Il bisogno di connettere pensiero, emozione e azione [45G]

Nulla è come vi raccontate. L’uomo è un corpo, cioè una forma attraversata da pensieri e da emozioni che nascono e muoiono, e compie azioni che non sono né coerenti e né non coerenti: sono moti. Tutto passa e va.

Un’emozione è soltanto un’emozione, un pensiero è soltanto un pensiero, liberi da condizionamenti, perciò una rabbia o una gelosia sono soltanto emozioni e non hanno quella causa che attribuite loro per dare coerenza a un processo di trasformazione interiore.

Siete voi a creare le connessioni per poter affermare che quell’emozione, o quell’azione, o quel pensiero vi appartengono, e in tal modo vi appartiene anche la possibilità di renderli sempre più armonici al fine di raggiungere la vostra meta evolutiva.

Ogni cosa che vi interessa, che vi stimola, che vi obbliga, che vi inquadra o che vi offre la possibilità di inquadrare gli altri, allora vi appartiene perché ‘vi riguarda’.
Così come vi appartiene la possibilità di connettere insieme pensieri, emozioni e azioni, in modo che siano coerenti fra di loro, anche quando non si incastrano come vorreste.

A quel punto, vi dite che il pensiero che ha originato l’azione era ‘positivo’, mentre l’azione compiuta non lo è affatto, e quindi è necessario ricreare una coerenza che vi rimetta in linea nel vostro sentiero evolutivo, perché le connessioni che operate vi servono anche per mantenere la rotta verso la trasformazione del vostro ‘io spirituale’.

Quando, poi, non riuscite a ristabilire un’armonia fra pensiero, emozione e azione, e non siete in grado di spiegarvi quell’insuccesso, allora ricorrete a un possibile pensiero ben nascosto nello stato preconscio, oppure vi rifugiate nell’inconscio, o addirittura chiamate in campo vite precedenti per motivare quel comportamento.

Tutto questo non fa che ricondurre ogni cosa a un ‘io’. E quindi, guai se sorge un dubbio sulle connessioni che operate: subito lo allontanate, perché temete che dalla messa in crisi, anche solo momentanea, del meccanismo di connessione possa emergere una realtà che non riuscite più a gestire, mentre voi avete un gran bisogno di gestire ogni cosa per dare un vostro significato alla vita, anche se sapete che non la controllate.

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.

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12 commenti su “Il bisogno di connettere pensiero, emozione e azione [45G]”

  1. Guardare il divenire con il filtro dell’Essere che tutto disarticola. Come dice Anna sorge panico a una prima lettura e questo è l’impatto che produce sul primo velo superficiale dell’identità: si genera la protesta, il volere accaparrarsi un angolo di divenire per issarci la propria bandierina. Poi quando la vibrazione raggiunge il sentire sorge leggerezza e l’impressione profonda che tutto è illusione, gioco che richiede di essere giocato senza essere tiepidi, bensì spendendosi fino in fondo.

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  2. Brano la cui comprensione credo sia tosto difficile.
    Non stiamo a prenderci in giro.
    Tutto nella “nostra” vita punta ad una coerenza.
    Non è che oggi faccio l’impiegato, agisco da impiegato, penso allo stesso modo e poi domani mi metto a fare l’operaio o il cameriere o che ne so io.
    Coerenza equivale a ordine, senza il quale la vita sarebbe un’accozzaglia di comportamenti senza logica, senza senso.
    Figuriamoci poi la vita sociale.
    Credo quindi che la portata dello scritto sia da ricercare più in profondità rispetto a quella banalità che rinviene da una prima lettura.
    Facile trovare sollievo e fascinazione da un disarcionamento di tal guisa tra pensieri, emozioni ed azioni.
    Sollievo derivante dall’allontanamento delle responsabilità: se quell’emozione è sorta, che ci devo fare io? Magari faccio sorgere spontaneamente anche l’azione che la traduce e magari quell’azione consiste nel picchiate una persona.
    Che ci posso fare io che fino a ieri manifestavo in piazza per la pace nel mondo se ora mi ritrovo a prendere a pugni un povero cristo?
    Non può essere così.
    È chiaro che serve un minimo di coerenza nella vita per evitare il caos.
    Da qui a cadere nell’accesso opposto del rigore e del fondamentalismo vi è poi uno spazio grande.
    Forse la lettura prende in esame quest’area tra le due polarità opposte: l’essere estremamente lascivi e l’essere estremamente rigidi?

    Non saprei ma non prendiamoci i giro solo perché siamo in ambiente protetto quando poi sappiamo che nella vita di tutti i giorni le cose funzionano assai diversamente ed assai diversamente è necessario che funzionino.

    Cerchiamo semmai il significato più profondo del post che in questo momento avverto ma non riesco a cogliere appieno.

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    • A Samuele
      Ciò che affermi appartiene al reale del divenire, a quel reale ordinario cui tutti siamo in qualche modo vincolati.
      L’autore parla di altro e lo fa rivolgendosi a coloro che ‘hanno orecchie per sentire’.
      Mentre siamo incarnati, oggi, è accessibile ad alcuni di noi la possibilità di vivere simultaneamente nell’ottica del divenire e in quella dell’Essere.
      Nell’ottica che tutto lega e in quella che nulla connette?
      Come tu sai, il Sentiero altro non è che questo tentativo e questa esperienza…

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  3. È la descrizione del non senso….
    Alla soglia di questa fase sorge il panico: tutto si smonta, tutto crolla, nessun appiglio possibile.

    Eppure una leggerezza estrema si sente nell’aria

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  4. Vivere un’emozione/pensiero/azione come manifestazione della Vita che ci attraversa, senza ricondurla ad un soggetto, senza connetterla ad un prima e un dopo…….un mondo si apre.

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  5. abbiamo bisogno di certezze per essere sicuri e sentirci a posto
    non vogliamo problemi,non accettiamo dubbi…
    non ci affidiamo facilmente alla vita che si dischiude cosī comé..

    liamo

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  6. Sì, nel divenire cerchiamo spiegazioni e connessioni per la trasformazione interiore, altrimenti non, ci sarebbe apprendimento.
    Se guardiamo ai fatti senza connotarli secondo la visione dell’Essere, la rabbia è solo un’ emozione, un fatto solo un fatto.
    Questa doppia visione degli accadimenti ci è davvero maestra

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  7. Se così è non vi colgo problema, è solo una meccanica, l’importante è divenirne consapevoli con un sorriso. La lettura ci aiuta in questo. grazie

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  8. Nel mondo del Divenire creiamo connessioni tra emozioni-pensieri-comportamenti. Questo ci aiuta a fare autoanalisi ed è a volte necessario. Nel mondo dell’Essere, un’emozione è soltanto un’emozione, idem il pensiero. In questo cerco di trovare un equilibrio, un pò come tenere il mondo dell’Essere come un sottofondo musicale, mi ricordo che c’è…so che è lì..le analisi del Divenire cercano di scorgere l’incompreso. Senza ossessione, con mente calma…a volte l’incompreso si schiude, a volte no…e tutto va bene.

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  9. È come dici.
    Eppure sorge anche tenerezza per l’individuo che al proprio livello cerca in qualche modo di tenere tutto insieme.
    Mi ricordo bene il primo libro che ho comprato sul meditare, oltre alla spinta all’acquisto non capivo nemmeno una parola di quello che era scritto.

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