Non scompare la persona, ma il suo protagonismo [scomparire14]

Quindi l’uomo costruisce la propria identità negando e contrastando la non-prevedibilità che lo circonda e sforzandosi di nascondersi la natura non-governabile del proprio mondo interiore.

L’uomo viene proprio educato a negare la natura di ciò che sta dentro e fuori di lui, e, poiché la sola negazione non fornisce un’identità, viene anche educato a sminuire il valore della variabilità, ordinandola come meglio può; la connessione è una necessità.

E così venite abituati fin da bambini dalla struttura scolastica, dall’insegnamento religioso e dall’educazione familiare a governare i pensieri, le emozioni e poi a dare un senso all’azione, dirigendola: è vostra e va implementata. Questo è un continuo monito alla coerenza. Si sa che l’uomo è incoerente, ma il suo compito diventa quello di portarsi a una coerenza il più vicina possibile a un ideale. Anche socialmente si dice che bisogna ordinare i propri comportamenti in conformità con le regole e rispettare la libertà di ciascuno. Le regole e le leggi servono proprio per armonizzare i diversi ambiti d’interesse, in modo che non confliggano fra di loro, e per non trovarsi l’uno contro l’altro.

Un partecipante: Il bambino viene addomesticato in questa maniera.

Una voce: Viene addomesticato proprio nelle potenzialità che potrebbero liberarsi da una visione diversa, che sarebbero dirompenti per la società attuale.

Abbiamo detto che quel “qualcuno” si costruisce misconoscendo la natura profonda dell’uomo. C’è proprio in ognuno una caratteristica comune che riguarda l’interiorità, sulla quale viene posta una propria sovrastruttura. […]

Nello scomparire dell’agente non scompare la persona, ma il suo protagonismo, perché rimane comunque un essere che agisce. Però c’è proprio una diversa relazione con il pensiero, con l’emotività, con l’azione e con l’alterità: è questo che si modifica.

Stiamo parlando di dissoluzione dell’intelaiatura su cui si costruisce la propria identità. E, pur essendoci ancora un qualcuno agli occhi degli altri, muta proprio il fondamento di quella struttura psichica, perché muore progressivamente lungo il processo. Si modifica l’immagine dell’alterità, si modificano le relazioni, si modifica il vivere sociale, la visione del Divino e della vita, e non si teme di abbandonarsi e nemmeno di lasciar andare. Si modifica proprio la struttura psichica e non c’è più la costruzione di un “io”.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com

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