Perché prendere a modello la selezione naturale e non l’organizzazione delle api?

Ciò che ho compreso di questa crisi è che la crisi dell’organizzazione sociale viene percepita come crisi “assoluta”, ma non è così.
Se guardiamo alla realtà con occhi puliti, scopriamo che non c’è una carestia, non c’è stata la distruzione di una guerra. Le fabbriche sono già lì pronte ad essere accese per produrre quanto necessario.
La natura è pronta ad assorbire e rigenerarsi, basta guardare una strada abbandonata da pochi anni. In cima al Pirellone, a Milano, devono periodicamente rimuovere erba. L’abbondanza materiale non è mai svanita. Le risorse naturali non si sono annientate per sempre.
Ciò che è in crisi è l’organizzazione della società. Uno strumento immateriale, il denaro, anziché favorire gli scambi e l’abbondanza dematerializzando e svincolando dal fattore tempo il baratto, sta ora inceppando i rapporti di dare/avere. La crisi è una crisi di organizzazione sociale, che ha l’opportunità di trascendere l’individualismo ed entrare nella dimensione collettiva.
Pensate a quanti si impegnano nel software open source, senza profitto immediato, nonostante questa impostazione capitalista. Pensate a quanti volontari esistono, nonostante tutto. Solo in Italia si contano a milioni!
La crisi sta nello sguardo che si poggia sul sentire limitato comune, e che non riconosce queste nuove spinte, questi germogli, queste potenzialità che aspettano di essere viste.
Così come la legge della giungla è stata metafora naturale finora, da ora in poi potremo prendere esempio da altri modelli collaborativi che esistono sempre in natura. Perché prendere a modello la selezione naturale e non l’organizzazione delle api?
Questa è la crisi. Una visione organica può aiutare a trovare le soluzioni più affini alla natura e dunque più sicure e durature.
A livello personale, tuttavia, questo ha un impatto reale, perché non ci arrivano risorse nella quantità e soprattutto nella <em>modalità</em> che ci aspettiamo.
L’unica cosa che può condurre oltre il disagio è il prendere atto che, nonostante tutto, si è ancora vivi e quindi, per definizione, si hanno risorse sufficienti. Se non abbondanti, almeno sufficienti.
Se ci si rende conto che questa essenzialità è lo specifico apprendimento che la coscienza spinge a compiere, non ci sarà ansia per il futuro, ma solo disposizione a cogliere ogni possibile opportunità. E sono tante.

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1 commento su “Perché prendere a modello la selezione naturale e non l’organizzazione delle api?”

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