Dosare le energie nella pratica quotidiana

Dosare le energie, capire i propri limiti e ad essi adattarsi è importante per la creazione di una cella esistenziale su misura.  

La prima settimana di pratica mi ha visto volenterosa alzarmi tutte le mattine alle 5:15 per meditare dalle 5:30 alle 6:00 quando il silenzio della casa è totale. Un risveglio anticipato di un’ora rispetto alla sveglia dei giorni lavorativi. 

Dopo una settimana…il crollo, alzarsi un’ora prima del solito è troppo per me, durante la giornata la stanchezza si sente, e allora prendo qualche giorno di pausa e rifletto. Poi cambio strategia, mi alzo alle 6:00 insieme al marito, faccio colazione e mi vesto, poi quando lui esce mi siedo in zazen. Molto meglio, la variazione di orario è solo di 15 minuti, sembra più sostenibile. 

Come dice Suzuki-roshi nel suo libro Mente Zen-Mente di Principiante “Proprio nelle nostre imperfezioni troverete, la base per la vostra mente ferma, la mente che cerca la via. Chi riesce a sedere subito in perfetto assetto fisico, di solito impiega più tempo a ottenere la vera via dello zen.  Chi invece trova grandi difficoltà nel praticare lo zen vi scorgerà un significato più profondo.”  

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11 commenti su “Dosare le energie nella pratica quotidiana”

  1. Grazie Mariela per la testimonianza.
    La pratica meditativa, all’inizio ma a volte anche in seguito richiede aggiustamenti personali.

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  2. Grazie Mariella. Come testimoni tu e Natascia il lavoro sullo zz è un lavoro di perfezionamento continuo e forse mai definitivo, come del resto è la pratica stessa dello zz. Siamo sempre dei principianti quando ci sediamo di fronte al muro.

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  3. Pratico da diverso tempo e ancora sento che la posizione non è di perfetto allineamento.
    Prima lo sgabello, ora il cuscino, sul quale solo da poco riesco a concludere i 40 minuti di Zz senza che le gambe mi si intorbidiscano fino a farmi male.
    Avverto se c’è una differenza di spessore anche minima nel tappetino, se la distanza dal muro è troppa, anche di pochi centimetri.
    Tutto questo, mi ha portato, nel tempo, ad affinare l’attenzione anche su altri particolari.
    Nel lavoro, nelle relazioni, nelle faccende quotidiane.
    La pratica mi ha educata a porre più attenzione al particolare.

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  4. La tua testimonianza parla un linguaggio autentico. Un conto quello che vorrei a livello identitario un altro quello che il mio nome è e puó.

    Da li parto. Osservazione attenta, conoscenza, consapevolezza fiducia e semplicità.

    Mi accetto. Vado oltre me rispettandomi e osservando quando copio il compito del vicino di banco.
    Faccio il compito a me possibile, senza scuse, senza scusanti. In semplicità. Non cerco la promozione ma il fare – e lo stare nel fare – con gli strumenti che ho fin qui acquisito.

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  5. È scientificamente provato, in neuroscienza, che un’abitudine e una consuetudine si instaurano non prima di 3 o 4 settimane dal loro inizio. Occorre quindi trovare il proprio ritmo esistenziale e mantenerlo con disciplina e volontà. In questo caso la forza di volontà fa la differenza. L’alternativa è tornare ai vecchi schemi inesorabilmente.

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  6. Anche a me è successo di fare vari tentativi prima di trovare la modalità più adatta alle caratteristiche personali .
    Sempre dobbiamo fare i conti con le peculiari energie……questione molto rilevante ora

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  7. giusto questo concetto si puó riportare a tutto
    nel mio caso l’allenamento fisico perché ho avuto grandi difficoltà a trovare il giusto equilibrio…
    ma sento che la strada é quella giusta…
    sia nello zazen che nell’allenamento che per ogni cosa…

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