La mente per costruire l’identità e per disfarla [vdc34]

Le basi della Via della conoscenza. Per la via della Conoscenza, lasciarsi andare vuol dire accettare che non si esiste come io, che ogni propria azione è un’onda, che ogni proprio pensiero è un’onda, che ogni propria emozione è un’onda, e allora a che cosa serve la vostra mente?

La vostra mente serve a voi per unificare le onde e dar loro un nome: il vostro, ciascuno il proprio.

Poi la vostra mente può servire per disfare questa unione e riportare le onde a essere soltanto onde, e quindi predisporsi a qualcos’altro. Sarà sempre ancora la vostra mente a operare questo, e quindi dietro questo sfarsi della vostra unità ci sarà ancora la vostra mente, che però a quel punto accetta un principio che è alla base della propria dissoluzione, anche se non è ancora la propria dissoluzione, poiché la vostra mente esiste soltanto in quanto c’è un’unità che si costituisce da quando nascete coi primi vagiti a quando morite con gli ultimi lamenti.

Senza quell’unità tra pensieri, azioni ed emozioni, costituita dalla vostra mente, voi non potreste chiamarvi con un nome e cognome.

E quindi lasciarsi andare o lasciarsi portare dall’onda significa aderire a ciò che la vita vi propone, non passivamente ma con la vostra mente chiara, poiché ha accettato di non unire più le onde ma di disgiungerle. Quindi una mente chiara disgiunge le onde, anche se voi potete pensare che non sia più la mente, ma la Coscienza.

È ben detto, anche se, finché esiste la vostra mente, la Coscienza fa i conti con una mente che esiste ancora. Ed è ancora la vostra mente che opera la disgiunzione, sia pure limitata e ridotta dal fatto che la Coscienza può a quel punto esprimersi in modo più esplicito.  

Infatti, se si sfà l’unità di ciò che vi costituisce, la vostra mente raggiunge la quiete, anche se c’è ancora, e in questa quiete parla la Coscienza, cioè dentro il disgiungersi di ciò che continuamente voi volete unificare.

Difatti, voi date senso alla vostra vita perché vi spiegate l’oggi con ieri e il domani con l’oggi, anche nel percorso spirituale, mentre chi è incamminato verso la non-mente arriva al punto di disancorare tutto questo dal legame che lo crea, ovverosia dall’idea che vi sia un percorso, che vi sia una strada o che vi sia un sentiero, poiché tutto ciò che c’è è soltanto l’onda che si presenta in varia forma e alla quale, a seconda dello stato della vostra mente, voi aderite pienamente o cominciate a dubitare o infine disarticolate questa unitarietà che la vostra mente impone sempre sulle cose: non soltanto su di voi ma anche sugli altri, sulla realtà, in ciò che accade, sui fatti, sugli avvenimenti, sul mondo, sul dover essere delle cose, di voi stessi e degli altri.

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3 commenti su “La mente per costruire l’identità e per disfarla [vdc34]”

  1. Mi viene da pensare che la vera resa non potrà mai venire dalla mente, ma da qualcosa che fa “violenza” alla mente. Credo che sia per questo che quando parliamo di “Ciò-che-è” lo associamo al “deserto”, proprio a causa di questa “forza” che “disinnesca” qualsiasi tentativo di unificazione da parte della mente.

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  2. La mente che lega e la mente che slega. Imparato a legare i fatti, è necessario poi disarticolarli per viverli separatamente, fatto distinto da fatto, onda distinta da onda. Solo se si sta sul semplice fatto, si vive il reale

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