Possiamo definire tutto il reale ‘Amore-che-È’, o, se preferite, ‘natura di Buddha’, ‘natura autentica’, ‘Essere’, Ciò-che-È’. La sostanza è che tutto ciò che esiste è Realtà dell’Uno che prende forma nella illusorietà del divenire.
Sintesi cammino unificazione
Se la mia fede dipendesse..
Se la mia fede dipendesse dai segni, sarebbe simile ad una pianticella che cresce sulla sabbia.
Se la mia fede dipendesse dal credere che qualcuno è risorto da morte, sarei un mercante: nel mercato del dare e del ricevere, della speranza e del desiderio perderei me stesso, in balia della paura del limite e della morte.
Contemplare l’accadere come Ciò-che-è (La disposizione interiore unitaria 7)
7- Salire sul monte, contemplare l’accadere come Ciò-che-è
Il gesto del salire sul monte corrisponde ad un tirarsi fuori da un groviglio, dal rumore di sé, dall’eccesso di sé che, forse, oramai possono essere lasciati alle spalle: salendo il sentiero del sentire, lo sguardo della comprensione si amplia, il respiro del vivere è più pieno. Ciò che affollava la mente e lo sguardo, ora, passo dopo passo si allontana e possiamo risiedere in uno stato a noi più naturale.
Sviluppare lo sguardo del genitore (La disposizione interiore unitaria 6)
6- Sviluppare lo sguardo del genitore che osserva la processione dei fatti, sa intervenire e sa astenersi
Il genitore vede ciò che il figlio adolescente non vede. Perché? Perché il figlio vede sé, i suoi bisogni, le sue necessità espressive al centro e il mondo come periferia, un luogo indefinito da usare, o da temere.
Un genitore dovrebbe vedere sé e i propri figli incastonati nell’organismo mondo, ciascuno con la propria funzione e necessità esistenziale.
La vita provvede il necessario a ciascuno (La disposizione interiore unitaria 5)
5- Sapere che la vita provvede il necessario a ciascuno: la fiducia
Il principio fondamentale dell’esistere dimenticato senza sosta da ognuno di noi.
Non creduto, non coltivato, non aderito: uno scetticismo di fondo non ci permette di vedere l’essenziale, il vero, l’evidente.
Perché questo? Perché noi crediamo che il bene sia ciò che ci piace, ma siccome quello che la vita ci manda non sempre ci piace, allora non riconosciamo ciò che viene, anzi pensiamo esso sia ingiusto e non adeguato a noi.
Essere disposti a togliere (La disposizione interiore unitaria 4)
4- Essere disposti a togliere
Ho compreso il limite del mio operare, del mio tentativo di controllare, di espandere la mia presenza, di riaffermare la mia centralità?
Se sì, allora cosa posso togliere dalla mia mente e cosa dalle mie giornate?
Ma, soprattutto, qual è l’ingombro maggiore che mi ottunde la visione del reale e che produce in me quel sottile stato di insoddisfazione e di inquietudine?
Sono io, la mia centralità è l’ingombro maggiore, il macigno in mezzo al cammino: se non mi libero dalla mia centralità non vedrò mai me, né la vita che mi impatta, né gli altri: vedrò solo il sogno egocentrico di me.
Identificazione e disidentificazione (La disposizione interiore unitaria 3)
3- Coltivare ed osservare il ritmo di identificazione/disidentificazione: spendersi fino in fondo e dubitare fino in fondo
Definiamo identificazione la disposizione interiore che conduce a sentirsi d’essere e d’esistere come una entità con una relativa definizione soggettiva, diversa dalle altre, che mentre pensa, si emoziona, agisce aderisce a questo sperimentare e lo considera una prerogativa a cui non rinunciare, pena il non-essere.
La consapevolezza dei fatti (La disposizione interiore unitaria 2)
2- Sviluppare la consapevolezza del presente attraverso il ritorno a zero e alla presenza delle sensazioni
I fatti accadono ora: non prima, non dopo, ora.
I fatti non giudicati, non etichettati, non parametrati sono solo fatti.
La disposizione interiore unitaria 1: non giudicare i fatti
Quello che segue, e gli altri sei post che ad esso saranno collegati, sono la sintesi del Sentiero contemplativo e della Via del monaco, la conciliazione tra le logiche del divenire e quelle dell’essere, tra l’esserci come identità e il suo scomparire.
Vi invito a leggere con attenzione i testi, a ruminarli e a contemplarli: una lettura superficiale non estrarrà l’intima natura e funzione di questi contenuti, quella di accompagnare consapevolmente e vibratoriamente incontro a sé e all’unità d’essere.