Genjōkōan: le diecimila cose non sono in se stesse [gk2]

2. Nel momento in cui le diecimila cose non sono in se stesse, non c’è confusione non risveglio, non i buddha (risvegliati), non gli esseri viventi (illusi), non nascita, non scomparsa.

Tutte le cose sono uguali perché sono l’una in funzione dell’altra, le innumerevoli cose reali, sono quello che sono perché non sussistono in sé e per sé, non vi è qualcosa che è di per sé confusione né qualcosa che è di per sé risveglio, stati predefiniti da raggiungere e fare propri o da evitare e dissipare una volta per tutte, non c’è una categoria di risvegliati né una di persone ordinarie illuse, non c’è qualcosa che emerge alla vita dal nulla che prima non c’era, non c’è qualcosa che scompare annientandosi nel nulla che prima c’era. 

万法(ばんぽう)ともにわれにあらざる時節(じせつ)、まどひなくさとりなく、諸仏(しょぶつ)なく衆生(しゅじょう)なく、生(しょう)なく、滅(めつ)なし。
Banpō tomoni wareni arazaru jisetsu, madohi naku satori naku, shōbutsu naku, shujō naku, shō naku, metsu nashi.

Shōbōghenzō Genjōkōan, di E. Dōgen, traduzione inedita dal giapponese e commento di Jiso Forzani, con testo giapponese originale e traslitterato con la pronuncia.

Nella comprensione del Sentiero contemplativo.
Nel momento in cui le diecimila cose non sono in se stesse‘, sono il frutto illusorio della percezione, non ci sono gli opposti, né il divenire (ma solo l’Essere).

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2 commenti su “Genjōkōan: le diecimila cose non sono in se stesse [gk2]”

  1. Nessuna distinzione, nessuna scelta ,nemmeno tra divenire ed essere, tra risvegliati e illusi. Nulla è preferibile ad altro e per questo perseguito.

    Quello che emerge è la sacralità del quotidiano, del Ciò-che-e oltre la mente.

    L’equanimità è l’unico atteggiamento possibile.

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