Possiamo definire tutto il reale ‘Amore-che-È’, o, se preferite, ‘natura di Buddha’, ‘natura autentica’, ‘Essere’, Ciò-che-È’. La sostanza è che tutto ciò che esiste è Realtà dell’Uno che prende forma nella illusorietà del divenire.
Dall’Essere origina il divenire e questo non è che una forma diversa dell’Essere, una sua manifestazione creata dalle leggi proprie del divenire contenute nell’Essere.
La vita dell’umano si svolge – almeno a certi livelli – nel divenire, ed è relativa a quanto la sua comprensione e consapevolezza gli permettono di cogliere della natura del divenire/Essere.
Quindi il divenire è per l’umano tanto più vasto quanto più la sua comprensione avvolge l’Essere.
Il divenire è creato dalla percezione di un soggetto percettore: la limitazione ‘virtuale’ del sentire unitario (perché in realtà mai il sentire si limita, ma così appare in virtù delle leggi del divenire), genera sentire limitati e questi originano sensi di varie materie e frequenze vibratorie che rendono l’Essere, immobile e senza tempo, qualcosa che diviene.
Un sentire unitario e indivisibile, letto all’interno delle leggi del divenire, si configura come una ‘tensione’ da un sentire più limitato a uno più vasto: tutto il motore del divenire/illusione inizia da qui.
L’Amore/Essere, costitutivo di tutto il reale, appare limitato – come tale sperimentato – e diviene amore per i figli, per il partner, per gli amici, per il lavoro.
L’infinitamente vasto e universale assume una direzione, si connota come particolare, ma lo è solo in virtù della limitazione illusoria che introduce il sentire virtualmente relativo che lo genera, e grazie ai corpi che lo manifestano e percepiscono.
Un grande gioco illusorio e irreale rende l’Amore, che si spande in tutte le direzioni, un amore che ama questo e quello.
Dall’Essere Amore di ogni creatura, si diviene colui o colei che ama.
La sfida del monaco è andare oltre la frammentazione illusoria del Reale, comprendere come l’Uno appaia nei molti e non subirne il gioco. Rompere l’illusione, l’identificazione con il divenire.
Questo non si consegue semplicemente conoscendo il meccanismo illusorio, ma comprendendolo.
E lo si comprende attraverso l’esperienza dell’illusione e infine la contemplazione sia dell’illusione che del Reale.
Nel mentre, viviamo stretti nella tensione tra l’Amore-che-È e l’amore che ci è possibile nell’illusione: tensione che non ci dà pace, come è giusto che sia.
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Non è il fulcro del post ma la mia attenzione si sofferma sul “Possiamo definire tutto il reale ‘Amore-che-È”. Ci si sofferma perché vi ci inciampa. E mi fa rovinare bruscamente a terra. Francamente tutto questo “amore” che ci circonda non lo vedo e de c’è, lo devo cercare sotto strati di sofferenza, di violenza, di sangue, nei quali preferisco non mestare. Ma sono quelli che si impongono alla mia attenzione. Per farla breve, quando leggo “Dall’Essere Amore di ogni creatura, si diviene colui o colei che ama” mi sovviene quando, desideroso di amare ogni creatura acquistai un leone e una gazzella. In pochi giorni capii che non potevo amare entrambi perché la legge che regolava la loro esistenza non poteva essere quella dell’amore ma era quella della sopraffazione. Chi ha creato quest’ordine di cose, non può essere “Amore” e quest’ordine di cose “non è amore”. “Quel che è”, ai miei occhi, appare molto ma molto lontano rispetto a ciò che penso quando penso ad “Amore”.
A Samuele Credo di comprendere ciò che dici. La mia esperienza è quella che nel post descrivo ed è figlia di una disposizione contemplativa.
La tensione è ciò che spinge oltre sè. Potremmo dirci bravi innumerevoli volte, potremmo gratificarci per il bene profuso o appagarci delle nostre buone azioni. Ma non è così. Ad un certo punto dubiti che sia quella la via. Ogni gesto, ogni pensiero è monitorato e ogni volta, è possibile scoprire ciò che vela l’espressione dell’Amore vero.
Grazie per questo nuovo post sull’amore che ci apre alla comprensione della rapporto tra l’amore che è e l’amore possibile
Gratitudine per queste parole, chiare, limpide come acqua di fonte
L’Amore è una condizione ontologica, è l’autentica natura del Reale. Sorge una proporzione da quanto letto nel post: quanta più aderenza al divenire illusorio tanto più amore limitato; quanto più apertura all’Essere e comprensione della vacuità delle forme del divenire, tanta più esperienza dell’Amore/Gratuità. Tutto accade per Gratuità, è la non comprensione dei sentire relativi che la “sfigura” in “interesse”, “possessione”, “egoismo”, ecc.
Comprendo che è così! Grazie