Nessuno diviene altro da quel-che-È.

Se il cielo fosse sempre tèrso,
o sempre nuvoloso,
e l’albero sempre in fiore,
o perennemente spoglio,
non vedremmo più né il cielo, né l’albero.

L’umano è interessato al cambiamento
perché è cambiamento.
Ma la ricerca incessante del cambiamento
sortisce lo stesso effetto della sua assenza.

Il contemplante è colui che vive
il mutare delle stagioni
e sente l’eternità di ogni attimo,
di ogni fatto.

Simultaneamente vive e sente:
Vive il fuoco che trasforma il legno
in carbone e cenere,
e sente che il legno è legno,
il fuoco, fuoco,
il carbone, carbone,
la cenere, cenere
e niente e nessuno
diviene altro da quel-che-È,
perché in quello stato,
in quell’essere così,
è già il Tutto-che-È
e che mai diviene.


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8 commenti su “Nessuno diviene altro da quel-che-È.”

  1. Non so se ho capito. L’umano è cambiamento, ma questo cambiamento non diviene. Non è la ricerca di un perfezionamento. Perfezione/imperfezione sono categorie duali da abbandonare. Cambiare nel senso di mutare, come mutano le stagioni nella loro ciclicità? In questo mutamento nessuno diventa altro da Ciò-che-è?

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  2. Ad ogni istante cogliere il CCE e ciò che diviene. A volte s’innesca in automatico, a volte richiede volontà, a volte mi perdo nella mente nell’emozione che sorge.
    Questo lavoro incessante che metti a disposizione di tutti noi, nutre la comprensione che poco a poco si fa spazio. Grazie

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  3. Vivere e sentire.
    Questa è la chiave.
    Insegnare ai bambini a riconoscere il sentire e dare a questo sentire dignità.
    Quando da piccola esprimevo il sentire mi guardavano spaventati e hanno messo molte energie a spiegarmi l’opportunità di tacere.
    E ancora oggi ci provano 🙂 pur cogliendo il risultato del sentire coltivato

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