L’estraneo a me, non altro da me

Un fratello nel cammino ha condiviso in una chat del Sentiero questo contenuto che di seguito condivido. È un contenuto all’apparenza ampiamente condivisibile, di un mondo spirituale che conosco molto bene, ma molto lontano dal mio registro interiore: di seguito cercherò di spiegare perché, precisando che non polemizzo né con l’autore, né con chi lo ha condiviso.

Cercate le anime con cui vibrate in sintonia e rafforzate i legami che vi uniscono a loro.
Ricordatevi che il vostro tempo sulla Terra è stato scelto con grande attenzione per permettervi di lavorare tranquillamente con gli altri gruppi di anime che partecipano allo sviluppo del pianeta.
Non formulate alcun giudizio su chi vi sta intorno e lasciate che continui a percorrere il suo sentiero.
Entrate in sintonia con tutti coloro che riconoscete o che suscitano in voi un forte senso di risonanza.
La vostra ricettività a incontrare gli altri su un sentiero spirituale li attira verso di voi e la vostra quota di consapevolezza vi aiuta telepaticamente a raggiungere scopi umanitari su scala globale. James Redfield

Madre di tutti noi,
Tu che hai nel Tuo cuore la mia vita e in esso l’hai generata,
permettimi di riconoscere il cammino esistenziale di coloro che mi fai incontrare,
affinché io possa inchinarmi di fronte al bruto come di fronte all’evoluto.

Aiutami ad avere la forza, la costanza, la dedizione, la pazienza
per guardare nel cuore di ogni essere,
coglierne l’intima natura,
incoraggiarne il processo di conoscenza, di consapevolezza e di comprensione.

Sostienimi nel tentativo di tenere lontana da me ogni pretesa di guidare,
di essere di aiuto,
di avere qualche ruolo, o qualche rilevanza nel disegno dell’evoluzione cosmica.

Tu, Madre, sai dove condurmi e cosa farne di me:
lasciami nell’ignoranza della mia funzione
affinché mai io possa adornarmi di una collana di meriti.

Se è nel mio disegno,
permettimi di camminare consapevolmente
con sorelle e fratelli che hanno un sentire a me prossimo,
ma tienimi lontano, ti prego,
dalla ricerca di coloro che più mi sono simili,
affinché mai io possa anche solo pensare
di far parte di una gerarchia di sentire.

So, ho compreso nel limite che mi è proprio,
che Tu mi fai incontrare l’evoluto come l’inevoluto,
il generoso come l’egoista,
l’amico come l’avverso.

Questa è la grazia che Tu mi offri:
attraverso essi imparo ad andare oltre me,
a vederli e riconoscerli,
ad accettarli,
a comprenderli,
ed infine, quando molto di me è stato abbandonato,
ad amarli.

Ogni giorno, Madre,
Tu mi permetti di incontrare il simile a me,
ed ogni giorno per questo Ti benedico.
Ma il mio cuore si riempie di lacrime di commozione e di gratitudine,
quando incontro l’estraneo a me, al mio mondo, ed anche al mio sentire
e lo sento fratello, sorella, non-altro-da-me.

Allora, nella dimenticanza di me,
nella incuranza di quello che l’altro è,
vedo celebrarsi il Ventre-della-Tua-Vita,
dove ogni essere è Te,
non altro da Te
e, in questa comunione, di me e dell’altro non rimane traccia.


Letture per l’interiore: ogni giorno, una lettura spirituale breve del Cerchio Ifior e del Cerchio Firenze 77, su Whatsapp. 
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23 commenti su “L’estraneo a me, non altro da me”

  1. Ho letto ieri sera il post e i numerosi commenti. Li rileggo oggi, nel tentativo di scrivere qualcosa di più sostanzioso del “letto” che finora ho usato abbondantemente per il timore di superare i termini di lettura, in un lungo periodo in cui ho avuto poche occasioni per isolarmi davanti al computer e dedicarmi completamente a un momento che per me è sempre e prima di tutto un momento di meditazione. Sulle prime mi sembrava che in alcuni commenti si andasse oltre il post stesso, ma di fatto non è così, perché si è riflettuto sul procedere insieme, il procedere insieme di sentire che… si sono scelti? non si sono scelti? Chissà.. in realtà mi interessa poco. Certo si può ragionare sulla base dei concetti acquisiti tramite le nostre letture su Cerchio Ifior, Cerchio Firenze e altro, ma in questo momento, se cerco una risposta al di fuori dei cassetti della mia memoria, e mi lascio trasportare da quello che sento, più che da quello che so, posso solo dire che la scelta è stata fatta prima che “io” fossi, se di scelta vogliamo parlare, e che ogni singolo essere, con la sua peculiarità è già dentro il mio cammino, il mio essere, che mio non è. Eppure questa distinzione “io, tu” mi commuove in questo momento ed è come se si inglobasse nel silenzio del ciò che è.

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  2. Tanti i commenti forse troppi per i miei limiti. Rimango ferma a questo: ” Il mio scopo e conoscere il sentire che mi genera, il Dio-in-me: conosciuto questo conoscerò il Reale, quindi anche te”. Seguendo le tue indicazioni Robi, ho fiducia che prima o poi raggiungerò il mio scopo.

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  3. Difficile per me esprimere il mio stato attuale . Lo “scollegamento” che vivo con il percorso intrapreso da anni e con l’organismo. È come quando durante la primavera trascuro di tagliare l’erba del frutteto per più di due settimane . Fatico quasi a riconoscere i tronchi degli alberi e non solo , anche i mezzi di cui dispongo non sono più idonei a tagliare erba. Non basta più il trattorino , ci vuole la trincia che tutto rasa ma fa perdere anche quel bel verde brillante dell’erba appena tagliata . Forse per questo non manco di curare il prato . È l’unico aggancio che mi rimane per la mia ecologia interiore.
    Mi approccio alla lettura dei post dopo tanto tanto tempo che non lo faccio se non in maniera svogliata e superficiale . Ho arretrati di mesi e le erbacce hanno ormai invaso ogni tratto del mio percorso . Non un commento ai post . Non mi do giustificazioni o scusanti . L’unica cosa che segnalo di un certo rilievo è che non uso il computer , lo smartphone per questo genere di relazioni mi è scomodo . Commentare mi richiede tanto tanto tempo : per esprimere ho bisogno di limare, correggere , ritornare sui pensieri e mediamente durante le giornate lavorative è impossibile . Lo faccio ora perché sono in ferie . Molti accessi inoltre di quelli criptati mi sono negati pur usando la password , utilizzando lo smartphone . Ma non voglio parlare di problemi tecnici . Sono giunto a questo post leggendo la lettera ad Ale . Ho visto che Ale e Sandra si sono cancellati dal gruppo. Scrivo qui perché qui sono giunto , facendo attenzione a non chiudere pagine o applicazioni per paura di perdere tutto . Commentando intanto quanto sopra scritto , sono d’accordo sostanzialmente che ci si trova in maniera funzionale ai nostri percorsi di conoscenza e che l’incontro con il bruto come con l’evoluto fanno parte dei nostri singoli percorsi e dei percorsi anche di un organismo . In parte anche è vero che va coltivato un cammino con individui che abbiano un grado di sentire simile al nostro . Altrimenti difficile interloquire e trovate aiuto nelle difficoltà e perseguire un obiettivo comune. Se devo andare al polo nord chiederò aiuto a chi si è attrezzato per fare quel cammino non a chi ha come destinazione il Sahara . Quindi sia il post che il commento al post non sono fra loro in contrasto se appunto evitiamo interpretazioni new age come puntualizza Roberto . Detto questo
    Cerco di trovare un filo nel guazzabuglio di sensazioni che provo in relazione all’organismo , agli interlocutori , ad Ale e Sandra a cui sono legato da affetto e amicizia e ai tanti del Sentiero che hanno abbandonato . Non ho lasciato finora , anche se la mia presenza attuale è fatiscente , perché sono convinto che questo sia il mio percorso e che possa dare ancora il mio contributo . Sono convinto della validità e genuinità del Paradigma. Sono consapevole che l’uscita di Roberto dalla conduzione abbia da una parte risolto alcuni problemi di dipendenza che impedivano lo svolgersi di alcune dinamiche all’interno dell’organismo anche se in verità per quel poco che ho potuto vedere chi non si esponeva in presenza di Roberto non si espone neppure in sua assenza . D’altra parte la sua uscita ha reso l’organismo incapace da solo e date le forze in campo di raggiungere quel livello vibratorio che noi tutti abbiamo sperimentato agli intensivi e durante gli incontri mensili . La pista di decollo è quella ma il velivolo fa un voletto e subito ricade a terra . Questa la mia sensazione . A fronte di una autonomia che era necessario raggiungere , si è perso il combustibile e quello fornito dai singoli membri dell’organismo non è qualitativamente “adatto” per fare voli di ricognizione utili alla esistenza dell’organismo stesso . L’apporto di alcuni , pochi , è determinante. Ma a fronte di pochi che si fanno il mazzo ci sono troppe persone a traino e in questo momento storico mi ci metto anche io . Ma soprattutto è il combustibile che manca . Ovviamente il mio giudizio è parziale perché non partecipo ad Approfondimenti, manco da un po’ agli intensivi quindi correggetemi se dico sciocchezze . Ma mi sembra di vedere una spaccatura fra l’organismo ai tempi di Roberto e l’organismo del post Roberto . Nella lettera scritta da Roberto ad Ale sacrosante tutte le osservazioni fatte , ma in uno sviluppo quale quello attuale , fatto tentativi di curare la socializzazione fra i membri , fatto anche di cene di lavoro che alla fine aiutano si a socializzare anche se forse solo alle prime potevamo parlare di “lavoro” insieme , un periodo sabbatico fatto di interventi e contributi da parte di persone che hanno contribuito così tanto al Sentiero non lo vedevo una condizione aberrante . Peraltro interventi mai banali e sicuramente interventi se rapportati al silenzio assordante di tanti . Giorni fa parlando con Sandra ho usato una espressione : un organismo ormai “ bollito “ . Mi rendo conto come spesso accade quando si esprimono giudizi che il “bollito” probabilmente sono io e proietto forse la mia condizione di confusione all’esterno . Però lancio il sasso nello stagno sicuro di ricevere o critiche o di suscitare un dibattito . I punti citati da Roberto come presupposti per seguire il Sentiero me li incido a fuoco sulla carne confessando che attualmente non ne sto seguendo alcuno. Condizionato dalle dinamiche famigliari , da chi vorrebbe disporre della mia vita non essendo capace di guardarsi la propria , da quel che mi impedisce di coltivare la mia ecologia interiore vi abbraccio e mi impegno in questo periodo di ferie a lriprendere contatti con me stesso e con voi .

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  4. La lettura del post mi appariva chiara, ma i numerosi commenti mettono in rilievo forse i miei limiti, l’incapacità di analizzare a fondo, di non avere la capacità di esprimere forse quel sentire seppur parziale raggiunto.
    In sostanza le analisi fatte nei commenti mi ingarbugliano i concetti.
    Resto sul semplice….

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  5. “Se il mio scopo è incontrare te nel sentire, sono già in un vicolo cieco.
    Il mio scopo è conoscere il sentire che mi genera, il Dio-in-me: conosciuto questo conosco il Reale, quindi anche te.”

    Molto, molto interessante!
    Vorrei evitare di ringraziarti ma non riesco.
    Grazie!

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  6. Fatico a cogliere la portata del post e dei relativi commenti.
    Quando lessi il brano in chat ne rimasi colpito per la parzialita’ ma non gli diedi particolare peso, mi sembra una parte del cammino legata al riconoscimento, al bisogno di conferme e come ogni fase del cammino, deve essere indagata ed abbandonata.
    Questa sorta di comunione con l’organismo e’ per me ( debbo ripertemi…) basata spesso e solo su un sentire che se e’ vero che passa anche da queste parole ”digitali” e’ piu basata sull’intuizione e mi costringe quindi ad avere una visione parziale e peculiare.
    Francamente, negli ultimi periodi, sento sempre piu un distacco, uno scollamento.
    Come dissi di persona ad un intensivo, fatico a trovare specchi, il mio limitato e parziale espormi a voi mi sembra vano, sterile.
    Nonostante questo faccio il possibile per condividere quello che queste letture suscitano in me senza pormi la questione se questo sia dovuto ad un mio limite o ad un limite dei miei interlocutori, cosa che trovera’ risposta nella relazione che avverra’ a prescindere da cio che appare.

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    • A Eddy
      Difficile, a questa distanza fisica, che tu possa trovare specchi..
      Questo è un organismo che discute poco nelle sedi digitali e quindi il mezzo è parzialmente vanificato.
      Ti posso però assicurare che nell’unico ambito in cui lo specchio può essere vero ed efficace, quello della relazione diretta negli “individuali”, i pochi che incontro sono persone che non si risparmiano.

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  7. “Cercate le anime con cui vibrate in sintonia e rafforzate i legami che vi uniscono a loro”.
    Parliamo concretamente – non in maniera astratta, mentale – di noi che frequentiamo il Sentiero. Che non ci siamo scelti.
    Siamo sicuri che stiamo facendo il possibile per cercarci come “sentire”? Che ne abbiamo compreso l’importanza?
    Questa l’intenzione con cui ho postato quel brano

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    • A Paolo
      Conosco il lavoro di Redfield dai tempi della discutibile serie “La Profezia di Celestino”, e, in sincerità, non l’ho mai particolarmente apprezzato.
      Appartiene al variegato circo new age, a quella componente statunitense di quel mondo che, ai miei occhi, semplifica (forse dovrei dire “semplificava” perché quel mondo ha perso molto della sua spinta propulsiva e riverbera oramai solo attraverso l’infinito palleggio delle condivisioni web e di alcuni ambienti che ancora di quello si nutrono) alquanto il reale e combina fra loro frammenti di saggezza dei popoli, delle religioni, dell’esoterismo e delle persone in modi che per lo studioso, o il monaco, o l’esoterista risultano perlomeno discutibili.
      Ciò non toglie che “dal fango nasce il loto” e dunque anche dal mediocre affiorano lampi di luce.
      So, Paolo, l’intenzione che ti guida e che è mille volte apprezzabile.
      Ho scritto questo post non per polemizzare, ma per distinguere.
      Sento una responsabilità: voglio dare un pane integro, non corrotto, possibilmente non contaminato da quello che più macroscopicamente mi risulta dubitabile.
      Quando debbo citare un autore, suggerirlo, indicarne un brano, voglio conoscerlo, vederne la vita, lo spessore della ricerca, le coerenze e le cadute, il respiro esistenziale insomma.
      Non cito mai, e non suggerisco mai autori di cui mi fido parzialmente, anche se, in alcuni passaggi hanno detto cose interessanti.
      Non chiedo ad altri di fare altrettanto, ma suggerisco sempre di considerare attentamente le fonti: chi ha detto cosa e quando l’ha detta, in che contesto e a chi.
      Questa è la ragione per cui sto lavorando su alcuni simboli che ritengo utili e fecondi tratti dal vangelo di Giovanni.
      O per cui, in futuro, lavorerò su alcune affermazioni di Meister Eckart (https://it.wikipedia.org/wiki/Meister_Eckhart), un mistico del XIII secolo particolarmente caro allo zen.
      Questa è anche la ragione per cui pubblico il Cerchio Ifior e il Cerchio Firenze, ma mai pubblicherei Georges Ivanovič Gurdjieff (https://it.wikipedia.org/wiki/Georges_Ivanovič_Gurdjieff)

      Ora, venendo al Sentiero, tu chiedi, giustamente: “Siamo sicuri che stiamo facendo il possibile per cercarci come “sentire”? Che ne abbiamo compreso l’importanza?”

      Io non so rispondere a questa domanda, ma conosco la via che ciascuno può indagare per rispondere.
      Non incontrerò mai l’altro nel sentire, se non incontro innanzitutto il sentire che mi muove, che mi origina.
      Se il mio scopo è incontrare te nel sentire, sono già in un vicolo cieco.
      Il mio scopo è conoscere il sentire che mi genera, il Dio-in-me: conosciuto questo conosco il Reale, quindi anche te.
      Dei modi di conoscere il sentire-in-sé parlo così tanto che oramai vi avrò nauseati, dunque non infierisco.

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  8. Arrivo alla lettura del post dopo che ne è nata una importante discussione. Riconosco la verità degli accenti su cui ci ha fatto posare lo sguardo Roberto ,e dovremmo imprimerci nel cuore il modo come il sentiero riconosce l’altro da sè, qualsiasi “vibrazione” possa emettere.

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  9. Questo richiamo ad andare oltre la rilevanza di sé mi riporta al mio posto. Il post di stamane in effetti rimanda al sentirsi parte di un’élite. Pur riconoscendo le buone intenzioni dell’autore, impercettibilmente porta ad una visione duale. Sono grata alla tua capacità Robi, di stanare ogni segno che alimenti questa visione e ci distogli dalla visione unitaria. L’attenzione deve essere massima, è facile scivolare sul terreno in cui l’identità cerca appagamento.

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  10. Ho avvertito una stonatura nella lettura del brano in chat stamattina. Con queste tue profonde parole, ritrovo l’allineamento con la Fonte Preziosa. Ringrazio entrambe le condivisioni, perché ognuna a suo modo ha comunque portato chiarezza in me.

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  11. Un passo più avanti rispetto al comunque apprezzabile Redfield. La comunione del sentire prescinde quindi dall’ampiezza del sentire stesso? Anche nella nostra comunità non è questione di prossimità di sentire?
    Commento a caldo, forse riflettendoci sopra potrei realizzare che sono discorsi diversi. Grazie.

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    • A Samuele
      Caro Samuele,si, la comunione dei sentire prescinde dall’ampiezza dei sentire stessi.
      Il sentire più ampio contiene tutti i sentire più limitati, dunque sono in comunione con tutti i gradi che sono contenuti nel sentire che “ho conseguito”.
      La comunione dei sentire implica la compassione verso ogni vivente, qualunque sia la sua evoluzione.
      Non solo: questo riguarda il divenire, nell’Essere non ha senso alcuno: tutto è Dio, sentire unitario.
      La nostra comunità (termine equivoco ed in perenne definizione) è un organismo composito di sentire, nel divenire; è Quel-che-è, nell’Essere.
      L’organismo è tenuto assieme dalla compassione, rifletti su questo, e, soprattutto, ci riflettano coloro che fanno difficoltà a capire il senso e il valore di questo procedere assieme.

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  12. Posso incontrare meglio il tuo sentire Roberto quando lo esprimi attraverso l’invocazione, la preghiera, la tensione mistica. Percepisco una vibrazione molto più profonda attraverso questo canale che mi permette di risuonare e sintonizzarmi. Grazie della tua luce.

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    • A Maria
      Sono forme differenti di stessi stati.
      Se prendo lo spunto da Gv. ed esprimo un’opinione, un sentire, essa/o vibra allo stesso livello di un’invocazione mistica, ma, avendo una forma più concettuale, giunge in maniera diversa all’interlocutore.
      Ora, la questione è proprio questa: vedere oltre il visibile.
      Non nego che la forma sia veicolo privilegiato per la trasmissione, o per la ricezione, ma voglio affermare che noi dobbiamo essere capaci di andare oltre la forma per cogliere l’essenza del sentire, la vibrazione di coscienza.
      Questo richiede un rilevante lavoro sul piano della sensibilizzazione, della percezione del sottile, dell’apparentemente nascosto.
      Ciascuno di noi è sensibile naturalmente a questo o a quello, ma il nostro obbiettivo è un altro: essere come le foglie..
      Ti invito inoltre ad una prudenza, se questo invito può avere un senso per te: diffida di ciò che nutre troppo il cuore. O troppo la mente, in altre persone.
      È uno sbilanciamento, la mentita spoglia dietro cui si nasconde una mente bisognosa.
      Ecco che viene privilegiato ciò che emoziona, ciò che scalda, ciò che consola; ora ciò che è maschile, ora ciò che è femminile. Nel tuo caso, magari, ciò che è più femminile..
      È una trappola e dobbiamo discernerla.
      Certo, ci sono momenti in cui si privilegia un contenuto, e altri in cui si può stare in altro: attenzione alla via di mezzo, al camminare sul crinale senza indulgere su un versante o sull’altro.

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