Pensiero e silenzio. Krishnamurti, P.Jayakar (4)

Brano tratto e liberamente tradotto dal testo Krishnamurti: A Biography, di Pupul Jayakar

“A metà febbraio tornai a trovarlo (Krishnamurti). Mi chiese se avessi notato qualcosa di diverso nel processo del mio pensiero. Dissi che mi sembrava di avere meno pensieri che in precedenza, come se la mia mente non fosse più irrequieta come al solito. Disse: “Se hai sperimentato l’auto-osservazione, avrai notato che il tuo processo di pensiero ha rallentato, che la tua mente non divaga più senza tregua.”
Stette in silenzio; aspettavo che proseguisse. “Prova a portare ogni pensiero a compimento, accompagnalo dritto fino alla fine. Scoprirai che è molto difficile, un pensiero non fa in tempo a manifestarsi che immediatamente è inseguito da un altro pensiero. La mente rifiuta di completare un pensiero. Fugge da pensiero a pensiero…
I pensieri possono giungere a termine solo quando il pensatore comprende se stesso, quando vede che pensatore e pensiero non sono due processi separati.
Quando comprende che il pensatore è il pensiero, e separa se stesso dal pensiero per la propria auto-protezione e il proprio permanere.”…
C’erano lunghe pause fra le sue frasi, come se aspettasse l’arrivo delle parole da un viaggio lungo e profondo. “Togli il pensiero, dov’è il pensatore? Scoprirai che il pensatore non è.
Quindi quando porti ogni pensiero a compimento – cosa estremamente ardua – la mente rallenta. Per comprendere il sé, il sé in azione deve essere osservato. Questo può avvenire solo quando la mente rallenta – e lo puoi fare solo seguendo ogni pensiero fino al suo compimento appena sorge. Allora vedrai emergere i tuoi giudizi, i tuoi desideri, le tue gelosie, prima di una coscienza vuota e totalmente silenziosa.”
Ascoltandolo, nell’arco di un mese la mia mente si era fatta malleabile; non era più cristallizzata e solida nelle sue incrostazioni. Chiesi: “Ma quando la coscienza è colma di pregiudizi, desideri, memorie, è in grado di comprendere il pensiero?”
“No,” rispose, “per via della sua continua azione sul pensiero – fuga o costruzione a partire da esso.”
Stette nuovamente in silenzio. “Se segui ogni pensiero fino al suo compimento, vedrai che alla fine c’è silenzio. A partire da lì c’è rinnovamento. Il pensiero che nasce da questo silenzio non ha più il desiderio come forza motrice, emerge da uno stato che non è più intasato di memoria.
Ma se il pensiero che emerge non viene completato, nuovamente lascia un residuo.
In tal caso non c’è rinnovamento e la mente è presa di nuovo in una coscienza che è memoria, legame col passato, ieri. Ogni pensiero, da lì in poi, è “ieri” – cioè qualcosa che non ha realtà.”
“Il nuovo approccio consiste nel portare il tempo a compimento.“ concluse.
Non capii, ma me ne andai con queste parole vive dentro di me.

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