La vita attraversa gli esseri e li usa come tramite [V32]

Nel silenzio interiore tutto appare sacro, e non si giudica, non si aggiunge e non si suggerisce più nulla: si è in ciò che è, istante dopo istante. È in questo la morte della mente giudicante ed è la resa dell’uomo alla vita.

Perché la resa alla vita è accogliere gli esseri e i fatti che si presentano – quindi anche i pensieri e le emozioni – senza pretendere di modificare nulla e senza giudicarli per le limitatezze che mostrano, pur osservandole, perché ciò che appare come limitatezza è parte della vita nel relativo, non appartiene a voi uomini, che vi attribuite i limiti per dirvi “Io sono colui che è circoscritto dentro questi limiti, quindi io ci sono”.

Ma non fraintendete queste parole, perché noi voci dell’Oltre non stiamo invitandovi a rinunciare ad agire, oppure a smetterla di prestare attenzione agli altri, perché non vi parliamo delle azioni che fanno parte della concretezza del quotidiano, ma vi stiamo solo invitando a non aggiungere nulla di voi a ciò che c’è e ad accogliere gli altri senza la pretesa di modificarli.

Vivendo un silenzio interiore, l’offerta [all’altro] sorge da dentro, insieme alla consapevolezza dei limiti di quell’offrire, e pur spinti a farlo, anche se non si sa che cosa giungerà all’altro e che cosa poi si genererà in lui.
Si sa solo di non essere gli artefici né del togliere e né dell’aggiungere; è la vita che, attraverso quel gesto, presenta all’altro la possibilità di comprendere che non c’è nulla da compiere in base al proprio ‘io’.

Riconoscere la vita significa mettere in crisi il protagonismo nell’agire, nel pensare e nel provare emozioni, quello sul quale vi basate per dirvi se state migliorando e se siete pronti per raggiungere la vostra meta evolutiva.

Si segue l’impulso di donare agli altri ciò che bussa dentro di sé, senza volere cambiare nessuno, nemmeno il mondo.
È la vita che attraversa gli esseri e che li usa come tramite per portare ora a uno e ora a un altro, indistintamente, ciò che non si conosce e non si può comprendere.
Subito dopo ci si ritira, consapevoli di essere lì unicamente a testimoniare l’onda della vita, che conduce in quel luogo e in quel momento, e che poi condurrà altrove.

Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, p. 29

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
Download libro, formato A4, 95 pag. Pdf
Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.


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10 commenti su “La vita attraversa gli esseri e li usa come tramite [V32]”

  1. Quel protagonismo fa capolino a sottolineare l’impossibilità a lasciare la scena finche qui incarnati.
    Lo sguardo unitario seppur nella relativa comprensione, consente l’accesso alla via qui indicata. Grazie.

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  2. Non aggiungere nulla di noi al ciò che è e non pretendere di cambiare nessuno, nemmeno il mondo ma dare quello che spontaneamente bussa.
    Queste parole delle Guide, segnano davvero la fine di ogni protagonismo.

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  3. L’azione libera dal protagonismo…
    Se rifletto vedo quel protagonismo sempre più rarefatto ma sempre dietro l’angolo.

    Quella purezza del gesto potrà mai essere assaporata?

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  4. Quando sei avvolta dal silenzio,
    ogni gesto, azione avviene naturale,
    spontanea.
    Accogli i fatti e gli esseri per ciò che sono. Riconosci, percepisci i bisogni ed
    i timori dell’ altro.
    Come una brezza lo slancio, anzi direi
    un fluttuare ti fa incontrare e poi ritirare.

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  5. “Ma non fraintendete queste parole, perché noi voci dell’Oltre non stiamo invitandovi a rinunciare ad agire, oppure a smetterla di prestare attenzione agli altri, perché non vi parliamo delle azioni che fanno parte della concretezza del quotidiano, ma vi stiamo solo invitando a non aggiungere nulla di voi a ciò che c’è e ad accogliere gli altri senza la pretesa di modificarli.”
    L’impegno di ogni momento, equilibrio che richiede attenzione.
    A volte scivolo, vedo il limite ed anche questo sto imparando a non trattenere.

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  6. “Si segue l’impulso di donare agli altri ciò che bussa dentro di sé, senza volere cambiare nessuno, nemmeno il mondo.”

    Queste parole mi richiamano questo passaggio della “Fonte Q” (Q, 10):
    “Diceva ai suoi discepoli: ‘la messe è grande, ma i lavoratori sono pochi. Chiedete dunque al padrone della messe di mandare lavoratori nella sua messe’.”.

    In entrambi i passi si percepisce la gioia che scaturisce dall’essere attraversati dalla forza dell’Amore, perché credo che di questo si tratti: l’esperienza dell’essere attraversati dall’Amore è l’esperienza del dono autentico, che nei corpi inferiori si traduce in sovrabbondanza, esigenza di esprimere e dare, certamente in senso impersonale e senza appropriazione.

    È un’esperienza ben determinata, inequivocabile. Questo significa realizzare la Via.

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  7. E’ il tema su cui stare in questo periodo.
    Trovo queste parole “sacre” eppure, pur riconoscendole e sentendole mie, ancora inciampo, ancora c’è un pezzo che si lamenta.
    Lo guardo e lascio andare anche lui (quando lo vedo) per fare spazio al ciò che è.
    Senza aggiunte, senza accessori.

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  8. Stare nel fatto ci aiuta a non aggiungere niente di ciò che la mente vuole aggiungere
    È più semplice del previsto…
    Basta rimanere saldi nel fatto che accade.

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