Vivere fino in fondo: non costruire sulla sabbia

Una mente intende per vivere fino in fondo avere motivi di eccitazione.
Un corpo emozionale si ritiene vivo quando è attraversato da continue sollecitazioni sensoriali ed emotive.
Una identità si sente profondamente viva quando la vita le offre opportunità e conferme, gratificazioni, prove edificanti, situazioni anche dure ma comunque interpretate come necessarie ed evolutive.
In altri termini, l’identità avverte che la vita la costituisce e le conferisce senso quando c’è identificazione con ciò che accade.
Senza identificazione, l’identità si sente morire e la vita diviene vuota ed inconsistente.
Questo è il meccanismo che ci governa in modo naturale, finché non sorge una nuova visione sorretta da una comprensione più ampia.
Cosa diviene allora il vivere fino in fondo?
Cogliere e lasciarsi attraversare dalla profondità dell’accadere.
Ciò che accade è azione, sensazione, emozione, pensiero, sentire di coscienza: se esiste la consapevolezza simultanea di tutti questi fattori, allora c’è vita piena ed unitaria.
Perché possa esistere consapevolezza simultanea, è necessario il più basso tasso possibile di identificazione.
Se c’è identificazione si coglie del vivere solo l’aspetto superficiale, effimero, mai costitutivo in modo duraturo di senso: se non c’è identificazione, allora la consapevolezza si allarga e abbraccia l’insieme del fatto che accade, i vari piani sul quale si manifesta, le sue implicazioni, la sua portata unificante.
La non identificazione va di pari passo con l’ampliarsi della consapevolezza complessiva di un accadere, ed apre la porta alla percezione dei fatti nel sentire, con gli strumenti propri del sentire.
E’ la relazione-contatto con il sentire che conferisce senso duraturo al vivere e non ci espone all’inconsistente e all’insignificante.

Se ti può interessare, i due gruppi dell’Essenziale e gli intensivi bimestrali del Sentiero trattano fino alla fine del 2016 il tema del vivere fino in fondo.

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