Difendersi e promuoversi: la costruzione dell’identità [scomparire20]

[…] Il primo binario sul quale si muove l’azione dell’uomo è quello di difendersi. Nel difendervi vi dite: “Bisogna che mi protegga perché il mondo circostante mi mette in difficoltà nella costruzione di una identità che sia solida, poi nei miei programmi di azione, nei miei progetti e nelle mie scommesse che sovente devono fare i conti con resistenze o con ostacoli esterni a me”.

L’azione viene vista proprio come mezzo per stare dentro una coesione sociale, spesse volte caratterizzata dal ‘dover essere’ o dal conflitto. Quindi vi proteggete. Ad esempio, l’altro da voi può esercitare, inconsapevolmente o meno, un vincolo su di voi: se mostra di amarvi, oppure se non vi stima come vorreste.

Quando diciamo che l’uomo considera l’agire anche come un proteggersi, non intendiamo che lui si difenda esclusivamente: può anche rivolgersi all’altro con fiducia, restando però attento nel gestire i vari rapporti sociali. E si difende anche dai pericoli naturali; pensate a quante paure nascono in voi quando l’ambiente comincia ad alterarsi e già temete possibili disastri nella vostra piccola porzione di mondo. Pensate alle malattie che si presentano in voi, oppure ai contagi che arrivano dall’esterno e che vi mettono in allarme, perché il proteggersi può anche avere a che fare con la consapevolezza della fragilità del proprio corpo.

Però, nel continuo tentare di evitare possibili rischi, per forza di cose vi vincolate dentro un’ottica molto ristretta. Mentre è possibile, di volta in volta, sottolineare la presenza di un vincolo o di una risorsa, ma anche intravedere già nel vincolo la risorsa lì presente. Eppure la mente ha una visione ristretta e sovrappone ai vincoli, che fanno parte del vivere quotidiano, il concetto di “problema”, e così vedete ben poco sia vincoli che risorse. Però le opportunità non sono date dal raggiungere quell’obiettivo che avete in mente, e i vincoli non sono dati dal fatto che, invece, vi viene inibito.

Il secondo binario sul quale si muove l’azione che l’uomo mette in atto è quello di promuoversi. In base a esso lui può dirsi “Io agisco” sottolineando il suo ruolo da protagonista e l’importanza della propria azione attraverso cui legge anche il peso o la valenza delle azioni altrui. Proteggersi e promuoversi hanno a che fare con la costruzione di un’identità. L’identità ve la costruite tassello dopo tassello, e vi caratterizza, pur essendoci in ogni identità una parte comune a tutti.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com

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1 commento su “Difendersi e promuoversi: la costruzione dell’identità [scomparire20]”

  1. “La mente ha una visione ristretta e sovrappone ai vincoli, che fanno parte del vivere quotidiano, il concetto di “problema”, e così vedete ben poco sia vincoli che risorse”.

    L’umano è strutturalmente “condizionato”. Ci sarebbe da chiedersi se questo non riguardi anche i piani superiori; credo proprio di sì, dato che solo l’Assoluto non è condizionato, essendo esso, ab-soluto, ovvero sciolto da ogni limite.
    Dunque, vedere il limite o condizionamento come “problema” significa apporre un’etichetta, un giudizio.

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