Imparare per me ha corrisposto a uno stemperarsi delle emozioni che, spesso, nella fase di definizione dell’identità, sono state sovrastanti. E il processo è stato ripetere e ripetere, sperimentare e sperimentare, osservare e osservare, sentire e sentire. Però il momento in cui si impara sembra quasi invisibile.
Forse non esiste un momento, ma solo un processo inarrestabile? Si, impariamo comunque. Questo è fondamentale. Tutti imparano, comunque. Ogni essere: minerale, vegetale, animale, umano, sovrumano impara, comunque.
Come impara la pietra? Attraverso l’azione degli agenti atmosferici, l’azione provocata dai movimenti tellurici, l’intervento dell’uomo con le sue macchine.
Come impara la pianta? Attraverso il caldo, il freddo, l’abbondanza di acqua, la siccità, le condizioni del terreno, le piante che ha a fianco, gli uccelli che vi fanno il nido, il riccio che fa la tana tra le sue radici, l’essere potata, o trattata da un umano.
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Come impara l’animale? Attraverso la relazione con i suoi simili per riprodursi, per procurarsi il cibo; attraverso l’allevamento dei figli e l’accudimento dei genitori, la vita sociale o solitaria, la relazione con l’ambiente e con l’umano. Molto impara l’animale attraverso la relazione con l’umano, con quell’essere cioè che è subito un gradino sopra il suo livello evolutivo.
Come impara l’umano? Nella relazione con tutti gli esseri prima descritti e nella relazione con i suoi simili, innanzitutto con quelli più vicini a sé, con quelli prossimi, con quelli con cui condivide il quotidiano.
Questo è importante: il nostro apprendimento avviene con poche persone, quelle che ci danno la vita, i nostri genitori; quelle con cui condividiamo il nostro quotidiano: il partner, i figli, i colleghi di lavoro, il datore di lavoro, i dipendenti. Impariamo attraverso quelli che ci sono vicini, a fianco; quelli che non riconosciamo come maestri, perché il maestro è sempre altro, in un altrove, è sempre speciale.
È un errore madornale: il maestro di ciascuno è la persona più vicina che ha, chiunque essa sia.
Se avremo il coraggio di aprire gli occhi su questa persona, su queste poche persone, avremo trovato la chiave della nostra vita, la chiave per superare il condizionamento.
La vita ci mette il necessario sotto gli occhi. Dal libro L’Essenziale.
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NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
Ogni fatto ci insegna. Da quel che definiamo piccolo a quello che connotiamo come grande. In realtà non esiste un grande ed un piccolo. Abbandonando l’interpretazione dei fatti, possiamo cogliere, per ognuno, la sacralita’ dell’attimo.
Arriva un momento in cui la ricerca dell’ecclatante si abbandona. Credo sia allora che si apre la possibilità di riconoscere anche nell’animaletto che abbiamo in casa, cane o gatto, la figura di maestro.