuna paura
che mi calpestino.

continua..