Coloro che hanno analogo sentire creano lo stesso mondo [realtà5]

Cerchio Firenze 77, Il libro di Francois, Edizione Mediterranee, pp. 217-219.
Coloro che hanno analogo sentire creano lo stesso mondo. Per esempio, coloro che hanno un tipo di sentire che va dal grado A al grado N sono legati nella loro espressione a certe limitazioni*, che li conducono ad avere come finestre di comunicazione dei sensi (nel piano fisico i 5 sensi).

[…] Ogni sentire crea con le sue limitazioni il suo mondo, [ne consegue che] questo ambiente dovrebbe essere diverso per ciascuno; [invece no,] gradi diversi di sentire conducono ad avere limitazioni strutturali comuni per quanto attiene alla percezione-creazione: cioè ad avere i 5 sensi, e a essere degli uomini.

Ecco, fra gli uomini (che rientrano tutti in quelle certe gamme di sentire per cui percepiscono tutti lo stesso ambiente fisico e lo creano in modo analogo) vi sono poi le diverse sfumature di sentire, in virtù delle quali ciascuno, ovviamente, crea il suo personale soggettivo all’interno di un ambiente fisico comune a tutti. Il personale soggettivo cambia da uomo a uomo, da individuo a individuo, pur rimanendo la base comune, perché rientra in quella gamma di sentire legata ai cinque sensi.

Ora, in questo ambiente, l’unica maniera di comunicare rimane sempre molto, molto all’esterno, se ci pensate bene, in quanto avviene attraverso la percezione, e rimane sempre un percepire ciò che appare, e non ciò che è realmente. Essendo basata sempre sull’apparenza, è una comunicazione mediata, non diretta come è nel piano akasico. C’è sempre di mezzo qualcosa.

*Limitazione percettiva – Il fatto che un fenomeno si riproduca tutte le volte che si riproducono certe condizioni e che sia visibile a tutti, non significa che la sua realtà sia oggettiva in senso assoluto.

Questo porta ad affermare e capire che, se mutassero le limitazioni dei soggetti percipienti, muterebbe la realtà; e ci fa comprendere come possano esistere mondi paralleli, dimensioni, piani e stati diversi in uno stesso ambiente.

Quello che c’è da capire sostanzialmente è che per limitazione percettiva, l’ente percipiente coglie l’apparenza di una parte infinitesimale della Realtà Unica Totale – parte in se stessa inesistente – e la trasforma in se medesimo nel mondo della percezione, in realtà parziali, ossia relative, ossia soggettive.

I punti di contatto delle varie realtà soggettive, che gli enti percipienti hanno, non derivano dall’ esistenza oggettiva di quegli elementi comuni, ma se mai costituiscono il «soggettivo universale», per dirla con Kant. Il mondo che l’uomo conosce è una costruzione della sua percezione, una creatura della sua soggettività.

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5 commenti su “Coloro che hanno analogo sentire creano lo stesso mondo [realtà5]”

  1. Mi pare che tutto l’organismo del Sentiero, proceda dalla visione soggettiva a quella più corale possibile.
    Sono evidenti le diverse percezioni del singolo soggetto.
    Una grande officina.

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  2. Soggettività similari sono espressione di gradi di sentire similari. Fra questi un riconoscimento nel mondo fisico che crea visioni (limitate e parziali che siano) condivise.
    Quel riconoscimento funziona da magnete che attrae livelli di sentire paritari costituendo ciò che è stato definito “soggettivo universale “

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  3. I punti di contatto delle varie realtà soggettive, che gli enti percipienti hanno, non derivano dall’ esistenza oggettiva di quegli elementi comuni, ma se mai costituiscono il «soggettivo universale».

    Il “soggetto universale” non è identificabile con qualcosa di “singolare” e dunque con un soggetto empirico particolare, ma è generato dai “punti di contatto” dei sentire.

    La realtà è frutto della coralità, si pensi sola al fatto che anche la coscienza altro non è che la fusione di sentire equipollenti, dov’è la singolarità?

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  4. Questi concetti, che all’inizio mi sembravamo così ostici, ora fanno parte del conosciuto, anche se spesso bisogna tornarci nel leggere gli accadimenti.

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  5. Ognuno crea i mondi a lui possibili. Di questo ne abbiamo esperienza.
    E quindi su quale base ci incontriamo nel confronto con i nostri simili? C’è il rischio che ognuno si parli addosso?

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