La realtà che viviamo è funzionale ai processi della coscienza

Brani dal libro L’essenziale (3) pag. 19
Il dato centrale del vivere non è tanto il cosa pensiamo, il cosa proviamo, il come agiamo: al centro c’è l’intenzione che ci muove, l’impulso che viene dalla coscienza, quello con cui essa si sta misurando; ti ricordo che sempre la coscienza si misura con quello che non ha compreso, non tanto con quello che le è già chiaro e su cui ha dati sufficienti, ovvero comprensione acquisita.
Il pensiero, l’emozione e l’azione sono conseguenza dell’intenzione, gli attuatori dell’intenzione, e ne svelano il processo di comprensione in atto.
Troppo spesso noi ci focalizziamo sui processi a valle, sul pensiero  e sull’azione  magari facendoci a pezzi, e non sappiamo, o non riconosciamo, che se abbiamo messo in atto un certo comportamento, o pensato una certa cosa, o provato una certa emozione, è perché stiamo apprendendo in quella direzione; la coscienza sta indagando aspetti del suo sentire non completi, non acquisiti compiutamente.
Sta lavorando là dove avverte un limite.
La realtà che viviamo, le scene che percepiamo sono funzionali ai processi della coscienza: se nella relazione tra te e me per la tua coscienza è funzionale attivare la scena in cui mi dai uno schiaffo, quella attuerai e percepirai.
Se per i processi della mia coscienza è funzionale avere da te una carezza, quella vivrò.
L’ambiente scenografico è lo stesso, i protagonisti sono gli stessi, ma le scene attivate/percepite sono diverse.

 

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