Esiste un solo vivere, quello di Dio

Affronto questo argomento sapendo che difficilmente è di vostro interesse, il mio unico intento è quello di fissare alcuni elementi di una comprensione in atto.
L’immenso archivio dell’Eterno presente contiene in sé tutte le vite passate, presenti e future, dunque la vita che stiamo vivendo non è che uno dei tanti libri contenuti in quella biblioteca.
Le possibili vite future sono già vissute alla pari delle vite passate.
Il soggetto che vive una vita percepisce il divenire, lo scorrere della vita e pensa a quella precedente e a quella futura come pensa all’ieri e al domani.
In realtà quel soggetto è solo presente in questa vita.
La coscienza che lo genera non era la stessa nella vita precedente e sarà diversa in quella futura per via delle comprensioni acquisite e delle fusioni del sentire: quella coscienza, sempre diversa, genera identità altrettanto diverse e funzionali ai suoi processi.
Solo nella mente dell’umano la realtà diviene, quell’umano identificato con lo scorrere, con i bisogni, con l’aspirazione a Dio.
Ma siccome tutto è già nell’Eterno presente, anche la fusione con Dio è accaduta e le scene che viviamo altro non sono che passi di un cammino della consapevolezza dalla separazione alla fusione.
La vita che stiamo vivendo è un libro già scritto, comprensivo delle innumerevoli varianti: la consapevolezza scorre le pagine e il protagonista si sente vivo, ma quella vita non è altro che la lettura di un libro già esistente e tutte le vite di “una” coscienza sono la lettura di una piccola biblioteca da sempre e per sempre presente.
Le vite di tutti, la vita del cosmo e racchiusa nei volumi della biblioteca universale e senza tempo.
Lo stato del nostro egoismo attraversa diversi volumi della nostra piccola biblioteca.
Nelle prime pagine del primo volume, uccidiamo qualcuno, nelle ultime pagine dell’ultimo volume conosciamo l’amore per ogni essere.
Tutti i volumi sono lì, negli scaffali della biblioteca universale dell’Eterno presente.
In realtà non c’è alcuna vita che scorre e nessun soggetto che vive: lo scorrere e il vivere sono dati dalla consapevolezza di Dio che “legge” i libri di Se stesso.
Dunque, tutto il fenomeno che chiamiamo vita altro non è che uno degli stati propri dell’Assoluto, dove essere e divenire coesistono e il divenire ha la stessa consistenza di un sogno interno all’essere Assoluto.
Tutto ciò che affermiamo sul divenire delle identità e delle coscienze, in ultima analisi, non è vero, è solo una rappresentazione ad uso delle menti, pura illusione.
La vita è vita di Dio: essendo Egli i mille gradi del sentire, quei gradi nell’ottica dell’essere sono perfettamente immobili, in quella del divenire si crea l’illusoria percezione delle scorrere da un grado meno ampio ad uno più ampio.
La mente umana non è in grado di concepire l’immobilità senza tempo di Dio e la interpreta come fissità: in realtà essa, fuori dal tempo e dal suo scorrere, è infinita pienezza, pregnanza ed essenza sperimentata non da un soggetto, né da una entità, semplicemente sperimentata essendo il soggetto/entità Dio stesso.
Questa è la realtà come si configura oggi al mio sentire, non alla mia mente: la traduzione dal sentire ai codici del pensiero è opera impari, dal contemplato sorgono impressioni nel sentire difficili da decodificare nelle forme proprie del corpo mentale.


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12 commenti su “Esiste un solo vivere, quello di Dio”

  1. Bellissima l’immagine della consapevolezza di Dio che legge il libro di se stesso….o quella del divenire come sogno di Dio stesso. Sto su queste immagini come davanti ad un’opera d’arte. Poi sorgono mille domande e corro il rischio di cadere sul mentale, però che meraviglia!

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  2. L’argomento non è certamente di scarso interesse, per me vi è racchiuso in sintesi, e a te riesce benissimo, tutto l’insegnamento che ci hai donato in questi anni che per me è il volano del mio seguirti.
    Lamenti la scarsa tensione vibrazionale che da parte nostra langue parecchio ed io sono tra i primi evasori, ma credo che tra te e noi ci sia una sostanziale differenza.
    Come ci hai raccontato tempo fa tu hai fatto una scelta: quella di abbandonare il lavoro per seguire la spinta interiore che era sempre più forte e in seguito donare agli altri tutto ciò che ritenevi fosse d’aiuto per una crescita spirituale. Noi invece non abbiamo abbandonato niente, siamo immersi nella nostra quotidianità che ci serve sì da officina ma disperde maggiormente la centralità della nostra ricerca. Siamo presi, per lo meno io, dal far combaciare gli insegnamenti tuoi, del Cerchio ifior, con l’accadere quotidiano e tutti i suoi simboli. Parlando sempre di me mi sento ancora molto imbrigliata nel “conosci te stesso”. Così quando scrivi che ora è il nostro tempo, lo ritengo giusto ma non puoi pensare di sottrarti quasi completamente. Dopo tutte le tue ricerche, il tuo spenderti, la tua esperienza, rimani sempre la nostra guida senza la quale noi ci disperderemmo.

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    • Antonella: comprendo ciò che dici. Non mi sottrarrò alle mie responsabilità, il fare un passo, o due, indietro fa parte di queste responsabilità.
      Come sai, un genitore ad un certo punto deve lasciare il campo ai figli: voi è ora che facciate un deciso passo avanti perché solo così maturerete comprensioni che altrimenti rimarranno latenti.
      Non ti preoccupare, io sarò sempre lì a brontolare, ma voglio vedervi all’opera; voglio vedervi sbagliare, divenire consapevoli dello sbaglio e cercare di migliorare..

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  3. Ciao Roberto e tutti quanti del Sentiero,questo post con i relativi commenti mi ha commosso. Impegno titanico,no meglio,epico,da ambo le parti. Una Comprensione che si protende verso l’incompreso,e crea il tempo necessario all’Incontro per compiersi.l’immagine e’ quella di Michelangelo:il dito di Dio e quello di Adamo che stanno per raggiungersi ….tra loro lo Spazio necessario al manifestarsi della Vita.grazie per questa Creazione in atto.Gloria

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  4. Ricordo quando da piccolina iniziavo ad approcciarmi con il concetto di infinito: l’Universo è Infinito! Non ne capivo il senso anche se mi sforzavo un bel po’, eppure, quando mi arrendevo, qualcosa in fondo mi diceva che non lo potevo comprendere ma ne potevo accettare l’esistenza, adesso succede la stessa cosa, la comprensione vacilla è embrionale, ma qualcosa dentro dice che è vero, che così è. Forse come dice Alessandro se quei spiragli di comprensione, minimi lampi di luce, vengono nutriti, innaffiati con con parole come questo post, potrebbero crescere e un giorno in questa vita o tra tante altre fiorire, e magari una vita prima e comunque anche questo era scritto!

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    • Sandra: “se quegli spiragli di comprensione, minimi lampi di luce, vengono nutriti, innaffiati con parole come questo post, potrebbero crescere”.
      Viene una stagione in cui spetta alla persona attivarsi per nutrirsi; ciò che proponi ricorda un non lontano passato in cui gli stimoli sono stati abbondanti, ma quella stagione, per il vostro stesso bene, è finita.
      Esistono tutte le risposte, se si pone la domanda giusta, ma, come dico ad Alessandro, la via che conduce a questo eremo è deserta, e questo credo abbia un significato.
      Proponi di tornare alla vecchia modalità del bancomat? Al dispensatore di stimoli che nutre le interiorità delle persone?
      Mi dispiace, Sandra, come sai quella modalità è finita, la strada dell’eremo è aperta sette giorni su sette, dunque c’è acqua per l’interiore di chi ha sete, ma bisogna apprestarsi alla fonte..

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  5. Pur non avendo accesso alle mille implicazioni che un post di tale spessore propone è da questo che mi sento attratto.
    Mi interrogano invece le due righe di introduzione del post, quelle scritto in corsivo, a cui viene data quindi particolare importanza.
    Come se una tua comprensione in atto sia troppo lontana per noi e non possa aprire anche piccoli spiragli di comprensioni, o meglio e più correttamente, di orizzonti su cui vòlgere lo sguardo, tutt’altro che dischiusi certo, ma che creano un magnete che dice ‘guardate ragazzi, c’è anche questo!’.
    Questa visione che hai di noi mi rattrista.
    Mi sorge una domanda.
    Può un insegnante osare di parlare di cose che probabilmente non possono essere recepite eppure ciò nonostante condividerle, nella possibilità, seppur remota, che quei semi in un tempo non definito comunque germineranno in nuova linfa?

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    • Alessandro: la premessa in corsivo registra un dato del reale, i contenuti che hanno scarsa attinenza con l’esperienza diretta risultano ai lettori, alla loro generalità, più astratti e riscuotono minor interesse. [Tecnicamente il corsivo ad inizio post non indica un contenuto importante, ma una premessa di metodo o di sostanza (è simile all’Abstract degli scritti scientifici, delle ricerche): nel caso specifico è stata apposta più per scusarsi del tema che per sottolineare una presunta inadeguatezza del lettore. Il corsivo nel corpo del testo ha invece il fine di sottolineare, evidenziare, differenziare un contenuto.]

      Questo è dimostrato da una lunga esperienza e da riscontri come il numero di visite, i commenti, le domande, ecc.
      Il materiale più letto ed apprezzato è quello che risponde alle esigenze del vivere quotidiano.
      Certamente un insegnante propone contenuti di diversa natura per nutrire diversi livelli dell’interiore delle persone. Chi scrive ha fatto questo per decenni e ha verificato che, a volte, il suo trattare questioni “alte ed ultime” non era funzionale alla formazione delle persone che chiedevano contenuti più aderenti al loro presente.
      Da questa esperienza sorge l’orientamento a trattare meno questi temi nel web: resto a disposizione di chi lo desideri per trattarli personalmente, in un rapporto più mirato e certamente più produttivo per tutti gli interlocutori.
      Sottolineo che la comunità dei lettori è un organismo: se esso interloquisce con chi scrive, se c’è una tensione ideale, se la vibrazione collettiva si sostiene alta, gli argomenti di una certa qualità si impongono da sé.
      Ma questa non è la realtà: le domande languono, la vibrazione stenta, la via che conduce a questo eremo è deserta.
      Ciononostante, se guardi l’elenco degli ultimi 28 post pubblicati (colonna dx del sito) vedi che i temi “alti” sono piuttosto frequenti; non sto qui ad elencarteli, ma guarda i titoli e vedrai che il vostro interiore ha cibo a sufficienza per nutrirsi, anche rimanendo a casa, senza fare la strada per giungere qui e porre una domanda.
      Concludo con la questione centrale, già ricordata: i temi trattati sono figli di un ambiente vibratorio; un ambiente è la conseguenza di una somma di atmosfere vibratorie personali.
      Se ciascuno mantiene la propria vibrazione ad un certo livello, l’ambiente vibratorio si eleva, i temi adeguati al nuovo ambiente sorgono naturalmente.
      La realtà, triste, è che forse si chiede ancora all’insegnante l’acqua per dissetarsi, senza compiere i gesti necessari per avvicinarsi alla fonte.
      Comprendo che per alcuni di voi la situazione non sia soddisfacente, confido che questa insoddisfazione vi induca a cercare di cambiare la vita dell’organismo del Sentiero, a portare un contributo che possa indurre ad una riflessione, ad una maturazione nel sentire, ad essere lievito nella massa.
      Da tanto tempo dico che questo è il vostro tempo, non il mio..

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  6. Sul piano mentale la questione è ben radicata ed elaborata con sfumature diverse dovute alla diversa meccanica dei miei corpi.
    sul piano che definisci del sentire, ci sono degli affacci, degli spiragli, che assomigliano a quello che descrivi, che generano una specie di senso di vertigine, come se il corpo fisico fosse sul punto di disintegrarsi.
    Il tentativo, o forse l’orientamento della ricerca, è volto a tenere insieme queste due (apparenti) condizioni; il dissolversi in una dimensione oltre la portata dell’umano mantenendo la consapevolezza dell’umano stesso, tenendo conto che oltre che illusorio possa essere solo un “giochino” del piano mentale.

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