La perdita di sé stessi e l’essere specchio

[…] Quando muoiono gli oggetti psichici che imprigionano l’uomo ancora identificato nella propria mente, cessano le aspettative, cessano le delusioni, cessano i timori ed emerge un fondo di dolcezza per tutto ciò che accade, sfaccettandosi ai suoi occhi.
L’uomo lo vive senza aggiungervi spiegazioni, finalità o etichette; ed è da lì che nasce una nuova tenerezza che è accoglienza per quell’altro da sé – fatti o esseri – che si presenta.
Se stesso e l’altro sono espressione del mondo dell’accadere, che lui può riconoscere perché è morto dentro di lui un mondo tutto suo.
Esiste già quel mondo al di là della vostra consapevolezza, un mondo di cui siete espressione, ma voi non lo riconoscete perché siete abituati a rappresentarvi un mondo duale legato al vostro “io”.

[…] L’uomo in cui domina uno stato di quiete viene colto da ciò che si presenta ed il pensiero non crea ma si pone all’ascolto dei fatti e degli esseri che appaiono.
In quel silenzio interiore è possibile cogliere la presenza di una rete che interconnette e pervade tutto ciò che esiste.
Stiamo parlando di un mondo che ingloba già ognuno di voi, anche quando continuate a leggere unicamente il vostro mondo.
E’ un mondo di cui gli esseri possono essere solo specchio, specchio inconsistente, cioè che non fa altro che riflettere immagini non proprie.
Lo specchio è pura assenza di contenuto: le immagini non sono lì dentro racchiuse, ma tutto ciò che gli si pone davanti viene rispecchiato.
L’essere specchio è l’essenza che caratterizza gli esseri quando, svuotati del loro protagonismo, incontrano la perdita di se stessi.

Fonte: La Via della Conoscenza, Il fare nell’accadere (94) 

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4 commenti su “La perdita di sé stessi e l’essere specchio”

  1. La quiete! Lo specchio riflette, non giudica ciò che accade. Capisco la difficoltà di Antonella, ma comprendo che potrò fungere da specchio solo quando il protagonista è scomparso, e allora tutto ciò che accade non provocherà in me nessuna resistenza.

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  2. Se siamo immersi nella nostra quotidianità non credo che si riesca a raggiungere quello stato, occorre una quiete anche esterna oltre la nostra quiete interna.

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  3. Bella l’immagine dell’essere specchi! il mio timore a volte è non riuscire a comprendere quando siamo semplicemente nella disposizione di specchio e, quando invece, per non soffrire, congeliamo le nostre emozioni.

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    • Se ci rifletti, non è difficile da discernere: lo specchio è estremamente vitale in quanto attraversato da tutte le correnti; quando siamo congelati c’è in noi una ottusità..

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