Non c’è nulla dentro l’umano di solido e di unitario [48G]

[…] Davvero non siete mai contemporaneamente compartecipi e osservatori di ciascuno dei tre elementi (pensiero, emozione, azione, ndr), poiché il vostro meccanismo automatico ne seleziona uno, che vivete come globalità, e in base a questo, poi, vi raccontate di essere il risultato della connessione di tutti e tre.

In realtà voi vivete in totale disconnessione, ma la vostra mente vi mostra la superficie e vi nasconde la profondità che non parla di voi come un ‘io’ unitario.

Ecco perché vi è inammissibile accettare di vedervi come tanti flash disconnessi che ora sono emozione o sentimento, ora pensiero e ora azione, ed ecco perché, sull’incontrarsi disconnesso di quegli aspetti, voi sovrapponete il vostro ‘io’, costruite un’immagine unitaria, la giudicate limitata e vi date da fare per riportarla a un ordine armonico.

Provate a domandarvi chi siete senza quella presunta unitarietà.
Questo vi spiazza, poiché la vostra identità si fonda sull’opera di connessione continua e prolungata nel tempo, cioè sul fatto che, lungo il corso dei giorni e degli anni, vi identificate in quella stessa individualità che si racconta di avere quei determinati pensieri connessi con altri, a loro volta in connessione con quelle particolari emozioni e con quelle specifiche azioni – perché così li avete inglobati nella memoria – e uniti insieme a quegli accadimenti passati che avete selezionato come ricordo.

Questo è il vostro ‘io’. Vale a dire un’individualità sviluppatasi nel corso degli anni sulla base di connessioni, cioè formatasi modificandone alcune, oppure sviluppandone di nuove per abbandonare quelle vecchie, pur sempre connessioni.

L’uomo non è niente di tutto questo: è un susseguirsi disconnesso di flash di azioni, di pensieri e di emozioni che si presentano e si consumano.

Non c’è nulla dentro di lui di solido e di unitario. E qui voi vi ribellate, perché vi viene sottratta persino la speranza che, creando armonia al vostro interno, evolverete fino a raggiungere l’assottigliarsi del vostro ‘io’ che, rimpicciolito, permarrà accolto dal Divino.

Eppure l’uomo dentro di sé è effimero quanto il vento e quanto tutto ciò che lo circonda. Non siete quell’unitarietà solida, che si rafforza nel tempo modificando un’emozione non coerente col pensiero, oppure un pensiero per creare un’azione coerente nel suo risultato.

Riconoscersi attraversati da flash significa veder svanire il timore di incontrare l’effimero nel vuoto che si apre dentro di sé quando la mente tace, avvolta nel silenzio.

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.

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11 commenti su “Non c’è nulla dentro l’umano di solido e di unitario [48G]”

  1. “Riconoscersi attraversati da flash significa veder svanire il timore di incontrare l’effimero nel vuoto che si apre dentro di sé quando la mente tace, avvolta nel silenzio.”

    Questa frase mi risuona,

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  2. In risposta a Roberto.

    A dire che mentre cogliamo la realtà nella sua dimensione del divenire, i singoli fotogrammi, i flash appaiono legati, mentre nel momento in cui lo sguardo è più profondo, ovvero è sull’essere, essi possono essere colti in modo diverso: singoli fatti che nascono e muoiono.

    Complessità che ritenevo utile sviluppare per sgomberare il campo da possibili equivoci di illusorie panacee che sarebbero solo rimozioni.

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  3. Dicevo a mio nipote che è diventato padre il primo ottobre scorso, che “padre” lo sarebbe restato per sempre.

    Son mica flash scollegati quelli della vit di un padre tale per cui un momento lo sei e il momento dopo non lo sei più perché il flash è un altro.

    Esistono i “legami” che appunto tengono insieme i flash e fanno sì che io ti riconosca, oggi, domani, sempre, come figlio.

    È evidente che questo le guide lo sanno per cui il messaggio è su un altro livello ma io lo comprendo un poco sì e un poco no.

    Siccome non stiamo qui a raccontarci frottole ho inteso introdurre un elemento che restituisce un po’ di complessità al discorso secondo me.

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    • A Samuele
      La complessità è quella su cui lavoriamo da tre decenni, tenere assieme Essere e divenire.
      Operazione non semplice, perché non si tratta di ricordarsi ogni tanto che esiste l’Essere, quanto di vivere l’Essere di ogni fatto e processo del divenire.

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  4. [….Vedi, in questi silenzi in cui le cose
    s’abbandonano e sembrano vicine
    a tradire il loro ultimo segreto,
    talora ci si aspetta
    di scoprire uno sbaglio di Natura,
    il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
    il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
    nel mezzo di una verità…….] Eugenio Montale.
    Il post mi ha richiamato alla mente la poesia di Montale “I Limoni”.
    “Il filo da disbrogliare che ci metta nel mezzo di una verità”.
    Questo ad un certo punto accade ed è un punto di non ritorno.

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  5. Certo all’umano il divenire gli costitutivo e l’illusione della coerenza e dell’unità necessarie.
    Da quella resistenza e dai quei urti che l’umano sperimenta nelle sua ricerca della coerenza e dell’unità nascono delle fratture, dei vuoti, da cui emerge l’effimero.

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  6. Magari inconsciamente, l’umano è in una continua ricerca di stabilità, di certezza, di senso.
    A quanto pare da ciò sempre più ci si allontana: la fragilità, l’irrilevanza di sé, l’illusorieta….
    Tutto concorre alla destabilizzazione, alla destrutturazione. Sperimentare ciò spalanca la porta a quella dimensione difficile da definire: sorge l’immagine dell’astronauta nello spazio in cui non si è sottoposti alla forza di gravità, una sorta di movimento e rimescolamento continuo.

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  7. un vuoto che non lascia spazio per i fraitendimenti…

    la vita é ora davanti a te…

    puoi decidere ora di viverla ma non rammaricarti e non guardarti indietro,il presente é adesso
    é sotto i tuoi occhi ,aprili e non foderarli di consistenza perché non potrai mai sapere quel che ti attende.

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  8. Come gli occhi collegano i fotogrammi di una pellicola, così la mente collega i fotogrammi di pensiero, emozione, azione.
    È il programma che concerne l’incarnazione.
    Imparare a disconnettere e accettare un accadere solo come tale è il cammino, passo dopo passo, che accompagna e permette le comprensioni, perché non siamo più identificati.
    A volte accade a che si contatta quel vuoto mentale e si sperimenta di essere e l’Essere

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  9. Ad una prima lettura alcuni passaggi possono sembrare ostici ma rileggendo si coglie la provocazione e questo porta un sorriso, anche se sento lontane alcune affermazioni, questa in particolare :
    “E qui voi vi ribellate, perché vi viene sottratta persino la speranza che, creando armonia al vostro interno, evolverete fino a raggiungere l’assottigliarsi del vostro ‘io’ che, rimpicciolito, permarrà accolto dal Divino”.

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