I fatti, l’oggettività, il dubbio

Si può coltivare senza sosta il dubbio e la relatività del proprio e altrui dire e fare?
Se il nostro quotidiano appoggia sul dubbio e sulla relatività di ogni accadere, su cosa appoggia?
Sul simbolo. Non dunque su quella frase, né su quel gesto presi alla lettera, soppesati e misurati, ma sul loro portato simbolico.
Dubitiamo dunque delle parole, delle certezze, delle oggettività, di ciò che la mente e i sensi ci raccontano, ma rimaniamo vigili nel cogliere il portato esistenziale e simbolico di ogni accadere.
Non è determinante ciò che mi hai detto, o fatto nel dettaglio, è importante l’ambito esistenziale nel quale è andato a cadere: cosa mi racconta di me, cosa mi induce a rivedere e modificare? Cosa mi racconta del rapporto tra te e me? Ed infine cosa mi dice di te?
I fatti parlano innanzitutto di noi, ma la loro interpretazione deve essere elastica, fluida, non imprigionata nei manicheismi.
E’ così! Meglio: potrebbe essere così? Procedere per tentativi, sostenuti e guidati dal dubbio e dal relativo, dalla consapevolezza che ogni passo è di scoperta di sé, dell’altro, del procedere e dell’essere.
La realtà non è oggettiva: essendo creata dal nostro sentire, di esso e ad esso parla.
Quando riusciremo a comprendere questo, entreremo nello sconfinato ambito dei simboli: i fatti sono i simboli che evocano i processi del nostro sentire che dalla non comprensione conducono alla comprensione.


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5 commenti su “I fatti, l’oggettività, il dubbio”

  1. “I fatti sono i simboli che evocano il processo del nostro sentire che dalla non comprensione conducono alla comprensione”…. Grazie Roberto!

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  2. Ma che ne è poi di tutta la comprensione se siamo chiamati a fonderci ed a riunirci con l’Assoluto? Che ne sarà di noi? Rimarrà qualcosa o siamo dei semplici contenitori funzionali a questi corpi spirituali che pure saranno chiamati a fondersi ed a sparire? “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”

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