Il fine della mente/io è di affermare la propria centralità [vdc7]

Le basi della Via della conoscenza. La vostra mente è sempre lì, pronta a governare, pronta a incitare, pronta a controllare, pronta a dire: “Io sono disponibile, io sono pronta ad andare verso un’altra direzione“.

Ed è per questo che noi di volta in volta frustriamo la vostra mente; non perché vi vogliamo provocare, ma perché noi vogliamo sminuire questa vostra mente e vogliamo far sì che un’altra forma mentis emerga.

La vostra mente non è altro che un luogo comune, cioè non è altro che un modo di dire che spesse volte si riveste di mille sfaccettature e di mille significati.

Ve ne do soltanto uno: la mente è l’io, né più né meno, e ogni volta che dichiara qualcosa esprime soltanto l’essere duale, ogni volta che dichiara qualcosa esprime soltanto la propria limitazione, ogni volta che dichiara qualcosa esprime soltanto ciò che può comprendere e che – proprio perché duale – non è altro che limitazione.

Ma poiché la vostra mente vi fornisce il mezzo per ascendere, io sono costretto anche a dire che la mente vi aiuta, la mente vi inganna, la mente vi tradisce o che la mente vi spinge; tutto è vero, purché siate consapevoli che la vostra mente è tutto questo.

Non c’è una mente che aiuta e una mente che incatena; non c’è una mente che aiuta a distinguere e una mente che confonde, ma è sempre la vostra mente che, di volta in volta, usa l’uno o l’altro metodo pur di mantenere la presa.

Non c’è una mente limpida e una mente confusa nella propria sostanzialità; certamente si può dire che una mente, dal punto di vista del vostro quotidiano, è limpida o confusa ma, dal punto di vista del percorso evolutivo, la vostra mente è sempre la mente, e può usare dell’uno o dell’altro metodo proprio per incatenarvi a se stessa, ovverosia per impedirvi di definirvi Coscienza. Questa è la vostra mente. Fonte

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6 commenti su “Il fine della mente/io è di affermare la propria centralità [vdc7]”

  1. Come sappiamo “infiniti sono gli insegnamenti” come infiniti sono i modi di nascondersi e di sofisticazione della mente al fine di riaffermare la propria centralità.
    Il dubbio come ricorda Natascia è sicuramente uno strumento imprescindibile, ma forse ancor più può il rapporto con l’altro.

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  2. Forse l’unico antidoto è praticare il dubbio.
    Ogni volta si scava un po più a fondo.
    Ogni verità capita, sarà parziale, ma almeno non ci cristallizziamo.
    Rimaniamo aperti al Sentire, l’unica fonte Reale, la cui voce per essere udita, ha bisogno di mettere a margine la mente.

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  3. Torna il concetto di consapevolezza: la capacità di vedere da molte angolature permette di “smontare” il duale anche quando affiora.
    Non è tanto l’eliminazione di questa modalità, che fra l’altro è impossibile all”incarnato, quanto l’esserne consapevole.

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  4. Infatti la mia mente dice che non posso definirmi coscienza, come in una fase mi era sembrato di poter affermare.
    La coscienza infatti non può ad es. avere paura.
    Paura di cosa, visto che è immortale?
    Sono “io” che ho paura di andare a Kiev con uno striscione di pace.
    Perché è a me che fa male se mi sparano, ferendomi o uccidendomi.
    Il culo è il mio.
    La coscienza gioca sulla mia pelle.
    Non posso manco dire però che “io” sono la mia mente perché se fosse per la mente sarei già a Kiev.
    È un bel casino, forse indefinibile in quanto sempre mutevole.
    Stiamo a vedere quel che succede.

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