Vivere diviene una difesa dall’alterità [scomparire22]

Ora parliamo della dimensione dell’asse temporale. Una delle esperienze primarie dell’uomo è proprio con il tempo e con la successione delle alterità nel tempo.

Il bambino si accorge che gli altri variano, sia come numero, sia come aspetti che caratterizzano la singola persona, e se ne accorge proprio attraverso lo scorrere delle giornate scandite dal tempo. Però il bambino si accorge anche di cambiare egli stesso modalità di espressione, o semplici sfaccettature, di fronte alle singolarità che sono varie e diverse le une dalle altre. Tutto questo, come abbiamo detto, lo porta ad associare vita e alterità.

Successivamente, nel relazionarsi, incomincia a scoprire che, se contrappone alcuni atteggiamenti a certi atteggiamenti altrui, può venir penalizzato o punito, mentre questo non si verifica se modifica quegli atteggiamenti. Come conseguenza, questo lo porta a regolamentarsi: adattandosi e trasformando l’azione in modalità per promuoversi o per difendersi, sempre e comunque proteggendosi.

Si tratta di un tipico processo mentale, che ben presto diventa un automatismo, attraverso cui quel bambino edifica, e poi perfeziona nel tempo, la capacità di far fronte alle continue variabilità che riscontra dentro e fuori di sé, formando quell’abitudine istintiva che gli consente di far fronte e di ridurre la non-prevedibilità, e la non-governabilità.

Quante volte vi dite che c’è bisogno di capire come comportarvi rispetto all’imprevisto, cioè al non-conosciuto, e anche di saper articolare in modo più efficace il vostro comportamento sia di fronte all’altro da voi, umano, che in presenza di eventi legati a mutamenti nella natura, per non continuare a subire?

A quel punto vivere diviene un necessario adeguarsi, cioè proteggersi e promuoversi, per fare i conti con l’alterità. Di conseguenza, vi strutturate per leggere la vita sulla base di un continuo adattarvi, promuovervi e difendervi, per riuscire a scoprire le intenzioni dell’altro, cioè ipotizzarle, etichettarle e quindi (re)agire di conseguenza. Ecco perché per l’uomo il vivere diventa la negazione della vita stessa, trasformandolo in una continua, irrinunciabile e sistematica capacità di adattamento, di promozione e di difesa rispetto a un’alterità che può mutare all’improvviso, e che può essere una minaccia al proprio ordine prestabilito.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com

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1 commento su “Vivere diviene una difesa dall’alterità [scomparire22]”

  1. La difesa dall’alterita’ è uno dei modi di apprendere.
    Più che difesa parlerei di adattamento dei propri comportamenti a seconda di chi è l’altro, perché è nell’incontro/scontro che si fa esperienza e di apprende.
    Sì apprende nella relazione e la relazione comporta una danza tra due comportamenti.

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