La relazione tra sentire di coscienza

Vorrei sviluppare quanto emerso nell’Essenziale di ieri.
Le menti-identità leggono i frammenti della realtà, per loro natura non colgono l’insieme ma il particolare e sono mosse da un bisogno di presenza, di manifestazione, di relazione con le loro pari.
Hanno, giustamente, l’esigenza di calare un impulso, una conoscenza, un assaggio di comprensione nella loro vita, di incarnarli, di trovare il modo per farli divenire vita nel quotidiano.
Come abbiamo sempre detto, e ieri l’abbiamo ribadito, il Sentiero offre tre possibilità per far fronte a questa e alle altre esigenze del ricercatore: gli incontri individuali, quelli di gruppo, gli intensivi bimestrali.
Le menti-identità fanno una certa difficoltà a comprendere l’operato del sentire e a loro sembra che, nelle situazioni dominate da questo, per loro non ci sia spazio sufficiente.
Come opera un sentire che sta riversando il proprio contenuto in un’assemblea di sentire-identità?
Informa del proprio contenuto tutta l’atmosfera e tutto l’ambiente in cui accade:
– ogni coscienza è informata da quel sentire in manifestazione;
– ogni mente, ogni emozione, ogni corpo è ugualmente informato;
– la cifra della coscienza informante diviene cifra di tutte le coscienze presenti, di tutte le menti-identità;
-il suo irradiarsi è pervadente e permeante se, in chi partecipa, vi è accoglienza senza riserve.
Più l’accoglienza è radicale, più il fenomeno della manifestazione della coscienza, della trasmissione, delle condivisione del compreso è efficace, profondo e si inscrive in maniera indelebile nel corpo delle coscienze presenti.
Quando una coscienza espone il proprio contenuto ed altre coscienze-identità lo accolgono senza riserve, accade che il sentire esposto comunica aldilà del tempo. Cosa significa? Significa che il sentire che accade ora, nel tempo, risuona con tutti sentire equipollenti in qualsiasi tempo essi abbiamo realizzato quella ampiezza.
Il sentire che l’insegnante conduce oggi a manifestazione può essere sentito dal sentire del discepolo che si realizza tra mille anni.
Può essere condiviso e sentito come vero e reale da tutti i sentire che nel passato, nel presente, nel futuro hanno la stessa ampiezza.
Quel sentire che oggi si esprime su un determinato aspetto del vivere, può informare di sé, può portare la propria sostanza e vibrazione a dei sentire che la sua ampiezza non hanno e quindi non vibrano all’unisono con lui, non sentono quello che lui sente ma, quella vibrazione-comprensione proposta è seme e indicazione, lievito e possibilità deposti nel ventre degli altri sentire e germinerà a suo tempo.
Sentire di eguale ampiezza vibrano all’unisono; sentire di differente ampiezza realizzano la condizione secondo la quale il sentire più ampio contiene quello più limitato e questo tende a quello più ampio.
Per natura siamo attratti da ciò che è più ampio di noi nel sentire; per natura conteniamo in noi tutti i gradi del sentire limitato che precede e costituisce l’attuale.
In un gruppo e in un intensivo, la disposizione particolare che assumono le coscienze-identità è tale da creare la situazione vibratoria che permette al sentire di chi guida di informare-permeare i sentire che accolgono; questo processo genera, in forma più o meno vasta e duratura, una comunione dei sentire: stabile in coloro che hanno la sessa ampiezza di sentire, prefigurativa, improntante e informativa in coloro che hanno una ampiezza differente.
Un incontro tra persone è incontro tra coscienze-identità: tutti gli ambiti di queste vengono coinvolti e, a seconda degli accenti posti, ora è un ambito ad essere privilegiato, ora un altro.

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