Una insostenibile aridità: il grande boh! [34V]

Il silenzio interiore, che non è il silenzio delle parole – anche se porta all’attenzione e alla consapevolezza delle parole che si esprimono – conduce dentro a un tunnel che spalanca le porte a un deserto interiore in cui tutti i concetti entrano in crisi, soprattutto l’idea di essere un’individualità in cammino.

Che importanza ha che voi entriate nel tunnel?
Le vostre menti già si esaltano e voi vi dite: “Sì, dentro il tunnel! Fino in fondo al tunnel!”. E ancora: “Evviva lo spogliarsi, perché la via della Conoscenza mi porta finalmente a perdermi e, nel perdermi, mi ritrovo!”. E poi: “Che bello ritrovarsi in ciò che è, cioè nella totalità, e riuscire a vedere tutto come sacralità!”. Ah, così vi perdete per ritrovarvi?

Nel tunnel non si gestisce più nulla: ci si sente continuamente attraversati e, dentro quel tunnel che tritura, si viene svuotati di ogni concetto, fino a perdere tutte le certezze che si ritenevano importanti. A quel punto non si riesce più a dire: “Viva lo spogliarsi!”.

Questa è la via della Conoscenza che, per portare l’uomo a riconoscere ciò che è, lo fa sprofondare nel grande “boh!” – grande agli occhi di chi lo subisce – nel quale ci si ritrova in un totale impasse che non produce né compiacimento per un possibile ‘passo in più’ verso un miglioramento, e tantomeno la convinzione di essere sulla strada giusta per la propria evoluzione. Ma anche lì la mente non la smette di borbottare.

In quel “boh!”, senza potersi almeno compiacere, o senza poterlo giustificare come progetto evolutivo, e quindi senza alcun senso per quel tormento interiore, muore anche l’ultima speranza di trovare risposte che possano dare una giustificazione accettabile.

Addirittura appaiono assolutamente atone anche le risposte che, nonostante tutto, si continua a cercare nelle pieghe della via della Conoscenza, e atoni ci si sente fin dentro le emozioni.
Attenti, però, ai possibili scherzi della vostra mente.

Se vi fa credere di averlo già provato, o magari di esserne appena usciti, dubitate, perché non è quello il “boh!” di cui parliamo.
Immaginatevi, invece, un insopportabile stridore e un’insostenibile aridità che avvolge tutto: ogni concetto sulla vita, ogni slancio verso il Divino, e che spoglia di tutti i contenuti custoditi gelosamente nella propria mente. 
(Ultimo post del capitolo Vita; dal prossimo il capitolo Gratuità)

Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, p. 30

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
Download libro, formato A4, 95 pag. Pdf
Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.


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6 commenti su “Una insostenibile aridità: il grande boh! [34V]”

  1. “Se vi fa credere di averlo già provato, o magari di esserne appena usciti, dubitate, perché non è quello il “boh!” di cui parliamo.”

    Che cos’è “il grande boh”?
    Credo che nell’ottica della Via della Conoscenza “il grande boh” altro non è che “l’effimero” di cui spesso ci parla Soggetto.
    Qui occorre fare attenzione. “Il grande boh” non è un traguardo per cui si possa pensare di “esserne appena usciti” o di “averlo già provato”.
    Questo è “il grande boh” delle menti che ragionano nei termini di un “prima e di un dopo”, ovvero nell’ottica del divenire.
    Invece, “il grande boh” permea il divenire, ne è la struttura intima, e in quanto tale in modo imprevedibile si sporge, quando meno ce lo aspettiamo, nel quotidiano.
    “Il grande boh” è l’Essere.

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  2. Si arriva a quella insostenibile aridità dopo molto lavoro fatto su se stessi e sulla mente, pur tuttavia non sappiamo mai fin quanto la mente ci condiziona.
    Pertanto, per quello che è il mio limitato punto di vista, è necessario sempre vagliare i “recitati mentali” così che qualora si arrivi al “grande boh”, si è preparati a riconoscerlo e a viverlo.

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  3. Mi trovo nell’impossibilità di commentare.
    Dice già tutto il post.
    So di non sapere.
    Una sola domanda sorge.
    Perché arrivare al grande Boh dall’insopportabile stridore e all’insostenibile aridità? Per farsi vuoto?
    Queste note che vanno oltre l’umano necessariamente si spingono oltre il sopportabile e il non sostenibile?
    O forse stiamo parlando di non sopportabile e non sostenibile dall’identificazione?

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