Contraddizione, incoerenza, disarmonia [50G]

Le contraddizioni, nella via interiore, vi servono per misurare la sufficiente oppure scarsa armonia che riscontrate in voi. Ed è soprattutto quando ricorrete ai concetti di ‘contraddizione’, di ‘incoerenza’ o di ‘disarmonia’, che vi state nascondendo che nella vostra mente è già presente il significato opposto, che dà forma a una contrapposizione che è il timone che nel cammino interiore indica la retta via.

Ad esempio, fra coerenza e incoerenza il primo significato ha valenza ‘positiva’, mentre l’altro ha valenza ‘negativa’. Il processo di contrapposizione funziona da spinta per operare verso i ‘dover essere’ e, quindi, per riportare ordine, cioè per dare credibilità alla vostra mente che, attraverso le contrapposizioni concettuali, distingue ciò che nella realtà è indistinzione.

Quindi, sottolineare una contraddizione significa mettere in moto un processo mentale: ogni volta che dentro di voi ne percepite una, siete spinti ad agire verso una connessione fra pensieri, emozioni e azioni, contrapponendo sempre due polarità: il ‘positivo’ e il ‘negativo’, il ‘più’ e il ‘meno’.
E quindi, coerenza o incoerenza, armonia o disarmonia, positività o negatività sono lì proprio a dirvi che voi ci siete e che la vostra mente può indicarvi la strada per risolvere quell’antinomia.

Provate a prestare attenzione al momento in cui riscontrate un’incoerenza dentro di voi: ad esempio vi sentite offesi e si è risvegliata l’emotività che poi è esplosa, però questo non vi piace. In quel momento state sottolineando una contraddizione e proponendo una contrapposizione nella quale il significato ‘negativo’ si riferisce a come siete, rispetto a come vorreste invece rappresentarvi, che è il ‘positivo’. Questo dà l’avvio al processo di riordino della disarmonia: il segno ‘negativo’ va riportato al segno ‘positivo’, ed è compito della vostra mente.

Riconoscere un’emozione disconnessa significa semplicemente stare dentro la forza di quell’emozione che passa e va, senza giudizi e senza paragoni.

Mentre voi, confrontandola coi ‘dover essere’ e connettendola col pensiero che si presenta, la trattenete e la appesantite perché la trascinate dentro di voi come senso di colpa e come rammarico, e quindi non la lasciate andare, ma la etichettate: “È ‘negativa’! È ‘sbagliata’! Non è ‘idonea’ al mio percorso di trasformazione”.
Attenti, vi state dicendo che è ‘incoerente’ con la vostra meta evolutiva, ed è lì che nascono i sensi di colpa per il suo esplodere.

Va osservata in sé – non è ‘vostra’ – nel suo esplodere e poi morire, in silenzio. Dentro uno stato interiore, dove si è spettatori, non ci sono giudizi e nemmeno contrapposizioni.

Voi, temendo le emozioni, le trattenete e le ingabbiate nei pensieri che le giudicano e le appesantiscono; ma l’emozione vi attraversa: arriva, si esprime e poi va.
Incapaci di restare nelle emozioni che non vi piacciono, sgattaiolate in quei pensieri che sottolineano il vostro disagio e la vostra rabbia, alimentando così l’emotività e dando l’avvio ad altre emozioni suscitate dai giudizi che si agitano nei pensieri.

E ora vi state chiedendo com’è possibile vivere un’emozione in sé, e non rifugiarsi immediatamente nei pensieri che essa suscita, inseguendoli e rimanendo sballottati nei su e nei giù.
Quando un’emozione non viene alimentata da connessioni coi pensieri, da confronti col passato e da sensi di colpa che vi dicono come non ‘dovrebbe essere’, allora, così come è nata, muore senza lasciare alcuna traccia.

Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Gratuità, p47.

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.

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7 commenti su “Contraddizione, incoerenza, disarmonia [50G]”

  1. Fermo restando l’insegnamento del post:

    – le emozioni sono di pochi tipi e ripropongono spesso situazioni e reazioni ad esse da parte dell’ambiente esterno, già vissute, soprattutto nell’infanzia. Es se mi arrabbio e faccio i capricci vengo giudicato brutto e cattivo. Apprendo a reprimere quella emozione e tutte le volte che si manifesta, va in onda la scena;

    – le emozioni provocano reazioni nell’ambiente esterno che se anche tu disconnetti, lui, l’ambiente esterno, te le ricorda. Es di una persona che si offende di fronte ad una tua incazzatura, rapporti che si incrinano in seguito alla veemenza con cui viene espresso un disaccordo, ecc.

    Quindi l’insegnamento è difficile a dirsi e ancora più difficile a farsi.
    Ma contiene un potenziale liberatorio e sicuramente è una verità.

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  2. Un’emozione, come un pensiero, se viene presa per quel che è e non trova alimento, perciò stesso muore.
    Il non collegare è l’apprendimento basilare di un cammino spirituale e un apprendimento che via via si consolida, partendo dal piccolo.
    Vedo le volte che, nel piccolo mi riesce, e le volte in cui no.
    Procedo nell’apprendimento.

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  3. Mi accorgo di vivere stati in cui l’emozione mi attraversa e non mi identifico.
    Quando ripenso al fatto però la mente insinua:” ma sei incosciente?”
    Allora il dubbio si insinua e non so a chi dar retta.

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  4. “Riconoscere un’emozione disconnessa significa semplicemente stare dentro la forza di quell’emozione che passa e va, senza giudizi e senza paragoni.”

    Il nostro rapporto con la realtà, sia interiore sia esteriore, cambia completamente in quelle situazioni in cui riusciamo a “stare” nelle emozioni e dunque nei processi, senza “cedere” all’identificazioni con l’emozioni, pensieri, azioni.

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  5. Stare nel ció che è è un’esperienza recente molto potente.
    Stare e vivere il non giudizio mentre a livello identitario esiste il discrimine e il giudizio, il desiderio dell’ideale, la protesta.
    Vivere nella piena accoglienza.

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