L’ancoraggio permanente all’Essere (Appunti)

Se la mente è attraversata da pochi fotogrammi non c’è identificazione, questa non ha spazio/tempo: la connessione all’Essere, il Suo affluire e pervadere rimangono sostanzialmente intatti.
Nulla diviene pur essendo la mente attraversata da elementi del divenire.

Ecco ciò che affermavo nel post precedente: Posso operare scelte e permanere nel Ciò-che-È?
Certo che posso, se seziono la pellicola del film legando tra loro solo pochissimi fotogrammi, quelli che possono essere abbracciati da un solo sguardo d’insieme, quelli che stanno dentro il “campo visivo”.

Nella stabilità dell’ancoraggio ogni fluttuazione su un range limitato di dati non comporta problemi, non c’è interferenza, né possibilità di perdere la connessione.

Il lavoro fondamentale sulla ricevente, sul centro di coscienza che vibra come la corda di uno strumento, è quello di non concedere spazio all’oscillare della mente, all’imporsi dell’interpretazione, al sorgere del bisogno effimero.

Stare su di un campo vibratorio stretto con la mente e, simultaneamente, lasciare che la vastità del sentire/Essere vibri e risuoni in ogni direzione.


Al Lettore.
I post di questa fase sono come il ferro incandescente sotto la mazza del fabbro: più il fabbro batte, più il ferro si modella. Chi scrive questi post non si cura della forma, ha l’urgenza di fissare ciò che sorge dall’intuizione e non si ferma per smussare e levigare, questo appartiene a una fase futura.

Dal 2021 le domande che cercherò d’indagare sono queste:
– cosa ci lega al divenire?
– cosa diviene la vita feriale quando è sentita unitariamente?
– come evolvono le relazioni?
– come si dispiega l’archetipo del monaco?


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2 commenti su “L’ancoraggio permanente all’Essere (Appunti)”

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