Lo spirito guida, secondo il Cerchio Ifior e il Cerchio Firenze 77

Fonte: Annale 2010 del Cerchio Ifior, pag 184 e seg.

D – Come (e «sponsorizzato» da chi) avviene l’abbinamento «spirito guida» e guidato?

Chi decide se un’entità può diventare lo spirito guida di un’incarnato? Chiaramente non può avvenire per scelta casuale, e non è che un’entità disincarnata abbia di punto in bianco il ghiribizzo di decidere: «ora faccio lo spirito guida di Pinco o di Pallino”! Se così fosse l’intera Realtà finirebbe ben presto per trovarsi nel caos più assoluto.
Esistono, proprio per evitare questa situazione, sia dei limiti strutturali della Realtà, sia una gerarchia di entità che accordano il «permesso» per un tale compito.
Per quanto riguarda il primo elemento è evidente che, affinché un’entità possa guidarne un’altra debba avere la capacità di saper influire sulla materia akasica, su quella fisica, quella astrale e quella mentale. Molto spesso viene aiutato in questi suoi interventi da chi ha una maggiore conoscenza della materia e di come sia possibile influenzarne le reazioni (il che, fra l’altro, comporta un insegnamento prezioso per lo spirito guida).
In quanto al possibile «sponsor» io direi che vi sono almeno due possibilità su cui si può ragionare:
1- innanzi tutto lo sponsor principale è il forte desiderio dell’entità di poter aiutare la persona incarnata, un desiderio privo di influenze egoistiche e dall’intenzione sincera.
Questo è un requisito fondamentale affinché sia possibile quella connessione intima che diventa necessaria allorché lo spirito guida si accinge a operare.
2- In secondo luogo entità di livello superiore devono dare il loro benestare affinché lo spirito guida possa portare avanti il suo compito.
Una volta che vi è il consenso lo spirito guida viene aiutato (se non è ancora in grado di farlo da solo, come accade in una buona parte dei casi) a creare tutti i collegamenti con le vibrazioni del guidato che lo possano mettere in condizione di compiere al meglio la sua funzione di Guida,

D – E’ possibile che lo spirito guida cambi nel corso di un’incarnazione?

No, lo spirito guida resta lo stesso per tutta l’incarnazione. Tuttavia possono aggiungersi, talvolta, delle entità preposte a guidare la persona in particolari direzioni «specialistiche» (ad esempio se deve sviluppare le sue potenzialità artistiche o medianiche). Questo spirito guida «aggiuntivo”, però, si occuperà solo di quel particolare aspetto del cammino dell’incarnato, senza interferire con lo spirito guida principale e, ovviamente, agirà in completo accordo e armonia con esso.

D – Che differenza c’è tra lo spirito guida di una persona e lo spirito guida di un gruppo?

Lo spirito guida di un gruppo deve avere caratteristiche particolari: oltre a possedere un legame con tutti (o con almeno la maggior parte) dei componenti del gruppo, deve essere in grado di tenere conto dei bisogni evolutivi di tutte le persone appartenenti al gruppo stesso.
Di conseguenza, deve avere un’evoluzione non indifferente e la capacità di sapere, attraverso una conoscenza approfondita del Grande Disegno, quale sia il percorso in esso assegnato al cammino del gruppo.

D – Attraverso quali modalità siamo guidati dallo spirito guida?

Lo spirito guida, come mi sembra abbiate concluso, opera principalmente attraverso il piano akasico per quello che riguarda l’indirizzo generale della persona guidata.
Tuttavia interviene anche attraverso i corpi inferiori: suggerisce idee (quasi sempre percepite come proprie), emozioni e desideri e, talvolta, può anche intervenire a livello fisico, inducendo reazioni al corpo fisico del guidato che lo mettano in condizioni di reagire in un particolare modo che lo indirizzi o lo distolga da un’esperienza.
Se vogliamo pensare ad un esempio molto semplice pensiamo alla persona che deve fare un volo aereo e non sa che quell’aereo cadrà, esperienza che non ha necessità di vivere. La cosa più semplice da fare per lo Spirito Guida è quella di provocare una reazione fisica al guidato (ad esempio uno stato febbrile), in modo tale che decida di non salire su quell’aereo. In questo caso, ovviamente, lo spirito guida ha l’aiuto e il consiglio da altre entità che riescono ad osservare con cognizione di causa l’Eterno Presente e gli possono confermare che il guidato non deve avere quel tipo particolare di esperienza.

D – C’è la possibilità che un’esperienza incarnativa precedente di un’individualità guidi un’incarnazione successiva? In questo caso come si concilierebbe l’esigenza che lo spirito guida abbia un’evoluzione maggiore del guidato?

Come è facile capire, non è una cosa possibile. Infatti come potrebbe fare da Guida per le comprensioni della nuova incarnazione se, essendo un’ incarnazione precedente, ha una comprensione. minore? Probabilmente un vostro Io del passato non riuscirebbe neppure a comprendere i bisogni che avete adesso, non avendo ancora acquisito quella comprensione in più che vi porta, in questa incarnazione, ad avere bisogno di fare determinati percorsi e di tralasciarne altri.
Se ci pensiamo un attimo con atteggiamento riflessivo, possiamo renderci conto che anche nel corso di una stessa vita il «noi» che era in atto un anno prima farebbe, con buona probabilità, delle scelte diverse da quelle che è portato a fare il «noi» attuale. Se questo è valido per due momenti di una stessa incarnazione, possiamo immaginare quanto lo sia per momenti diversi di incarnazioni diverse.
Potrebbe avere maggiore credibilità l’idea che fosse una nostra incarnazione successiva a farci da Guida, se non fosse che, quanto meno, andrebbe perso il senso dell’ «utilità» per le due componenti che stiamo esaminando, il «guidato» e il «guidatore”.
Per il «guidato”, infatti, non avrebbe senso in quanto lo spirito guida non avrebbe necessità di esistere: è chiaro che, infatti, arriverebbe sempre e comunque a quel grado di sentire raggiunto nell’incarnazione successiva. Il «guidatore”, per altro, che utilità potrebbe mai ricavare dal guidare se stesso? La sua presenza diverrebbe solo un sovrappiù privo di una vera ragione d’essere; ma nell’emanato nulla esiste senza una ragione e tutto porta la sua porzione di utilità al maggior numero di individui con cui è in contatto.
Esiste, in realtà, un senso filosofico in cui questa seconda ipotesi ha una sua collocazione reale, determinato dal fatto che nella costituzione stessa della Realtà tutti i sentire, alla fine, costituiscono un unico sentire che governa e indirizza l’intera Realtà. Tenendo presente questo concetto si può concepire che il «noi stessi» ormai arrivato alla fine della sua evoluzione sul piano fisico, si fonde con quella che può essere la «volontà» dell’Assoluto e, perciò, contribuisce e partecipa all’indirizzamento della nostra (e di quella altrui) evoluzione.

D- Mi pare di aver letto che, in presenza di incarnazioni «particolarmente fortunate”, ad esempio nel campo lavorativo, lo spirito guida viene affiancato da un altro spirito guida preposto proprio «agli affari”.

Non esistono incarnazioni «particolarmente fortunate”; esistono, invece, percorsi particolarmente utili all’incarnato per affrontare le esperienze di cui ha bisogno.
Potrebbe essere che abbia bisogno, per fare un esempio, di sperimentare una vita di estrema ricchezza, per comprendere che il possedere molto ha una vera utilità soltanto se questo «molto» non viene accumulato solo per ottenere vantaggi per se stessi, ma viene adoperato principalmente per aiutare gli altri.
Spesso una vita «fortunata» avviene come equilibrio di una precedente vita particolarmente disastrata. Le due situazioni si compensano ed entrambi gli aspetti antitetici concorrono a fornire all’incarnato gli elementi per poter comprendere, attraverso l’esasperazione delle situazioni, quale sia il giusto mezzo in ciò che deve comprendere.
Non vi sono spiriti guida che siano preposti all’ottenimento di una vita fortunata o sfortunata, l’unico artefice del proprio destino è l’incarnato che con le sue scelte, passate o presenti, determina, attraverso il filo logico e consequenziale della Realtà, quale sarà l’andamento della sua attuale incarnazione.
Gli spiriti guida «aggiuntivi» esistono soltanto per aiutare l’incarnato a sviluppare e sperimentare particolari caratteristiche dei suoi corpi inferiori. Ombra


Fonte: Maestro Perché? Cerchio Firenze 77, ed. Mediterranee, pagg. 231-233

La guida spirituale e la sua funzione. C’è qualcuno che guida l’uomo nella vita?

Anche prima che le comunicazioni medianiche confermassero l’esistenza della guida spirituale, ogni religione si può dire che, in una forma o nell’altra, ha insegnato all’uomo che qualcuno, un essere spirituale, un angelo, uno spirito eletto, uno spirito amico lo segue. Queste sono intuizioni di base che ogni uomo ha avuto ed ha.
In effetti, ogni creatura ha una sua guida spirituale, la quale, parlando dell’insegnamento del sentire dato dai maestri, è quel centro di coscienza che riassume tutte le creature che sono guidate. Voi sapete che esiste la cosiddetta “comunione dei santi “, di tutti i sentire degli esseri, la comunione di tutti gli esseri, verso la quale noi stiamo procedendo per costituire in consapevolezza un solo essere grande, immenso, spirituale, fino ad un solo essere cosmico; quindi, scendendo nella gerarchia, troviamo a gruppi, in vertici, queste guide spirituali che sono appunto la fusione di tutti gli esseri sottostanti dal punto di vista del sentire.
Le guide spirituali vere e proprie hanno lasciato, chiaramen­te, la ruota delle nascite e delle morti, i mondi della percezio­ne; sono esseri di un’altezza evolutiva che non si può descrivere, che si può solo immaginare.

Voi ora vi chiederete quale sia la funzione di questi esseri, se tutto è scritto. Indubbiamente, la loro funzione si comprende meglio nella struttura che ho appena accennato. È come un filo che collega la coscienza ovvero il sentire inferiore con questo cen­tro di coscienza superiore, e che comunica tutti gli slanci meravigliosi che ogni essere ha.
Voi sapete, perché i maestri l’hanno spiegato, che la coscienza non può mai essere errata; sarà insufficiente, questo è vero. Allora, quando un individuo ha una coscienza insufficiente, è preda, diciamo, degli stimoli, degli impulsi che vengono dai suoi veicoli inferiori e che taluno chiama stimoli o impulsi animali.
Ma quando la coscienza è costituita, la coscienza individuale è forma­ta, allora l’individuo resiste meglio agli impulsi che vengono dai suoi veicoli inferiori ed è più libero di chi, invece, ne è trascinato.
Allora, questo affermarsi della coscienza in senso positivo, altruistico, è « qualcosa» che viene dagli strati più alti e più profondi del mondo del sentire, da questo centro di coscienza che è detto « guida spirituale » e che nei momenti in cui l’individuo è sottoposto alle cosiddette tentazioni – per usare una parola che fa anche sorridere – cerca di rappresentargli la realtà in modo più retto, più esatto.
È la voce della coscienza, secondo la definizione di taluni. Ecco: la voce della coscienza è né più né meno che questa comunicazione, questo canale, che scende dalla propria guida spirituale nell’intimo degli esseri.

Quindi la guida spirituale, dalla vostra religione chiamata angelo custode, non deve essere tanto vista come un ente esterno, estraneo, che vi ripara dai colpi, che vi protegge nel senso tradizionale e personale, bensì qualcosa che dal vostro intimo essere affiora e che cerca di far sbocciare la vostra coscienza, di farla affermare nei confronti degli impulsi deteriori e animaleschi che provengono dall’ambiente e dai veicoli inferiori.

La guida professionale: quando e come è data all’uomo.

Si diceva prima che la guida spirituale agisce dall’interno, cercando di allargare i confini della coscienza. La guida professionale è diversa, e vediamolo con un esempio.
Tu sei immerso in un tuo problema professionale, ed ecco che la guida professionale cerca di suggerirti il modo di comportarti. Tu dirai: « perché? ».
Chiaramente chi ha la guida professionale deve fare qualcosa di particolare rispetto a chi, in quell’incarnazione, non è sotto una guida professionale; qualcosa non di eclatante, perché non necessariamente chi ha la guida professionale deve diventare una persona di primissimo piano nel suo campo, però qualcosa di nuovo rispetto agli altri, che insegni qualcosa agli altri.
Ma deve essere lui che prende queste idee, credendo che siano sue, ed in questo non viene meno il merito, poiché nel momento in cui uno, fa sue queste idee, queste idee sono sue. Tutto questo proprio perché quella persona, da sola, non riuscirebbe a fare quello che invece deve fare e che serve agli altri come esempio.

Facciamo un altro esempio. Un pittore è diventato di grido proprio grazie a quei suggerimenti che gli vengono telepaticamente indotti dalla sua guida professionale e che lui ha seguito credendo fossero propri. Il merito è suo, certo, perché lui li ba presi e li ha fatti propri; ma se non li avesse avuti come suggerimento, probabilmente non Ii avrebbe avuti e non avrebbe perciò raggiunto quella bravura che gli ha dato la fama. Quella bravura e quella fama che poi servono agli altri.

È quindi un lavoro di grande unione fra le creature, ben più di quanto si possa immaginare. Ciascuno non vive mai da solo per se stesso, dicono i maestri, anche quando fosse il più grande egoista di questo mondo. La sua vita serve sempre anche agli altri.
Può esservi e può non esservi, tra la guida professionale e la persona incarnata che da essa è guidata, un legame che risale a vite precedenti.
Più facilmente c’è proprio perché è più facile che il legame telepatico ci sia fra creature unite da un affetto.


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11 commenti su “Lo spirito guida, secondo il Cerchio Ifior e il Cerchio Firenze 77”

  1. Se ho letto con attenzione mi sembra che Cerchio Ifior e Cerchio Firenze, declinino il concetto di “spirito guida” in modo diverso. il primo parla di una vera e propria entità preposta a guidarci, il secondo della “comunione dei Santi” che farebbe da canale per la nostra coscienza che in questo modo ci suggerisce i comportamenti. Ricordavo che lo spirito guida era identificato con la nostra coscienza, quindi che in realtà non esistesse. Vedo ora che il concetto non mi era chiaro, e che non lo è ancora. Non che questo cambi qualcosa nell’agire quotidiano. Quello che conta è che siamo amati e nel nostro cammino, guidati.

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    • Catia: controlla il mio commento a Sandra del 9.8 sulla questione. In realtà, sia quanto affermato da CF che da CI è piuttosto relativo e incompleto.

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  2. Come Paolo l’aspetto che è emerso per me è l’aggregato di sentire, di arcipelago, di una gerarchia di entità non più incarnate costituita dallo stato della loro evoluzione.
    E quanto sarebbe più succosa una vita più in ascolto.

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  3. Anche io come Sandra sono rimasto un po’ perplesso dall’esempio dello Spirito guida che impedisce al guidato di prendere il volo aereo destinato a cadere. Induce a pensare ad una realtà oggettiva o ad una coscienza che può creare realtà per lei non adeguate.
    Testo molto utile per comprendere che si procede insieme. Mi evoca la solitudine dell’uomo di oggi che ha perso questa connessione…

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    • Paolo: considera chi è alla prima incarnazione e dunque non ha una coscienza composita frutto delle fusioni: necessariamente è guidato da una entità “distinta”, la quale non può che operare in sintonia con il disegno esistenziale dell’interessato.

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  4. E’ esplicativo Roberto ciò che dici ed è interessante vedere come tutto ciò che vivo, vedo e leggo nel nostro percorso esula da una connotazione personale ed egocentrica, in questo caso ad esempio l’identità sicuramente potrebbe ben identificarsi sull’idea del “proprio spirito guida” e invece a ben vedere non vi si sono concetti o idee a cui in realtà l’identità possa agganciarsi.

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  5. Non ho mai sentito la presenza dello spirito guida….probabilmente e’ segno di poca attenzione e di smisurata identita. Questa lettura mi spinge a far attenzione a quelle che definisco mie intuizioni o idee.
    Se ho ben capito anche fra I disincarnati sussiste una sorta di evoluzione, e’ cosi? E se si essi evolvono proprio attraverso il loro ruolo di guide?

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    • Anna: i disincarnati che sono ancora nel ciclo delle nascite e delle morti non evolvono in assenza del veicolo fisico.
      Tra morte e nuova nascita, analizzano e comprendono i vissuti dell’incarnazione appena trascorsa, sperimentano i vari mondi (astrale e mentale) mentre il loro corpo akasico sistema i dati che ha a disposizione e prepara la nuova incarnazione.
      Coloro che sono usciti dal ciclo nascita/morte, evolvono facendo esperienze con il loro corpo akasico.

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  6. Interessante. Alcune domande: per ogni persona c’è una guida o dipende?
    In merito alla creazione della realtà da parte della Coscienza sembra quasi che la guida abbia un’azione esterna che influisce sulla scena creata ma non penso sia possibile, forse qualcosa mi sfugge? Ultima: ricordo bene che una volta mi fu detto che l’umano incarnato può percepire intuitivamente, come qualcosa che comunque parte da lui, la spinta dello spirito guida (le parole del post infatti confermano ciò), quindi tutti coloro che dicono di percepire lo spirito guida, di sentirlo e di poterci addirittura parlare, in un certo senso si stanno immaginando qualcosa!?

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    • Sandra: questioni complesse.
      Il post risponde solo in parte alla complessità della questione dello Spirito guida: in entrambe le esposizioni sembra che Esso sia esterno alla coscienza interessata ed è possibile una lettura più attinente solo andando molto in profondità nel non detto del testo stesso.
      Ricordo un altro argomentare di Kempis (CF77), ma, al momento della redazione del post non sono riuscito a ritrovarlo.
      Comunque a me sembra che si possa prendere lo stimolo contenuto nel secondo brano pubblicato, quando si parla della “comunione dei santi”, ovvero della fusione dei sentire.
      Ogni coscienza è in realtà un “complesso di coscienze”, una piccola isola akasica facente poi parte, come sai, di un “arcipelago” di isole akasiche affini nel sentire.
      Quell’aggregato di coscienze è il frutto della fusione dei sentire: ciascuno di noi è dunque la risultante non di una sola coscienza, ma di un aggregato, per intenderci meglio.
      Secondo la mia comprensione, e la tesi di Kempis da cui deriva, lo Spirito guida altro non è che una frazione di quell’aggregato, un sentire ampio che svolge suoi compiti all’interno delle mansioni più generali della coscienza stessa.
      Per comprendere questo basta dunque ricordare che non siamo una coscienza, ma un aggregato di coscienze.
      In merito alla connessione con la coscienza e con una frazione di essa, ricordo che le coscienze non parlano, esprimono un sentire con i simboli propri del sentire che vanno, evidentemente, decodificati.

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  7. Questa voce dello spirito guida sento di averla percepita ricorrentemente, fa parte fondante di questa esperienza di vita. Adesso, anche grazie a queste parole, riesco a darle un volto più chiaro, ma è li da sempre come il timoniere che guida la barca. Che magnificenza e che pregnanza!

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