Genjōkōan: soggettività e contemplazione del reale [gk5]

5. Attuare la verifica di tutte le cose portando se stessi (verso di esse) è (vivere nella) confusione, mentre l’avanzare delle cose che attua la verifica di se stessi è il risveglio (alla realtà).

自己をはこびて万法を修証(しゅしょう)するを迷とす、万法すゝみて自己を修証するはさとりなり。
Jiko wo hakobite banpō wo shushō suru madoi to su banpō susumite jiko wo shushō suru wa satori nari.

Shōbōghenzō Genjōkōan, di E. Dōgen, traduzione inedita dal giapponese e commento di Jiso Forzani, con testo giapponese originale e traslitterato con la pronuncia.

Nella comprensione del Sentiero contemplativo.
Vivere la realtà dal punto di vista personale e soggettivo è illusione; contemplare la realtà (oltre la soggettività) è risveglio al reale.

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4 commenti su “Genjōkōan: soggettività e contemplazione del reale [gk5]”

  1. Il giudizio vuole piegare la realtà a sé, in questo c’è illusione. La realtà emerge quando ci lasciamo sorprendere dalle cose; azzerando l’aspettativa ci facciamo concavi, accoglienti: sorge lo sguardo contemplativo.

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  2. Sembra uno scioglilingua ma si intuisce la verità che porta.
    Cerco di parafrasare

    Se ci affanniamo a correre dietro alle cose, per verificarne la consistenza, se aderiscono cioè ai nostri desideri, entriamo nella confusione e nella insoddisfazione.
    Quando invece aderiamo al reale che si presenta, puro e semplice, stiamo nel corso della vita e la vividezza delle cose così come si presentano e verifica della giustezza del nostro comportamento.

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