Come opera una mente: sollecitazione, passato, etichetta [scomparire2]

Dentro un cammino interiore – quello del “passo dopo passo” – l’uomo si appropria dei passi che fa e di quello che incontra, costruendo concetti. È diventato desideroso di riempirsi di verità “sempre più” profonde ed ha come meta l’essere “sempre più” responsabile.

Quindi, il cammino interiore è un continuo riempirsi di concetti che si ritiene essere funzionali al proprio miglioramento; in sostanza è nutrire la mente del cibo a essa necessario per sussistere.
In quel “passo dopo passo”, vostri sono i limiti da correggere, vostri gli errori del passato, vostre le conquiste, vostri gli atti d’amore verso gli altri e vostri i “passi in più” verso la meta evolutiva.

Però l’uomo si appropria anche di quello che è esterno a lui, vale a dire dei comportamenti altrui, del tempo che scorre e della vita nel suo profondo mistero, che lui non coglie, perché la ritraduce attraverso i propri concetti.

Incontrando il contro-processo della via della Conoscenza, l’uomo procede con gli stessi passi, con le stesse modalità e con le stesse speranze, e perciò non si accorge che quello che incontra come concetto di cui appropriarsi sembra già suo e invece gli sfugge di mano. Il gioco è che non riesce a riempirsene e perde, perde, perde quello che tratteneva. Questo gioco si ripete sempre uguale, anche se all’uomo sembra diverso: lo disorienta eppure lo affascina, perché il gioco segue fedelmente quel “passo dopo passo” a lui caro e nega i processi che mette in campo la sua mente.

Che cosa fa la mente? Descriviamone il processo ripetitivo.

1 – Sollecitazione. Venite sollecitati da un’offesa, da una conferma, da un fatto qualsiasi, da un evento lontano; tutto ciò che accade intorno a voi, e vi interessa, vi sollecita, quindi “vi riguarda”.

2 – Confronto con il passato. Cercate di etichettare le sollecitazioni andando a ripescare nel passato situazioni simili. Ma come avviene il vostro processo di confronto? Avete creato dei parametri attraverso cui leggere quei fatti che – vi dite – “vi riguardano”, perché senza vecchi parametri non riuscite a interpretare le sollecitazioni della vita, che sono sempre nuove e neutre e spesso imprevedibili. Il processo è quello di trasformarle in vecchie e conosciute.

3 – Nasce l’etichetta. Questo vostro processo, che è il presentarsi di una sollecitazione e il confronto con il passato utilizzando vecchi parametri, vi porta inesorabilmente a pronunciare l’etichetta oppure il giudizio: “È belloè brutto”, “Mi serve – non mi serve”, “Va bene – non va bene”, “È giusto – è sbagliato?”. Ecco sintetizzato il processo mentale.

A quel punto, un fatto – cioè un evento o una parola pronunciata, oppure un gesto – diventa un oggetto psichico, vale a dire non più quel fatto, non più quella sollecitazione neutra, ma una vostra interpretazione alla luce del passato e automaticamente etichettata. Eccolo trasformato in un oggetto della vostra mente.

E anche quando si presenta un fatto che non vi richiama nulla di conosciuto, andate comunque a cercare nel passato fatti consimili, sempre alla luce dei parametri che avete, che sono gli elementi di misura creati e standardizzati nella vostra struttura mentale. I parametri non sono gli stessi per ogni persona, ma il processo è sempre il medesimo per ciascuna mente. Quello che si diversifica da mente a mente è il contenuto dell’accumulo del passato e la tipologia delle etichette.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com


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4 commenti su “Come opera una mente: sollecitazione, passato, etichetta [scomparire2]”

  1. Sono perplessa. Il confronto con il passato non avviene tout-court, secondo me ma agiamo secondo le esperienze e gli apprendimenti sedimentati. Se c’è lettura, se mai, avviene con occhi diversi, non identificati, se la comprensione c’è stata, altrimenti non ci sarebbe apprendimento. Quindi se c’è stato apprendimento non metto neanche etichette.

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  2. È così che funziona e ne prendiamo atto, assieme all’autore del post che non formula alcun giudizio al riguardo, pur se potrebbe lasciar intendere che vi sia qualcosa di distorto nella nostra meccanica di funzionamento. Quel che dice in premessa invece, nel cammino fatto col Sentiero Contemplativo, va in gran parte ridimensionato alla luce del fatto che più che riempirci di concetti e di virtù (pur innegabile), è che ci si è basati sul fare esperienza. Quindi dal mero piano mentali si è andati a “lavorare” (sperimentare, vivere), su tutti i piani, contattando il sentire.

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  3. Il presente giudicato ed etichettato dalla mente è anche normalizzato, imbrigliato dal e nel sistema d’ordine con cui ognuno di noi va nella vita. La possibilità di liberare i fatti e di viverli per quello che sono dipende dal grado di flessibilità del sistema d’ordine stesso.

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