Imparare a vivere il Ciò-che-È

Dedicheremo la seconda parte di quest’anno alla pratica del Ciò-che-È.
È accessibile a noi questa esperienza? Quali sono gli ostacoli e da cosa sono determinati, nel quotidiano?

Il Ciò-che-È

I fatti senza aggiunte.
Chi aggiunge? Il soggetto percettore somma ai fatti bisogni, desideri, illusioni, necessità vere o presunte.
I fatti scompaiono e rimane l’aggiunta, più o meno abbondante.
Scomparendo i fatti nella loro nudità, scompare il Reale e la scena è occupata dal piccolo reale soggettivo.
Le menti, oscurate dalla visione limitata che ritengono propria e di cui vanno fiere, dicono che i fatti nudi sono aridi: non sanno quello che dicono.

Arido ed effimero è il fatto colorato di bisogno, di desiderio, di illusione.
Vasto è il fatto senza aggiunte: significante, pregno di senso, saturante un’esistenza.

Il fatto colorato ha bisogno d’identificazione e d’illusione.
Il fatto nudo ha necessità di contemplazione.

È accessibile a noi?

Ci siamo a lungo preparati, abbiamo camminato le strade del duale, interiorizzato un paradigma, avviato una pratica meditativa e contemplativa, coltivato il pensiero e la pratica unitarie: chiaramente ciascuno è pronto a modo proprio, ed entrerà nell’esperienza del Ciò-che-È secondo la propria possibilità.

Cosa ci ostacola nel quotidiano?

Questo andremo a indagare. Uno a uno cercheremo di capire cosa introduciamo in ogni momento presente, cosa sommiamo ai fatti e perché lo sommiamo.

Perché lo sommiamo, questa è la chiave: da dove sorge la spinta a colorare Ciò-che-È?
Ci muoveremo dunque tra divenire ed Essere, inevitabilmente, conferendo sempre più importanza e centralità all’Essere, e alleggerendo la nostra adesione e identificazione al divenire.

Come e quando

A Officina Esistenziale di luglio introdurremo il tema.
Da settembre a dicembre lo sviscereremo (sperando che il virus ci permetta di tornare a incontri di 3 ore).
Da settembre, cinque persone, nella prima parte dell’incontro, si esporranno, e dialogheranno con i presenti.
Nella seconda parte interloquiranno con il conduttore.
Nel mese che precede l’incontro, i cinque esporranno brevemente nella chat OE i loro ostacoli: questo permetterà l’avvio di una riflessione dei singoli e comune: solo l’avvio, niente di approfondito.

La didattica

1- Divenire consapevoli dell’ostacolo che si interpone, della colorazione del fatto, della spinta che la genera attraverso tre vie:
a- scrivendo in chat e accettando l’interlocuzione;
b- esponendo in presenza disponibili al confronto con gli altri;
c- accettando di lasciarsi intarlare dal conduttore.


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18 commenti su “Imparare a vivere il Ciò-che-È”

  1. La questione della mente che vela il ciò che è a suo uso e consumo è aspetto che sto lavorando e su cui mi interrogo.
    “La provvidenza” non poteva far di meglio!

    In quanto alle modalità proposte, l’esperienza dice che senza esposizione né confronto, l’essere che sono difficilmente è in grado di apprendere.

    Grazie

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  2. Mi dispiace.
    Avevo letto il testo ed ero convinta di averlo commentato, ma negli ultimi tempi non sono stata molto centrata.
    Mi sembra che, a questo punto del cammino, imparare ad aderire al ciò che è nel quotidiano sia la sfida che ci aspetta, se no adoperiamo la frase senza sapere cosa in effetti significa.

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  3. Tutto è Uno….
    Ieri partecipò ad una conferenza di Metamedicina e la carta che mi viene data dice:”Smetto di essere il centro della mia stessa vita…”
    La fase che mi attende, per accogliere il Ciò che È

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  4. A questo punto del percorso, imparare a vivere il Ciò-che-è richiede anche un’attenzione al dettaglio, al singolo gesto, alla singola parola al fine di cogliere l’intenzione che muove il soggetto. Portando l’attenzione all’intenzione è possibile lavorare sulla scomparsa del soggetto. È possibile vedere il bisogno/aspettativa/desiderio che colora il fatto e che ci acceca di fronte al Reale.
    È un lavoro quotidiano di cesello.

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  5. Mi sono presa del tempo per le letture, stavolta forse, sono meno pronta.
    Ma stare sul ciò- che -È , è proprio il lavoro che vado affrontando.
    C’e bisogno di non aggiungere, ma per farlo devo modificare qualcosa, altrimenti non vedo.
    È un’esigenza che si impone e che richiede un tempo di vuoto.

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  6. “Le menti, oscurate dalla visione limitata che ritengono propria e di cui vanno fiere, dicono che i fatti nudi sono aridi: non sanno quello che dicono.”
    E’ vero…i fatti nudi sembrano aridi. La mente ha fame di altre aggiunte…

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  7. “Il fatto colorato ha bisogno d’identificazione e d’illusione.
    Il fatto nudo ha necessità di contemplazione.”
    Da illusione a contemplazione.

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  8. Per riuscire sottrarre il superfluo affinché emerga la nudità dell’Essenziale occorre conoscere ciò che ci spinge a aggiungere in ogni scena il non-necessario.
    Prosegue il programma dell’Essere.

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  9. Provare a mettere in pratica quello che da tempo proponi è che noi tentiamo di fare.
    Questa didattica ci aiuterà senza dubbio anche se già mi sento bloccata.

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  10. Trovo la danza unitaria del divenire ed essere la strada da percorrere. Condivido e aderisco pienamente al percorso. Allenarsi a vedere il ció che è…allenarsi a sentirlo mentre accade

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