La stabilità interiore è il frutto della pratica meditativa quotidiana

Se il muratore costruisce male le fondamenta, la casa sarà instabile: ciascuno di noi, ogni giorno, getta le basi della stabilità di domani e lo fa scegliendo cosa coltivare e cosa lasciare andare, di cosa nutrirsi e da cosa stare alla larga.
Ogni giorno coltiviamo pensieri, emozioni ed azioni e tutto questo permette di esprimere il compreso, di confrontarci con il non compreso e getta le basi dei passi futuri, di quello che faremo e saremo domani.
Il cammino della conoscenza, della consapevolezza e della comprensione a volte ci conduce in angoli angusti del nostro essere, su sentieri accidentati e qualche volta pericolosi: non potendo evitare di affrontare le sfide del non compreso, come possiamo operare per mantenerci lucidi, equilibrati il più possibile, consapevoli dei processi nei quali siamo immersi?
Attraverso una pratica meditativa quotidiana:
– una pratica di consapevolezza,
– una pratica di presenza,
– una pratica di vigilanza,
– una pratica di fiducia.
La consapevolezza di ciò che ci attraversa la mente, l’emozione; di ciò che ci condiziona nell’azione; della genesi di pensiero, emozione ed azione genera l’esperienza della presenza, l’essere saldamente radicati nel momento presente con l’insieme del proprio essere.
La pratica della vigilanza è indispensabile per mantenere la direzione esistenziale acquisita consapevolmente: “So dove sto andando e se devio so tornare sulla strada principale e vedo lucidamente, perché sono vigile e pronto, cosa mi conduce lontano, cosa mi distrae e cosa mi ammorba l’interiore.”
La fiducia è la condizione senza la quale nemmeno un passo può essere compiuto ed è la sostanza che evita che il nostro quotidiano divenga un campo di battaglia: noi non lottiamo contro noi stessi, contro la nostra mente, le nostre emozioni e contro il nostro non compreso.
Noi osserviamo, ascoltiamo, siamo consapevoli e torniamo senza fine all’essenziale: non lottiamo, siamo lucidamente presenti ai processi e al loro significato e decidiamo cosa alimentare e cosa lasciare e questo lo facciamo immersi nella fiducia che nulla è contro di noi e che quanto avviene è sempre alla nostra portata e, se avviene, significa che siamo pronti per vederlo fino in fondo.
La pratica meditativa quotidiana inizia in un solo modo: decidendo di fermarsi per un tempo determinato all’interno di ogni giornata.
La pratica si sviluppa attraverso la routine, la banalizzazione dell’esperienza meditativa stessa, il rifiuto e la noia, il senso di inutilità e di inefficacia ed infine fiorisce nel divenire parte integrante del nostro quotidiano, pratica di pura gratuità libera da scopo e funzione.
In alcune persone, in quelle che l’hanno fino in fondo interiorizzata, la pratica meditativa fiorisce in atteggiamento meditativo che percorre l’intero tempo quotidiano e l’insieme del pensiero, dell’azione e dell’intenzione.
In queste persone la pratica specifica tende a perdere importanza e viene prima o poi abbandonata: esse sono passate dalla pratica alla disposizione, all’attitudine meditativa.
In altre persone, la pratica perdura come necessità e alimenta la disposizione meditativa che in varia maniera si innerva nel quotidiano.
E’ difficile che qualcuno giunga alla disposizione meditativa senza essere passato per una pratica specifica, ma certamente è possibile essendo molteplici e non prevedibili i percorsi interiori dei singoli: esiste anche, certamente, molta confusione, e a volte anche una certa furbizia nel definire cosa sia la disposizione meditativa considerandosi interni ad essa con una certa leggerezza.
Chi ha alle spalle una lunga pratica meditativa esercitata quotidianamente per anni, sa quando il suo frutto è maturo, quando quella disposizione trabocca nell’ordinario feriale delle ore e dei giorni: lo sa, lo vede operare, è vita che si plasma a partire da un sentire, da una disposizione che sorge senza volontà, patrimonio del compreso.
Chi non è passato di lì, da quella pratica, può avere naturalmente acquisito uno disposizione meditativa in virtù del compreso comunque acquisito, ma corre il rischio di raccontarsela e può avere la necessità di confrontarsi con chi ha solide basi d’esperienza per verificare le proprie.
Concludendo: oggi gettiamo il seme che raccoglieremo nel tempo; oggi estirpiamo le infestanti che invadono il nostro seminato; oggi vigiliamo perchè la pianticella che cresce abbia il nutrimento che le necessita.
Ciò che domani vivremo l’abbiamo fondato oggi:
– con la pratica meditativa;
– con lo studio che informa, orienta e illumina la mente e l’interiore;
– con la dedizione al cammino nella gratuità, nella generosità, nell’altruismo;
– con l’esercizio senza fine della pratica della fiducia. OE ID8.2


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2 commenti su “La stabilità interiore è il frutto della pratica meditativa quotidiana”

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