Sostanza della meditazione: 6- perdersi, tornare [sentiero78]

Quando la pratica della meditazione è divenuta costume di vita, l’immersione è profonda, il palombaro sembra non tornare più in superficie.

Qualcosa accade, i sensori si riconnettono, il film sembra ricominciare a scorrere.
La pietra vive una duplicità: parte della sua consapevolezza è ancora là, ancorata nella profondità, parte sta tornando a connettersi con il divenire.

Il freddo ai piedi costringe a mettersi i calzini; timidamente l’alba s’avvicina; nella camera da letto il materasso di lana viene battuto.

Scorre la realtà sulla pelle della pietra; sulla pelle perché la pietra non è e non può essere attraversata se non esiste.
Passerà del tempo e pian piano si stabilirà una connessione, una sensazione d’essere e poi d’esserci.

Non l’esserci dell’io ci sono: l’esserci di infiniti sensori che percepiscono e interagiscono con l’accadere, quell’esserci che conferisce parvenza di realtà all’esistere senza mai farlo divenire “io ci sono”.

Quando viene affermato che è finita, significa che quel “io ci sono” non è più sostenibile, non-verità svelata e acquisita, processo impercorribile.
Qualsiasi sia lo stimolo che sorge, la consapevolezza e la comprensione dell’illusorietà di quell’esserci è incancellabile.

Ovunque la mente si protenda il suo attaccarsi non è credibile.
Qualunque ombra attraversi l’identità, è solo ombra.

È finita significa che il racconto è racconto e il lettore è scomparso: rimangono solo parole e pagine scritte ma nessuno che vi sia partecipe.
L’esserci fa parte di quel libro; l’essere di quel lasciare il libro lì.

Si è consumata una frattura insanabile tra il libro e il suo lettore non perché il lettore abbia perso interesse per il libro ma perché, a un certo punto del suo cammino di lettore, ha perso interesse per la narrazione di sé.

Non è più riuscito a interpretarsi come lettore: un tarlo l’ha divorato e alla fine è rimasta solo segatura. Il tarlo è la disconnessione di cui la meditazione è forma tangibile, uno dei nomi che ne declina l’esperienza.

Questo testo è parte dei capitoli 3 e 4 del libro L’Essenziale; mentre li pubblichiamo ne verifichiamo anche il contenuto a 10 anni dalla loro estensione. A revisione completata, renderemo disponibile l’intero volume: qui i capitoli 1 e 2 già revisionati.

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