L’assenza di frattura interiore e l’esperienza unitaria

C’è una condizione interiore, prima che prenda forma l’esperienza dell’unità, in cui si configura chiaramente la consapevolezza che non c’è frattura: l’essere tuo non è diviso, non conosce la separazione e la frantumazione che si produce tra l’intenzione e il manifestato.
Questo è possibile perché non c’è desiderio, né bisogno, né ricerca di appagamento.
Da questo silenzio di sé germoglia l’esperienza unitaria.
Dunque non c’è frattura perché non c’è definizione di sé: come questa s’affaccia, ogni unità scompare.
L’assenza di definizione di sé, non è un non-esserci nella percezione del proprio esistere, è un’assenza di centralità egoica, soggettiva.


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11 commenti su “L’assenza di frattura interiore e l’esperienza unitaria”

  1. Imparo poco alla volta a riconoscere la mia egoita’ , nel guardarla imparo a limitarla senza farmi violenza. Ecco che dove limito le mie barriere acquisto libertà e Unione con il Tutto. Certo questo processo lo sperimento a Tratti, spesso confusi, ma non sarebbe un processo altrimenti.

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  2. In una sera come questa in cui sono “a pezzi” l’esperienza della non frattura mi alletta ma non è alla mia portata se non nella tensionalita’ che è pur sempre importante, se include intenzione, dedizione e pratica.

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  3. Mi chiedo se ciò possa accadere anche quando c’è accoglienza verso i propri limiti, quando, cioè, la frattura è sanata dal sentire senso di dignità di non vergogna nonostante tutto… in sostanza un processo intrinseco del “conosci te stesso”.

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    • Sandra: bisogna essere oltre la nozione stessa di limite; un oltre reso possibile dalla accettazione del limite stesso, che è il primo passo.
      Il superamento della frattura è un’esperienza precisa, tutte le dinamiche relative al limite sono viste come lontane, quasi di una dimensione altra, direi.

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  4. Sento lontane queste parole, verrebbe da dire che sarà così solo quando ci sarà una chiarezza interiore e una maturità data dall’esperienza.
    Non c è bisogno identitario o desiderio da appagare ma la reale necessità di rispondere al Dio interiore e finché siamo ancora al basico ma indispensabile “conosci te stesso” la frattura è avvertita.

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    • Nadia. Se il conosci te stesso cammina di pari passo con una sincera apertura interiore, con un affidamento radicale al sentire, al Dio-in-sé, allora pian piano la frattura si integra.
      Questo ci induce a quella connessione continua, alla pratica continua, alla preghiera continua si dice in certo monachesimo cristiano.

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