Non è la mia maldestrezza il problema (in merito a Tenzo Kyokun 10)

Continua a esaminare, continua a fare il punto, fai chiarezza, fai evidenza, presentandosi una situazione allora spiega, nei confronti di una persona allora parla. Così, se tu t’ingegni e t’impegni in questo modo, in qualunque circostanza, giorno dopo giorno, allora non lo dimenticherai neppure per un po’.

Questo è uno dei diversi passaggi pregnanti di questo paragrafo del tenzo. Qualcuno può ravvisare un atteggiamento eccessivo e un po’ ossessivo in quanto raccomandato al tenzo da Dogen, ma a me rimanda al pulsare di organismo dove ogni componente è parte del tutto, del tutto consapevole, al servizio del tutto integralmente votato.

Il tenzo è parte importante di una orchestra e non si può ascoltare un musicista che non faccia la sua parte nel miglior modo possibile.
Ecco, forse questa è la questione: il miglior modo possibile.

Le raccomandazioni di Dogen sembrano caricare sulle spalle del tenzo un compito immane che solo persone con disposizioni interiori non comuni possono reggere: in realtà, come dovremmo aver ben compreso, non esiste un modo perfetto di fare le cose, esiste il miglior modo possibile a me, presupposto che a quest’opera mi dedico senza riserve.

Ciò che è determinante è che io senta il corpo comunitario come mio:
Rientrato nel proprio alloggiamento, chiusi subito gli occhi, devi visualizzare quanti membri ci sono nei posti assegnati all’interno della sala comune, quanti superiori e responsabili anziani, monaci che vivono in alloggiamenti individuali…

Sentire il corpo comune: questo vale per il tenzo come per il più giovane dei monaci. A partire da questo sentire sorgeranno poi il pensiero e l’azione che saranno quelli possibili a me: per quanto io possa essere maldestro nell’esecuzione dell’intenzione unitaria che mi guida, lo spirito della via mi accompagnerà e mi sosterrà e mai potrò minare l’integrità della comunione vibratoria dell’organismo.

Non è la mia maldestrezza il problema, lo è invece il limite della mia consapevolezza unitaria.

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8 commenti su “Non è la mia maldestrezza il problema (in merito a Tenzo Kyokun 10)”

  1. Ognuno è chiamato a fare del suo meglio. A volte scendo a compromessi per stanchezza fisica o mentale.
    Riconosco il limite e mi impegno a superarlo.
    Ogni giorno, rinnovo l’impegno.

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  2. “Sentire il corpo comune”.
    Questo è il superamento della logica soggettiva.
    Incarnare questa consapevolezza significa percepirsi non come singolo distaccato dal tutto, ma come parte del tutto e che ha la propria ragione d’essere nello svolgere al meglio delle proprie capacità questa funzione.

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  3. “Ecco, forse questa è la questione: il miglior modo possibile.”

    È un concetto che mi accompagna: al suo interno stanno sia lo sconfinato spendersi, sia la compassione per i limiti che in questo spendersi si manifestano.

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  4. In effetti legge do il testo sembra che le indicazioni di Doghen per il tenzo siano un po’ pesanti, non lasciandolo libero neanche la notte.
    Tuttavia la lettura è quella che tu fai.
    Essere monaco, parte di quell ‘organismo non cessa di notte, così come non cessa quello di essere figlio o genitore.
    Pertanto porti nel cuore i tuoi fratelli anche quando dormi.

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