Una voce: Avete chiesto di parlare dello scomparire dell’agente. Agente è colui che, nel compiersi di un’azione, si identifica in essa, quindi è colui che si dichiara essere protagonista o titolare di quell’azione ed è colui che si dichiara esserne l’artefice o creatore.
La via della Conoscenza non vi parla del suo scomparire, ma di un processo del suo scomparire come agente. Quando l’agente scompare come identificazione in un “io”, siamo in presenza di una realtà non-mente, ovverosia non più di un colui.
La via della Conoscenza è un contro-processo rivolto ai processi e alle strutture della vostra mente; vengono messi in crisi i vostri attaccamenti e le vostre identificazioni nelle azioni, nei pensieri e nelle emozioni. Quando vi aprite al contro-processo, la vostra struttura mentale viene negata in ambiti sempre più ristretti, anche perché siete attirati dalle continue provocazioni che subite, dalle sistematiche negazioni, e dai suoi tanti paradossi. Quando c’è una presa di distanza dalle proprie strutture – il sorgere del dubbio – inizia il processo dello scomparire del proprio “io” agente.
Raccolta fondi per le iniziative editoriali del Sentiero contemplativo
Nella via della Conoscenza tutto si riduce a un contro-processo – che voi considerate erroneamente un “percorso di conoscenza” – che vi affascina perché presenta un nuovo modo di vedere la vita, voi stessi, l’altro da voi e il Divino; e lo fa mettendo in crisi il vostro protagonismo e l’identificazione in tutto ciò che credete appartenervi.
Un contro-processo che introduce un dubbio nella vostra mente: quel piccolo dubbio che riesce a far crollare le vostre certezze.
Un contro-processo che vi propone nuovi concetti – pur sempre concetti – che vi attraggono per il loro essere lontani dal vostro modo di giudicare, di etichettare e di formulare concetti su concetti.
Un contro-processo attraverso il quale si aprono davanti a voi spazi inesplorati su tutto ciò che non gestite e che non dominate, perché vi mostra e vi rimostra che tutto è altro da voi, proprio altro.
Un contro-processo che però mai può svelarvi il mistero profondo e insondabile di cui tutti siamo parte.
Badate bene, ogni volta che vi verrà dato un nuovo concetto, la vostra mente si affascinerà e subito metterà sopra l’etichetta: “È questa la verità!”, e lì vi attaccherete. Ma anche quello vi verrà messo in crisi e vi verrà sottratto, proponendovene uno diverso – sempre concetto – al quale vi attaccherete come se fosse una “verità ancora più profonda”.
Questo è il gioco della via della Conoscenza, un gioco che si ripete e che vi tiene attaccati lì, facendovi però perdere certezze a vostra insaputa.
Attenti, però, perché ogni volta che, guardandovi l’ombelico, vi direte compiaciuti di aver fatto un progresso, cioè un passo in avanti nella via della Conoscenza o nel vostro miglioramento, ne sarete scivolati fuori, di nuovo dentro i pascoli della mente.
Il gioco è quello di attirarvi, di volta in volta, con nuovi e più affascinanti concetti, utilizzati semplicemente per sfilarvi i vecchi. Affascinati dai nuovi, non vi accorgete di perdere quelli vecchi, quelli a cui vi attaccate. L’unico possibile piccolo segnale è la sensazione di uno sfilarsi di pesi – cioè strutture della vostra mente – e di sentirvi alleggeriti nel vivere quotidiano, quindi anche nei rapporti.
In questo gioco, che è un contro-processo dei processi della vostra mente, non si è dei privilegiati, non si guadagna niente, non si porta a casa niente e non si migliora. Si può aprire, però, uno spiraglio sulla realtà in sé che mai vi è possibile conoscere e interpretare, perché quello che introiettate sono le vostre costruzioni mentali, proprio quelle che la via della Conoscenza mette semplicemente e ripetutamente allo scoperto e in crisi. Il mistero che c’è al di là di voi, come “io” individuale, non è, e mai sarà, descrivibile a parole. Quindi non è un premio in questo gioco.
Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo
Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
- Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
- Le basi del Sentiero contemplativo
- Il quadro unitario di Essere e divenire
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro L’Essenziale, revisione 2023, capitoli 1, 2, 3 fino a Meditazione, PDF ed EPUB
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
“È questa la verità!”, e lì vi attaccherete. Ma anche quello vi verrà messo in crisi e vi verrà sottratto… Meravigliosa VDC che mostra la possibilità di ridere della nostra irrilevanza!
A una prima lettura è emersa una certa resistenza alla impossibilità di realizzare una meta o una conoscenza conoscenza profonda. Illustrazione molto chiara, da tenere presente, grazie.
Un percorso, credo, non per tutti. Alla fine o nel durante, accanto a leggerezza e liberazione, si possono incontrare deserti aridi, crisi di senso, vuoti abissali. Lontani sono i tempi in cui pensavamo che dio ci volesse bene se facevamo i buoni e non commettevamo i peccati. Ma quelli erano tempi dell’infanzia spirituale, nella quale credevamo ancora a babbo natale o a un dio, rigorosamente maschio, antropomorfo. Benvenuta adultita’ con le sue gioie e i suoi guai. Che poi pensare di essere evoluti dalla fanciullezza spirituale, come vado affermando, è probabilmente già una trappola mentale che il contro processo della VdC potrebbe ben scardinare.
Molto chiaro grazie
Descrive molto bene quel che è la VdC. Non lascia spazio a dubbi o personali interpretazioni.