La mente, non vedendo l’unità, crea gli opposti e si schiera [V24]

Vi è stato detto che quel che governa la vita è l’impersonalità, però voi vi sentite sempre chiamati in causa. Certo, poi dite che ci sono anche cose che non vi riguardano, cioè i fatti insignificanti, vale a dire tutto quello che non vi colpisce, non vi danneggia, non porta né gioia, né amarezza, poiché considerate vita solo quello che suscita il vostro interesse.

Quando niente vi colpisce, allora la vita vi appare un susseguirsi di eventi da subire, in cui prevale la monotonia di una vita ben poco vita.

Quindi, vita è tutto ciò che vi riguarda, vale a dire che vi chiama in campo, che vi definisce, che vi sentite in grado di assimilare – costretti o non costretti – e in base a cui costruite la vostra identità.

Alle volte vi sentite entusiasti e altre volte depressi, però non dipende da come si articola la vita nei fatti che accadono, ma dalle barriere che avete posto a vostra difesa.

In ogni caso, voi affrontate la vita in modo selettivo: esaltate certi fatti o certe persone e ne denigrate altri, entusiasmandovi oppure deprimendovi e, laddove ci riuscite, respingete tutto quello che è in contrasto con le concettualizzazioni e le barriere che avete creato, mentre siete pronti ad accogliere chi e che cosa vi conferma.

E vi comportate come se persino la vita fosse da vivere solo quando vi conferma, mentre diventa subito ‘problematica’ quando non sembra curarsi delle barriere che avete eretto a vostra difesa, perché vi accostate alla vita con la pretesa di avere successo e ottenere ricompense per i vostri sforzi, sentendovi negati quando vi ritorna un insuccesso. E allora cercate di scoprire quali siano gli elementi che lo abbiano prodotto, in modo da allontanarlo in fretta per ritornare, in un futuro prossimo, al successo.

Questo significa pretendere di stabilire come ‘dovrebbe essere’ la vita, che si traduce, poi, nel creare le basi per un conflitto interno, quasi perenne, e per una futura infelicità.

Perché l’uomo è abituato a definirsi felice o infelice sulla base delle risposte alle pretese con cui si accosta alla vita, e questo suo continuo ballare da un opposto all’altro – felice/infelice, successo/insuccesso, conferma/disconferma, giusto/sbagliato – agisce come rafforzamento della sua struttura mentale.

La creazione degli opposti è proprio tipica del regno mentale e si basa sul nascondere ciò che nella realtà è sintesi, cioè unità.

Il processo è quello di guardare i fatti, gli altri e la vita in genere attraverso contrapposizioni concettuali, e privilegiare alternativamente un opposto, nascondendosi l’altro. In questo modo si ha sempre una visione parziale di ciò che è, e ci si racconta quello che non è.

Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, pp. 22-23

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
Download libro, formato A4, 95 pag. Pdf
Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.


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3 commenti su “La mente, non vedendo l’unità, crea gli opposti e si schiera [V24]”

  1. È così, la mente ci fa apprendere per opposti e per opposti si insegna ai bambini : caldo freddo, lungo corto, felice infelice e via di seguito. Questo perchè non è della mente il cogliere l’unità ma, come ben affermato da Leonardo, è del sentire di coscienza.

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  2. Noi viviamo, faccio esperienza del mondo a partire dalla dimensione mentale. Non il mentale inteso come logico, ma il mentale in senso lato come quel piano d’esistenza responsabile del senso di separatività rispetto al resto del mondo.
    È dalla separatività non vista, non compresa e non lavorata che discente poi il mondo duale, nel quale noi siamo sempre schierati in uno dei poli.
    Ma esiste la possibilità di vivere la vita come unità a partire da un sentire di coscienza che abbia compreso o che abbia perlomeno iniziato a comprendere l’inconsistenza e la parzialità dell’essere schiacciati completamente nella dimensione del mentale.

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