L’illusione di poter ricevere senza dare

Asserragliati troppo spesso nei nostri fortini di canne!
Questa è l’immagine che mi sorge quando penso alla relazione tra dare e ricevere, al condizionamento dell’egoismo, alla paura per tutti coloro che, ignoti, abitano oltre l’effimera barriera che abbiamo eretto.
L’immagine del fortino di canne è applicabile a tutti gli ambiti della vita: da quello economico a quello politico; da quello religioso a quello culturale; da quello relazionale a quelle personale.
La cifra che caratterizza il fortino è l’egoismo, il suo condizionamento non compreso e non superato.
Tutto nel nostro intimo e nella società ci parla, narra e descrive questo morbo che ci paralizza: facciamo difficoltà ad aprire il cuore, ad allungare una mano, a compiere gesti di rottura dal condizionamento, a buttarci fiduciosi che la vita mai ci lascerà da soli e senza il necessario.
Il necessario: moriremo soffocati dall’inutile e privi del necessario.
Accecati dalla paura, non vediamo che la via per ricevere è dare: se non abbiamo compreso questo, non solo siamo dei bambini della vita interiore, siamo dei poveri in spirito, poveri in sentire.
Osservate una pianta: riceve dal terreno, dall’aria, dalla luce, dalla pioggia e dà a profusione!
Il Maestro maledice il fico (Mc 11,12-14) che non porta frutto: è un simbolo, una pianta che non porta frutto è un non-senso, un morto che si camuffa da vivo, il suo ciclo naturale è finito, non può ancora ricevere se non è in grado di dare e il suo destino si è compiuto nel momento stesso in cui ha smesso di dare.
Cosa succederebbe se il mare potesse solo rifluire e non anche affluire?
E cosa ne sarebbe di noi se potessimo solo inspirare senza espirare mai? Moriremmo, come il fico.
Sanciremmo la nostra morte in quanto oramai estranei al ciclo del vivere: il Maestro, nel seccare il fico, sancisce una morte già avvenuta, la rende simbolo vivente per tutti quelli che possono intendere.
A tutti noi piace ricevere, ma nulla avremo senza aprire il nostro cuore, la nostra vita, senza aprire una breccia nella effimera barriera di canne.
La vita è basata sulla legge dell’equilibrio: dare e ricevere sono i due piatti della bilancia; nello squilibrio non c’è quiete ed armonia possibile, ma solo karma che cerca di indurci a comprendere lo squilibrio.
Chi dà, riceve; chi riceve, dà: questo è l’ordine naturale delle cose e dell’universo che all’umano diviene accessibile, chiaro e praticabile solo da un certo punto del cammino di comprensione in poi.
Prima di allora siamo asserragliati dietro al muro di canne e cerchiamo di tenere fuori l’altro che bussa e chiede relazione, chiede di aprire una mano, un cuore, una mente.
Dopo di allora si dischiude l’esperienza della gratuità e l’evidenza che più dai, più la vita ti benedice con serenità, equilibrio, comprensioni ed anche il necessario per il tuo quotidiano.
Chi dà, semina karmicamente, come chi non dà: entrambi riceveranno in relazione a quanto seminato.
L’aridità delle nostre vite corrisponde all’aridità dei nostri cuori; la fertilità dei nostri giorni è fecondata dalla generosità dei nostri cuori, dall’apertura delle nostre menti e dalla prontezza delle nostre azioni. OE,ID7.3


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3 commenti su “L’illusione di poter ricevere senza dare”

  1. Sono completamente d’accordo con tutto ma la frase: “moriremo soffocati dall’inutile e privi del necessario credo sintetizzi benissimo il tutto. Ci circondiamo di azioni, parole, oggetti, frequentazioni che crediamo diano senso al nostro “io”, ma non vediamo l’essenziale, la misura , che dà senso al nostro esistere.

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  2. Spesso un po’ di egoismo si nasconde anche dietro le pieghe di un gesto di generosità. Per esempio nel vantaggio che si trae in termini di considerazione di sé o della considerazione che l’altro ha di te, anche se a volte è solo la mente che cerca di approfittare di un’azione mossa da un’intenzione che viene dal profondo.

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    • In effetti, può essere solo un movimento di auto appropriazione operato dalla mente che, certamente, va visto e trattato per quel che è, senza colpevolizzarsi perché si è aggiunto su qualcosa che non gli compete.

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