Quando non coltiviamo più il lamento

Quando non coltiviamo più il lamento, cosa diamo da mangiare alla nostra mente?
Quando la protesta cede il passo alla quieta e piena comprensione che la realtà non è sbagliata, ma è esattamente quella che può essere dati i sentire che la generano, di cosa riempiamo le nostre giornate?
Se non possiamo essere contro qualcuno, o contro qualcosa; a favore di qualcuno, o di qualcosa; neutrali a qualcuno, o a qualcosa, se non possiamo più emettere rifiuto, adesione o neutralità, se semplicemente abbiamo compreso che la vita non si attende che noi si esprima la nostra opinione, il nostro gradimento, che ne sarà di noi?
Non ne sarà niente, perché non ci saremo più, allora.
Ma prima che il nostro bisogno di apporre etichette, di dire la nostra, di esserci con un’opinione, un desiderio, un giudizio scompaia, cosa dobbiamo fare, prima?
Se siamo pronti, e solo se siamo pronti, possiamo osservare, ascoltare, lasciar andare.
Se non siamo pronti, facciamo semplicemente quello che ci viene più naturale, magari vedendolo, coltivando la consapevolezza del nostro aderire.


Se hai domande sulla vita, o sulla via, qui puoi porle.
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6 commenti su “Quando non coltiviamo più il lamento”

  1. Accanto all’osservare, ascoltare, lasciare andare, ci vedo anche il fare secondo il proprio sentire per portare a manifestazione il compreso in modo che costituisca il concime che porta a maturazione altre comprensioni.

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  2. Essere pronti
    non esserlo ma con la consapevolezza dell’adesione o del rifiuto
    non esserlo e non esserne nemmeno consapevoli

    tre situazioni diverse. La seconda e la terza mi sono più familiari, ma nessuna, credo, mi è completamente estranea.

    Rispondi
  3. Ho molte domande. Cosa intendi quando dici che di noi non ne sarà niente, perché non ci saremo più allora?
    Come si esce dal bisogno di apporre etichette, ecc. , cosa vuol dire se siamo pronti? non possiamo agire in qualche modo per poter essere pronti? Secondo te possiamo o no cambiare i nostri pensieri in merito a lasciare andare i nostri bisogni? Chiedo, secondo te tutto è legato al Karma? e come interagiamo con l’energia della terra? anch’essa è un essere vivente. Come si acquisisce la capacità di osservare e lasciare andare? Che differenza c’è fra chi lavora su se stesso per diventare consapevole e chi invece non se ne cura visto che tutti arriveremo alla meta e se è già stabilito dal Karma? Io di me sento che c’è qualcosa che mi impedisce di percepire quello che sono e sto impegnandomi a scoprire cos’è. Se comunque tutto accade perché impegnarmi allora? a cosa mi serve? ma come ci arrivo a lasciare che tutto accade se non mi impegno a scoprire come lasciare andare? Sto ripetendo la domanda perché per me è prioritario scoprire chi sono e tutto il mio essere, il mio comportamento, le mie azioni, i miei pensieri, tutto di me mi conduce in quella direzione e cerco di aprire i miei orizzonti senza fossilizzarmi su quello che credo io sia già diventata consapevole. Grazie.
    grazie

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